Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

bib parlamentari sui bilanci: anche nelle ultime discussioni svoltesi alle Camere e sulle quali ci sia– mo intrattenuti in precedenti articoli. In merito a ciò, non possia– mo ancora dimentLcare le parole ammonitrici con le quali Ezio Vanoni concludeva la sua ulti– ma f:atioa terrena. Non c'è po– litica finanziaria più dura, più severa, più accorata di quella che importa la esigenza del mi– glioramento sociale ed economi– co di un Paese depresso come il nostro. Guai a noi se indugirus– simo, in un qualsiasi momento, in considerazioni di tranquillità e di popolarità nelle amministra– strazioni delle entrate del no– stro Paese. Noi non rrisolveremo mai i nostri tragici problemi di fondo, se non sapremo trovare il modo di destinare, nei limiti delle nostre forze, delle nostre capacità, delle nostre valutazio– ni ogni lira disponibile per il benessere della gente più umile che popola il nostro Paese. Guai a noi, se nello amministrare i tributi non sapessimo usare la gil!·sta severità, il giusto equili– bno nel sa:per prendere a chi può, per dare a chi ha bisogno di avere». Mai forse monito più alto e aderente ai bisogni della Nazio– ne si è levato dal Parlamento ed è nostro dovere non dimenti– carlo, convinti che dall'aridità delle cifre di un buon bilancio emergono considerazioni -morali d_i a~p~a .portata, doveri per i crttadmi, impegni p•er lo Stato t . ' pun i fermi di una politka fi- nanziaria che Parlamento e Go– verno hanno l'obbligo di realiz– zare 1proprioal servizio della •col– lettività, per la stabilità e l'in– serimento sempre più ,profondo e proficuo del Paese nella coo– perazione internazionale. Limiti della spesa pubblica Per carità di Patria è meglio ta,cere sull'andamento dei dibat– titi parlamentari, su alcuni at– teggiamenti di questo o quell'uo– mo politi,co, sulle stesse discus– sioni in seno ai movimenti poli- ]2 aginobianco tici, anche di quelli che - per idee, per uomini, per respornsa– bilità - dovrebbero apparire più severi, ,perc'hé il consuntivo a:p– pare indubbiamente desolante. un ·consuntivo fatto di luoghi comuni, di a·fferrmazioni dema– gogiche, di termint inconsisten– ti, di molte parole che non con– tengono alcun ,principio sostan– ziale. Spesso ogni atteggiamento se– rio, razionale, ponderato è stato ed è definito «reazionario» (e maigari addir!ttu!a «fascista»), anche se puo dimostrarsi con molta semplicità ohe reaziona– rio e cioé anti!sociale fascista e cioé antidemocratko: è il chie– dere l'attuazione di una politica economica demagogica, che ac– consenta ad ogni richesta di spe~a: eh~ provochi ogni e qual– siasi impiego del pubblico dena– ro, che non si domandi la reale consistenza dei fini produttivi di ogni sforzo compiuto con i mezzi reperiti tra i contribuenti che non tenga conto dei succ~ssivi sviluppi di un dato orientamen– to. Se volessimo, in una espressio– ne sintetica, definire i limiti del– la pubblica spesa, diremo che essa deve rimanere entro i con– fini di una saggia interpretazio– ne dei bisogni collettivi non esorbitare dai campi che ~d es– sa sono ,propri o che almeno in deter::ninati momenti esi,gono il suo .mterv,ento, compiere una funzione di ausilio, mai di in– tralcio, allo sviluppo delle sin– gole attività produtti-ve. D'altra parte occorre delimi– tare la pubblica spesa anche nel cirnuito dei costi amministrati– vi, ,contenendo gli oneri per i servizi nei limiti necessari per un loro buon andamento (e non sempre, anzi mai, il rendimento d~ essi è iproporzionale aUa mag– giore spesa per gli stessi), evi– tand~ ~~i oneri. cosiddetti « pa– rapolltici », la d~spersione di ric– chezza attraverso enti superflui. I presupposti di una imposta– zi-one di limiti può così essere sintetizzata: a) riduzione delle :spese non necessarie e controllo severo di ogni onere a carico del Bilancio come impegno e •servizi della pubblica Ammini-strazione; b) nessuna concessione di ul– teriori -~p~seper proposte parla– men tari ritenute non urgenti o addirittura &uperflue; c) parere favorevole a qualche proposta legislativa, ritenuta indispensabile, purché essa con– tenga chiaramente l'osservanza dell'art. 81 della Costituzione senza ag,gravi di carattere tri~ butario; d) incremento equilibrrato del– la spesa produttivistica intesa . , ' c10e a promuovere l'incremento reddituale del Paese e l'aumen– to della occupazione. Infatti, oltre al problema del disavanzo, esiste il problema dell'entità e della qualificazione della ,spesa. Un bilancio quasi pareggiato non sarebbe, rperciò solo, un buon bilancio se il tota– le del prelievo tributario, neces– sario a coprrire la spesa, fosse massacrante per la economia del Paese oppure se la spesa non fosse destinata alle finalità eco– nomicamente più utili, se doves– s~,.-cioé tradursi in sperperi inu– tili. Le cosiddette "istanze sociali,, E non sempre sono utm allo s~OI?o le cosiddette « spese so– ciali ». per le quali i demagoghi di iprofessione ·spendono tante parole ed i ,politici sono costretti a trovar:e i mezzi a realizzarne. Siamo pervenuti al concetto - ormai generale - dello « Sta– to provvidenza», dello Stato cioé che a tutto pensa ed a tut– to provvede: e vi siamo giunti proprio attraverso una « crisi » attribuita ai difetti del totalita– rismo e che doveva aprire la via ana realizzazione di un ordina– mento essenzialmente democra– tico. La pubblica 1 spesa deve funzio– nare in modo psicologicamente convincente, dando modo di portare i citta:dini contribuenti o risparmiatori a convincersi che essa è produttiva ai fini so– ciali, e idonea alle esigenze di stabilità economica del Paese è rispondente ane esigenze dei bi– sogni collettivi. GIORGIO SACERDOTE

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