Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

ma al contrario per creare un mondo nel quale le Nazioni non sarebbero sorte. Le Nazioni eu– ropee nacquero dal fallimento degli sforzi degli italiani, dal crollo delle loro idee, dalla de– cadenza politica degli istituti ohe su quelle idee si erano fon– dati. Esse tuttavta non nacquero da so1'e,né era fatalmente sta• bilito in partenza che si sareb• bero configura te così come si presentano oggi. Al centro di ciascuna di esse, una volonità politica continua ed attiv,a, ope– rava attraverso i secoli, riunen– do e ordinando popoli, territori e città - intorno alla dinastia regnante - dando ad essi la coscienza di appartenere ad un tutto unico e garantendo ed as– sicurando il lento e continuo rassodarsi di questa coscienza. Era in definitiva, lo Stato che preesisteva alla Nazione e le da– va vita. L'azione di questi cen– tri politici ordinatori e creatori definì, con il sopravvento di al- •cuni di essi su alitTi,con l'acqui– sizione di ter.ritori, •con gli equi– libri raggiunti, -la fisionomia, i confini, i caratteri delle odierne Nazioni. Mai dunque, in nessun caso, assistiamo al procedere di un 1moto autonomo, naturale e privo di guida. E' Paff·ermarsi d'i una volontà e di un ordine, che testimonia la pres~a di uno spirito intorno al quale si rac– coglie un corpo. * * * L'Italia riimase estranea a questo nuovo corso di cose. Esausta per la lunga lotta so– stenuta, non trovò in se stessa le energie capaci <li indirizzarla di colpo sulla nuova strada. In– fluirono su tale siituazione ·ele– menti di carattere ,generale, co– me • la difficoltà di spezmre il legame con le manif.estazioni concrete dell'universalismo, al quale l'attacamento rimase for– tissimo aneora per secoli, ,anche durante l'eclissi politica e l'im– potenza praUca dei due poteri. Nella lotta che, - dopo Federi- 22 bib '"''-'aginobianco co II e Innocenzo IV - ,contrap– pose soltanto ·ghibellini e ,guelfi e non più Impero e Chiesa, an– darono disperse energie e per– dute ,possibilità e occa:sioni. In– fluirono però anche motJivi del tutto contingenti e casuali: Manfredi, Ladislao d'Angiò, Ce– sare Borgia, per ciibare i casi più salienti, furono assai vicini a por:rie.quel primo punto fermo, assicurato ad una iniziale posi– zione di egemonia, clal ,quale lo Stato unitario avrebbe potuto svilupparsi. Sola fra le .grandi realtà europee, l'Italia non ebbe dunque uno Stato che formasse la Nazione. Va ricercata in que– sto fatto la causa prima della· nostra attuale debolezza, il mo– tivo di ,fondo di quello smarri– mento delle coscienze che -ci in– duce a porre in discussione, sia sul terreno ideale che su quello pratico, cose che in altri paesi costituiscono un patrimonio co– mune, accertato da secoli. Un dissenso di fondo sulle basi e le origini della Nazione, quale è quello che andiamo ,prendendo in esame, non sarebbe ad esem– pio concepibile, in Francia, in Inghilterra o in Spagna. Ohe cosa si trova dunque alla ba,se di quella personalità, in– certa nelle sue aspirazioni, de– bole nella sua coscienza, ma tut– tavia uniforme nei suoi caratte– ri e completa nella sua genera– le fisionomia, che agli albori del • 1800 occupa tutta la Penisola, pur nella divisione politica che ancora vi regna? Prender,emo in esame più avanti l'opinione del Croce che a formarl:a s,iano stati il razionalismo e lo illuminismo. Se qualcosa di comune erari– masto a tutti gli italiani, come unico patrimonio nei secoli del– la divisione e <lella •soggezione. esso andava cercato nel ricordo della grande fede che li aveva animati, nel solco lasciato dalle gigantesche contese che li ave– vano divisi. Guelfi e ghibellini erano scompairsi: rimaneva di loro, non più a dividere, ma ad uni– re, la aspirazione all'universali– tà che ,gli uni e gli altri ,avevano traJtto dalla tradizione romana. Idee come quelle. che - prove- • nendo dal lontano millenario cammino di Roma - animaro– no il· Medio Evo italiano, non sono semplici a:st:razioni concet– tuali come le moderne ideolo– gie. Sono forze formatrici che operano con potenza prati,ca e concreta. Roma, la Chiesa, l'IIn– pero f-ormàrono il fondo storico e il legame concerto che diedero agli italiani la coscienza di es– sere tali. Su queste ;premesse, la Nazio– ne italiana, componendosi ad unità aJVrebbe dovuto ess,ere qualcosa di ben preciso, in obbe– dienza ad una legge •alla quale non avrebbe dovuto potersi sot– trarre. « Una terza Italia senza un significato universale ne/ mondo - dirà l'Oriani - sareb– be il più assurdo miracolo della storia moderna ». Non è facile stabilire come questo assurde abbia potuto verificarsi e vivere. Le ragioni e le cause possono essere trovate, come vedremo nel seguito del nostro studio. esaminando il contrasto fra la sostanza tradizionale ed univer– sale di cui la Nazione italiana e:ra fatta, e le ideologie prove– ni!enti da oltr',alpe sotto il cui segno là sua unità ebbe a com– piersi. E. E. 1) Lo Stato n. 17 - « La Na– zione italiana non nacque dalla Resisten2'la contro Roma». 2) Lo Stato n. 11 - « Grandi idee e piccoli scontri nel secolo d'oro del Mediò Evo». 3) Ottone ,di Frisinga - De gestis Friederici. 4) G. Ba-rraclaough - Le ori– gini della Germania moderna - voi. II. 5) cfr; Ottone di S. Blasien - Chron. C. 45.

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