Lo Stato - anno II - n. 17 - 20 giugno 1961

b la grande quantità di fiato sta alla rana di Esopo, affascinata dal bue. Noi certo auguria– mo ai vicini austriaci, cui ci uniscono così vivi e profondi legami di fede e di tradizione, di aver sorte migliore, come il significato europeo della loro storia richiede: speriamo di poter vivere un giorno parte integrante della stessa famiglia europea, in un quadro storico e po– litico in cui il confine al Brennero varrà quello di Salorno. E tuttavia che oggi ci sia posto, nel quadro della politica austriaca di un terrorismo nichi– lista~ stile F.L.N., contro l'Italia è di tale enor– mità che lo si stenta a credere. Che si voglia paralizzare la vita economica dell'alta valle dell'Adige per indurre gli ita– liani a un compromesso, è pazzesco. In questo clima di follia, e di imitazione dei metodi del terrorismo algerino, ci si può anche attendere che domani il terrorismo altoatesino non si limiti più al Sud Tirolo, ma porti la guerra in casa al nemico, cioè sul resto del territorio na– zionale italiano .... E tuttavia, anche se nato dai limiti costi– tuzionali dell'Austria come Stato-nazione, il terrorismo altoatesino ha una radice anche nella situazione dello Stato italiano. Dal luglio del '60, noi viviamo in un regi– me formalmente anarchico, in un regimè di piazza. E' sulla piazza che ciascuno fa valere le proprie ragioni: è sulla piazza che si è fatto un governo e se ne è fatto nascere un altro: è in ragione della piazza che si determina la politica del governo. Sulla piazza scendono tutte le categorie, persino i professionisti. L'Italia è una repubblica fondata sui comitati di agitazione. Questa non è più democrazia, ma un democratismo astratto e falso, separato dallo Stato e senza senso di legge e di autorità. Non è più autogoverno, ma governo di nessu– no. Il governo incassa: e fa pagare il conto ai più deboli. E' nel quadro di questo Stato che i dina– mitardi austriaci hanno scelto la via dell'esser forti. La loro ideologia è il nichilismo: starebbe forse bene l'Austria, anche con le frontiere a Salorno, se l'Italia dovesse andare sempre più in un regime di confusi one, dominato dai co– munisti? 4 tecaginobianco E' ben triste pensare che l'omogeneo qua– dro religioso e sociale delle popolazioni di lingua tedesca dell'Alto Adige debba essere così giocato contro il bene civile d'Italia, a vantaggio del comunismo. Ma ·è così. E mentre una questione sudtirolese dram– matizza di colpo la .-situazione italiana, un'altra questione si prepara al nostro confine orien– tale: la questione giuliana. La penetrazione slava continua. Metodica e incessante. I nostri connazionali in zona B o nei territori annessi alla Jugoslavia sono stati privati dei diritti umani e nazionali (più, è vero, dal regime titino in quanto comunista che in quanto jugoslavo) ed hanno dovuto ab– bandonare senza remissione la loro casa: il governo italiano spende centinaia di miliardi per costituire a Trieste la casa degli slavi. Una banca slovena opera nella vita economica trie– stina offrendo prestiti a più basso tasso d'in– teresse acquistando immobili, e così via. Il governo italiano sembra deciso addirittura ad introdurre a Trieste il bilinguismo: anche Trie– ste, pagata a prezzo dell'Istria, diventerà così una città contestata. E gli slavi poi, appoggiati direttamente dal PCI (e dal PSI, di cui son noti gli ottimi rapporti con il titismo) non avranno forse nemmeno per ottenere questo da ricorrere alla via violenta dei neonazisti dell'Alto Adige: i comunisti e i loro protetti in Italia possono passare sempre per la via maestra. Giustamente gli antichi indicavano come pietas il sentimento che si prova verso la pa– tria. E oggi questo termine ritrova veramente tutto il suo senso. E' un sentimento semplice e pudico, cui la retorica fa soltanto male: ma come non sentire dolore, e offesa e passione e compas.sione quando si vede ciò che fa caro e sacro e amato questo paese così disservito da– gli opposti e multiformi egoismi (dai miti ideologici negativi, figli del rancore e del pro– blema irrisolto di Dio che trasforma l' agno– stico in empio, agli egoismi di classe e di gruppo, all'ambizione, all'avarizia dei singoli çhe operano nel suo seno?). Non esiste più popolo, ma solo voti: corpo elettorale. Il popolo è massa, è strumento, non più popolo, soggetto, ma solo massa, oggetto. I de-

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