Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

--------------.- ... .-.-----.-.-.- ... .. -.- - ------·-----------------· Il dramma algerino Ogni giorno che pasrsa segna l'aggravarsi della situazione Algerina. De Gaulle ha dichiarato che nel territorio nord– africano la Francia non subirà mai una nuova_Dien– Bien-Phu: abbiamo l'impressione che questa sia una delle battute dietro le quali, da un qualche tempo a questa parte, il president,e francese tenta ~i. m~– scherare la paralisi progressiva della sua politica in Africa e nel territorio metropolitano. Patrà anche darsi che la Francia non subirà una nuova Dien-Bien-Phu militare. M.a è certo ohe, oggi come oggi, Si delinea per •essae per l'occidente tutto una « débacle » diplomatica e quindi di pre– stigi; che, sotto molti aspetti, potrebbe rivelarsi più grave di una sconfitta militare. De Gaulle fa mostra di incotJ1,trolLabile fiducia in una soluzione del pro– blema algerino favorevole - secondo i suoi punti di vista - alla Francia ed all'occidente sino al pun– to di ordinar.e una parziale smobilitazione del di– spositivo militare d'Algeria, ed una tregua u71;ilaterale. Ma la reaUà dei fatti contrasta radicalmente con la sua sicurezza. Le posizioni del FLN sono chiare ,e lineari, qwan– to sono contorte e contradditorie quelle di De Gaulle. n G.P.R.A. chiede l'indip,en,denza globale_per l'Algeria, Sahara compreso, demanda la soluzione dei problemi delle diverse comuni!tà a dcJpo che l_a Francia abbia riconosciuta l'indipendenza del terri– torio nord-africano; e promette in cambio di_ tutto ciò una generica comprensione e tutela per i pre– valenti interessi francesi nella regione. Le richieste del FLN non potevano essere diver– se da quelle che sono, una volta che la Francia ha riconosciuto di fatto, ,al G.P.R.A. ia qualifica di solo valido interlocutore, ed ha accettato il principio della « Algeria Algerina ». La Francia, ma sarebbe meglio dire De Ga.ulle, a tale posizione ha contrapposto volta a volta una serie di atteggiamenti spesso radicalmente com,– tra,ddito1·ii, sino a tagliarsi tutti i ponti per un even– tuale ripiegamento strategioo, che fosse valso a salvare, perlomeno, la faccia. Dallo slogan di « Algeria Fr,ancese » s'é passati a quello della « Pace dei coraggiosi » da negare ogni rappresentativ-ità al FLN, s'é passati alle trattative prima mascherate, poi ufficiali. Dalla « Associazione Franco-Algerina » nel qua– dro della indipendenza, s'è passati alla formula « Algeria Algerina». Da quella formula, s'é ripie– gati su quella della « Spartizione » ed ultima, a quella dell'« Aggruppamento» delle ;;arie comunità ohe non significa poi niente. All•a radice di tale sarabanda ,sembra Vi sia una sola cosa: la volontà di De Gaulle di dare al pro– blema n. 1 della Francia la sua soluzione; una so– luzione che valga a dare alla sua corona di « salva– tore » n. 1 del paese una vera pietra preziosa che briUi di luce solitaria. Nel 1959 - Challe né al processo né altrove è stato smentito - la guerra militarmente era vinta; i capi militari della ribellione erano pronti a tratta- IL re l·a massa musulmana, abb·andonato il FLN, era n~lla più gran parte favorevole alla soluzione firan– cese del conflitto. Ma per De Gaulle accettare tutto questo, signi– ficava essere inr,;alzato si, ma sugli scudi dell'ese.r– cito che avrebe risolto per la Francia il problema Algerino. E D,e Gaulle buttò a mare tutto ciò, certo di poter giungere alla soluzione politica del pro– blema. I riJsultati ·di tale scelta sono noti. L'esercito si sentì tradito, traditi si sentirono i capi militari della rivolta - poi massacrati su mandato dei « politici » del FLN; tradite si sentirono le masse musulmane, alle quali non rimase altro che torn are al fia nco di coloro, i politici del FLN, che esse sentitva.no sa– rebbero diventati i padroni di domani. Dio non voglia che sulla Francia e sull'occidente ricada il peso del maoch'havellismo di un uomo, la cui ascesa al potere era stata salutata dai voti sin– ceri di quanti vedevano in lui un uomo cap_ace di battersi per dei principii, ben al di là di ogni sogno di grandezza e di cesarismo fwori tempo. Le due morti E' la grande stagione delle ~ voci » circa i rap~ porti tra Cina ed URSS. Non dubitiamo minimamente che non tutto ftii liscio come l'olio tra i due grandi stati del mnndo co– munista. La cosa, a nostro giudizio, rientra piena– mente nella logica naturale dei rapporti tra le graniti potenze, quand'an,che le stesse siano u_nite da saldi vine.oli di alleanze, da interessi comuni e da solida– rietà ideologiche e di principit E' questo un fenomeno ohe si è manifestato iln tutte le epoche, e segnatamente nella nostra. Per s,tare al campo occidendale, oggi, basterà ricordar,e gli sorezii periodici tra Francia e S.U., tra Inghilterra e Germania Federale, tra quest'ultima e gl.i S.U. Ma se poi andiamo ad esaminare a fO'TIJdo la na– tura di tali screzii, vedremo che gli s.tessi si sono sempre mani! estati circa i modi e gli st,rumenti at– traverso i quali conseguire obbiettivi comuni e da tutti accettati; mai sulla necessità di concretare gli stessi. Ad un esame, anche superficiale, circa ia n•atura dei pretesi dissidii tra Cina ed URSS, troveremo an– che qui che gli stessi, se vi sono, si manifestano circa i modi di conseguire obiettivi comuni alle due poten– ze sul piano della strategia mondiale e preci'Samente il trionfo del comunismo. Che tali diissvdii aissumano toni più acuti di quelli che interess 1 ano il mondo occidentale non deve fare meraviglia. In occidente, in un sistema multiplo di stati, do– tati di personalità giuridica autonoma, quando na– scono screzii fra due Stati membri del sistema gli a!ltri, con autorità, si interpongono in veste di me– dvatori. Nel campo socialista, schiacciato dai due colossi, niente di simile può verificarsi ragion per cui i toni delle controversie salgono, salvo a ricomporsi automaticamente di fronte alla necessità di portare ~·----.--------·---------------------------·---·-·-•,.,..-.------·---------------------·-·-·· ... - bibl 16 ,aginobianco

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