Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961

NELLA PENOMBRADELLA "NUOVA TEOLOGIA,, ''MANO TESA,, AL COMUNISMO Il numero di .giugno di « Ag,giornamenti so– ciali » pubblica un sa,ggio, << Anticomunismo e coscienza cristiana» che Mario Castelli presenta come « orientamento di fondo circa il contenuto e il metodo della nostra azione anticomunista». Posto che le intenzioni dell'autore siano cer– tamente quelle che 8iprpaionoovvero una ferma « volontà di lotta contro il comun'i-smocome con– cezione del mondo » e un desiderio onesto di otte– nere « conversioni di anime dall'errore alla ve– rità», si deve pur notare che, alla fin fine, l'orien– tamento di castelli è una int1'0duzione all'incer– tezza e all'inazione. Infatti, alle nor,mali inibizio– ni psicologiche dell'amicomunismo d'oggidì, il Castelli aggiunge tre dubbi, che sono l'esatta proiezione di concetti fondamentali alla teolo– gia progressista. E quel che è più grave il dubbio non vien fatto s,caturire da testi ufficiosi ma da insospettabili citazioni ed omissioni di testi pa– pali. Tanto che l'opinione di Castelli sembra far cor.po unico con la dottrina ufficiale del1a Chiesa. Appoggiandosi sull'~nciclica « Divini Redemp– toris » di Pio XI, Castelli condanna, per prima cosa, « l'anticomunismo generico » e raccomanda una profonda azione sociale « al cui riguardo la presenza del comunismo può essere al più, oc– casione o stimolo, in quanto fa a•prparirecon mag– giore evidenza le gravi conseguenze di certe man– chevolezze... nell'applkazione dei principi evan– gelici.» Ora il comunismo non è né uno stimolo né IUil'aoc,casione sociale, ma una dottr-ina « in– trinsecamente perversa». (Pio XI). La definizione di -lotta contro tutto ciò che è divino è chiarissima nella ,stessa enc1clioo «Divini Lo STATO b inobianco Redemptoris », c:ita-tadal Castelli a .sostegno delle propQ'ieopinioni. E' infatti detto testualmente: « per la p:rima volrtanella storia del mondo stiamo assistendo oo una lotta freddamente voluta ed ac– curatamente preparata dall'uomo contro tut.to ciò che è divino (Cf. Tessal. II, II, 4. ) ». E' nella luce di questa definizione che il comunismo va combattuto, come sviluppo e non come « rea– zione » degli errori e delle manchevolezze del li– beralismo, che gli ha preparato la strada: « per spiegare poi come il comunismo sia riucito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già preparati dall'abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall'economia liberale ». (D.R., 16). Vi è materia sufficiente per glustiflcrure l'anticomunismo «•generico» come lo definisce il Castelli. Non è poi da credere che il comunismo si possa rimuovere limitandosi ad intensificare l'azione per la diffusione della giustizia cristiana: il co– munismo non vuole questo, non stimola questo, non è occasione di questo. « Il comunismo » è an– cora Pio XI che così si esprime nella « Divini Re– demptoris », è « sovvertitore dell'ordine sociale, perché equivale alla distruzlone delle sue basi fondamentali, misconoscitore della vera origine della natura e del fine dello Stato, negatore dej diritti della personalità umana, della sua digni– tà e libertà.» (D.R., 14). Vale a dire che è il ri– getto sistematico della giustizia naturale e cri– stiana: pertanto è pura illusione che questa pos– sa diffondersi senza un proporzionato intensifi– carsi dell'anticomunismo «generico». Infatti il 9

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=