Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961
concezione de~ « cicli » e la ca– duta fatale dell'uomo durante la fase di ritorno. E' facile comprendere perché una tale religione possa tutto ac– cettare e sempre porre l'uomo nello stato di un'inerzia morale giustificata. A questo punto ['obiettivo e il contenuto della saggistica di Buber si fa lampante: l'Etica è il campo in cui si misura. il buon seme di una ideolo-gia.E J' etica di Buber non è che una « so– spensione » dell'etica, un chiaro invito all'anchilosi morale. Viene ,preso ad esempio il pa– rametro klilerkegaardiiano deiHa etica secondo il modello detto di Agamennone (etica sodale) e secondo il modello detto di Abra– mo (cioè etica personale riferi– ta a Dio). Su questa duplicità vien detto chiaramente che solo la prima morale, quella riferita al sociiale, vincola l'uomo. L'al– tra, in quanto vinoola nel nome di valori soprannaturali e divi– ni, è relativa, non vincolante: « fondata sul rapporto persona– le (e arbitrario) tra Dio e il sin– golo ». Di conseguenza è negata ogni certezza di fonte ed ogni vincolo di comportamento a tutte queUenorme definite come « istigazioni » divine e che im– pegnano l'uomo ad andare oltre il .proprio io ristretto; con. tanta a!bilità ohe sembra quasi di leg– gerlo neHa Bibbia, più volte • ci– tata. Non occorre dire quale sia la piega di questo falso tradiziona– liSino,purtroppo ,già, largamente diff'll,SO, anche inconsapevolmen– te. E' un chiaro invito a limi– tarci nella « morale quotidia– na», alla fedeltà nella vita mi– nore, •senza slanci e senza Dio: ad accettare come «sacra» la storia che diviene, anche se questo divenire è un franamen- • to che umilia e soffoca ogni no– stro respiro. Falsa religione e pallido materialismo: un ibri– do degno della vitrea speranza legata aJJ.l'illu.minisnw olivet– tiano. P. V. 30 b1 110 ecag1r LA CHIESA E IL CINEMA Opere e documentazioni sul– l'attività e il pensiero della °chiesa in campo cinematografi– co non mancavano: sopratutto da qualche anno. Basti ricorda– re, per tutti, Cinema Cattolico, di Padre Enrico Baragli S. J., in cui erano acutaJmente esami– nati oltrechè esaurientemente riprodotti, tutti gli interventi ufficiali della Santa Sede nei confronti del cinema. Questa volta, però, con la pubblicazio– ne di La Chiesa e il cinema, di Don Salvatore Canals (edizioni dell'Ente dello Spettacolo) ci troviamo di fronte a un teste che affTontando tutti gli aspet– ti della complessa materia, vie– ne a fare il punto esatto sulle più dibattute questioni cinema– togra,fiche, risolvendo, al lume di una informazione controllata e di una interpretazione auten– tica, le questioni organizzative e pratiche. L'opera, così, si divide in due grandi filoni: il primo (I e II parte) su La dottrina, della Chie– sa, la morale e il cinema, il se– condo (III pairte) su Il diritto e l'organizzazione. La terza parte potrà apparire a un lettore su– perficiale una mera esposizione di criteri e sviluppi organizzativi (struttura della Pontific~a èom– missione per la Cinematografia. la Radio e la Televisione, le sale cinematografiche cattoliche, la ACEC, il SAS); in realtà non c'è concetto e notizia di carattere organizzativo che non trovi qui la sua motivazione morale, la sua base giuridica secondo i principi della Chiesa· e quindi anche questa, che in apparenza sembrerebbe una elencazione, ha il suo valore·probante. Queste pezze d'a-ppoggio, svi– scerate, ampliate, approfondite in senso filosofico, storico, mo– rale (e, di conseguenza, anche polemico) costituiscono tutto il valore e la portata delle prime due parti, di cui, nella terza par– te, si vedono 1e conseguenze sul piano dell'organizzazione. E so– no. queste due parti, natural– mente, che offrono al lettore una maggior copia di medita– zioni e una somma più lata di informazioni dottrinali di pro– vata validità: sopratutto là do– ve l'autore enuncia, ma anche commenta e chiarisce, :I.adot• trina della Ohiesa nei confronti del cinema rispondendo con tranquillità, ma con fermezza, a taluni interrogativi sul pro– blema rivolti -in genere da av• versari accaniti. Rifacendosi infatti ai testi' fondamentali in materia (so– pratutto i discorsi di Pio XII e la sua preziosa Enciclica Mi– randa Prorsus), don Salvaitore Canals ricorda che l'intervento della Chiesa in campo cinema– tografico non è gratuito, ma è motivato dal fatto che essa sa (Pio XII) « che da questi mezzi audio-visivi possono derivare grandi beni e grandi pericoli se• condo l'uso che •ne fa l'uomo». Il film, infatti, « non può essere considerato semplice merce, ma deve essere stimato, anche e so– pratutto, nutrimento intellet– tuale e scuol.a di formazione spi– rituale e morale del pubblico »; di conseguenza (è sempre Pio XII ad essere citato) le tecniche audiovisilve non possono essere considerate soltanto « dei mezzi di ricreazione e di svago, anche se grarn parte degli uditori e qe– gli spettatori le consideirano prevalentemente sotto ques.to aspetto, ma di vera e propria comunicazione di vaflm'i cultu– rali ed educativi ». Ad ogni modo, ci dice oanals, « a coloro che si ostinano a va– lutare parzialmente il cinema e a considerarlo solamente un di– vert.imento, il Magistero della
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