Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961
bi Ha significato portare il caos nei problemi legati al principio di pr-oprietà; ha significato, in– fine, sostituire alla certezza del diritto e delle leggi 11relativismo utilitadstico dei gruppi di po– tere .politici ed economici. La conseguenza di taù.esituazione è stata negli ultimi 15 anni il peso degli interessi di partAto e settoriali coalizzati, ed in quanto tali dotati di notevole forza d'urto, si sono affermati a tutto scapito diiquei s,ettori del paese che, per acquisito senso di dignità, per innato rispetto dell'ordinato vivere civile, per costituzionale avversione alle forme di protesta organizzata, non sono stati in grado di far sentire a sufficienza il loro peso. Fior di vanigliia finché sto chiuso sembrerò un coniglio ma trem(l)te se stappo la bottig'lia. ..,cag inobianco Nessuna meraviglia deve dunque suscitare il fatto che proprio in tali settori della società na– zionale abbia fatto presa l'impegno comunista. Tale impegno, estraneo dottrinalmente ed ideologica,mente al ceto medio, ha finito per im– porsi in virtù proprio della sua coerenza farmale, del suo contrapporre al relativismo DC una vi– sione unitaria dei problemi, N suo rivendicare una chiarezza di indirizzi politici, •economici e sociali finalizzati. Se a questo si aggiunge che il relativismo DC non ha off.erto nessuna piattaforma per un con– creto impegno culturale, .che il relativismo DC ha distrutto quanto di valido vi era nelle tradizioni e nell'idealismo del ceto medio italiano, senza sostituirlo con nuovi e più validi motivi, avremo una giustificazione più che valida del perché il PCI è riuscito ad acquisire nuove forze fra in– tel'lettuali, studenti, professionisti, piccoli opera– tori economici, in una parola fra quella che viene definita la « piccola e media borghesia italiana ». Ta•le constatazione non deve far concludere che il PCI sia entrato in una fase di <<imborghe– simento», quando con ciò si volesse dire che la sua carica rivoluzionada si va attenuando. Diremo, al contrario, che prende forma il fe– nomeno opposto. E', cioè, il ceto medio italiano, nei suoi strati influenzati dal PCI, che tende s·em– pre più a politicizzare il suo impegno nella mi– sura in cui prende coscienza del ruolo che po– trebbe assolvere nel quadro di una società so– cialista. Sono, infatti, sempre più numerosi gli appar– tenenti al ceto medio che I'itengono che il ruolo tradizionale ed essenziale da esso svol,to in seno alla società, quelilo, cioè, di cerniera fra la classe dirigente del paese, in tutti i settori, ed i ceti po– polari - ruolo che ,sempre è stato all'origine della forza e del prestigio del ceto medio in passato e che è stato misconosciuto ed avvilito nell'Italia del secondo dopoguerra - troverà rivalutazione piena nella società socialista. Non a caso nelle università la forza del PCI si manifesta sopra– tutto nelle facoltà s-cientifiche; non a caso l'in– fluenza comunista si allarga sempre più tra i maestri e tra i professori. Non a caso nei comuni rurali del centro e del sud Italia il numero dei picoli imprenditori e dei piccoli commercianti aumenta nelle Uste comu– niste, dalle quali sino a qualche anno fa erano del tutto assenti Tutto ciò non sembra turbare eccessivamente i responsabili della DC. Dai loro convegni intesi a studiare i modi per battere il comunismo, l'indica– zione costante che viene data al partito è quella di perseguire sulla linea sin qui intrapresa. Quella linea, cioè, che ha portato, dal 1948 ad oggi, i:l PCI alle soglie del potere legale in Itailia
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