Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961

PROGETTOPER UNA. RELIGIONELAICA IL CREPUSCOLO DELL'ESOTERISMO EBRAICO Gli uomini una volta credeva– no in Dio come in. una realtà « indipendente », con la quale avere rapporti autentki (e delila quale oonoscere l'ÌlllSll:Scetti<bilità ad essere raffigurata); adesso al luogo della « realtà » hanno la sua raffigura:zi1one, fittizia ed evanescente. Nei tempi 1n cui la re'l.igiosità diviene rappresentazione (cioè riconoscimento della persona di Dio) il riapporto teandrico non sarebbe più tra l'uomo e la real– tà autonoma di Dio, bensì si svolgerebbe nello spir1to uma– no, rimasto per oosì dire impres– sionato dalle immagini. Di conseguenza 'il dialogo con la divinità diviene monologo, cioè colloquto tra i varii strati del proprio sé. Situazione questa che frustra ogni 1egge riferita a Dio come «altro» e che pone in icri!si l conc·etto, se non ila fe– de stessa nell'esisten~a di Dio, sotto qualunque spede. Questo, in breve, n motivo fondamentale che percorre i saggi di Martin Buber intorno a« L'ecli.s:sidi Dio», che appaio– no per i tipi di· Comunità, una casa ,specializzata nella diffusio– ne dei nuovi eone-etti religiosi. Ora, posto che, al modo in cui n :saS'soriceve e conserva l'im– pronta dtelila conghigliia anche dopo il ritiro del mare, l'uomo cO!IllServa l'idea di Dio dopo la sua eclissi, sOiliochiare due co– se: chle 1'•1dea dii Dio è sempre un prima, che l'idea di Dio qua- 1'enoi possiamo afferrare è sem– pre soggettiva. Buber non nega ~plicitamente l'esistenza di Dio, ma definendo l'oggetto dell'espe- rienza raligiosa « l'amare di Dio verso se stesso, che si attua at– traverso ,la sua creazione e che comprende sia l'amare degli uo– mini per lui, sia l'amare di lui per gli uomini » esaspera i ter– mini dello spinosi:smo. Fino al punto di riiportare <tutto ad un «sublime antropomarfismo» del– l'amore divino, amare che è nel nostro amore per lui (op. cit., pag. 20). Nessun ateismo ha go– duto di U:I11a formulla più equi– ~ca e più garibata. L'ateismo traspare venendo al «modo» dell'esperienza rel1gio– sa, cioè alla ri-cerica di defin.iTe la :personalità diV'ina. S1 cade in– fatti immediatamente neH'im– preci-sione più oscura, per dirla con la definizione dell'annuncio profetico « nel baratro spallan– cato dall'estrema incertez~a >>. E' da questo «'baratro» che ad uno ad IU;IliO emergono tutti i seg,ni e ,tutti i luoghi comuni del peggior titanismo ottocente– sco. Emerge iche 1a legge divina vincola le creature umane a « realizzare gli scopi insiti nella lor-onatura», (op. cit., pag. 79). Per tronca:rie ogni sospetto di tr:a:scendentali:smo questi scopi sono ii:ncardin,ati nellla « certez– za... che il senso della esistenza si riveli e sia conseguibile nella concretezM vissuta di volta in volta, non al di fuori della r.eal– tà viva, ma in essa». In pairole pov,ere: Dio è una manifestazio– ne in,a:ffierr.abile buia, mdlto si– mile all'assoluto idealistico, la cUi legge è uno ,stimolo posto nell'uomo interiore perché si esprima nel mondo della ;pura banalità. Segno anicor più chiaro di atei– smo Ila posizione storica del sen– timento religioso, Bisogna dire che Buber rper oon:fermarsi si 1giova di un:a rassegna molto obiettiva ed aouta della via ,tor– mentosa che la filosofia moder– na iha percorso verso l'irrealizza– zione ed il rifiuto di Dio. E in realtà il pensiero moderno, dal– l'autonomi:smo kantiano alla pu– r,a 1mmam.enzapsichica di Jung, dalll'assoluto di Hegel all'uma– nesimo sartriano, appare vuoto 1 e depresso, incapaice di percepi– re Dio ,se non come solco e me– moria dolorosamente segnata nel vivo della ragione. Se non che a Buber, un. rilie– vo tanto ricco di significati allu– sivi, non su:g,geriscea1cun. giudi– zio intomo ana posizione orgo– gliosa del razionalismo escato– logico. Al contrario: il suo pen– siero si risolve nella monotona fissità sulla visione del nostro tempo come «ciclo » in cui la mente umana gioca Uiil ~olo bu– rattinesco. Si giunge a proporre questa :singolare analogia: « la oscurità del sole è avvenimento che si svdl,g•e tra ,esso ed il nostro ocebio, non dentro all'occhio» (pag. 28). Cioè: « avviene qual– cosa tra cielo e terra, qualcosa di imponderabile, ma di altTet– tanto concreto ». A questo punto non è inuti'le riioordare che il concetto di « eclissi » è colto dalla tradizio– ne iniztatiC'a del giudaismo post– cristiano. Sooondo questa « tra– dizione» n creato non è che un respiro dalla divinità in specie di « pneuma », entro la divmttà in specie di «cosmo ». Da qui la Lo STATO 29 bi yinobianco

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