Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

bi UNADOMANDA CHENASCEDALLECOSE VALGONO ANCORA I Un autorevol,e bollettino ecclesiastico, del cui indirizzo non abbiamo che a compiacerci, con– chiudeva un suo commento sulla mostra riivista affermando che « i - punti fermi - valgono sempre e per tutti sino a prova contraria ». Ci domandiamo se questa « ,prova contra– ria », cui accennava la rivista di Mons. Maccari, non sia per caso onnai g1iunta. Le aperture a sinistra non si contano più. I « punti fermi» si conchiudevano con le parol,e del Patriarca di Ve– nezia: ora a Venezia si sta facendo l'apertura a sinistra, come a Genova, a Milano ecc. I ve– scovi delle Marche hanno precisato 1inequivoca– bHmente il loro pensiero :sulla possibilità di col– laborazione dei c'attolici con i soc1aliisti: bene, anche ad Ancona si sta <facendol'apertura a si– nd!stra.Che più? L'on. Andreotti passa per uomo Hgio alle direttive ecclesiastiche: e tuttavia il suo braiccio secolare, Franco Evangeliisti a segui" to del Congresso Romano della DC, offre la col– laborazione della DC ai socialisti: e l'avv. Gia– cetti, noto anch'esso come « uomo del Vati– cano » sembra ben disposto a compiere la me– desima operazione sol c:he i socialisti gradissero ... Ci sono ancora i « punti fermi» ? In fondo che diceva l'articolo dell'Osservator:e? Che spet– ta va alla Gerarchia di staibilire se una collabo– razione era lecita o no. Esso era sopratutto una riserva di competenza. Ed il Cardinale Arcive– scovo di Milano, nella sua nota dichiarazione contro l'apertura a sinistra e la collalborazione DC-PSI si riservava la facoUà di dare diverso indirizzo quando fossero mutaite le cir,costanze. Ebbene, la riserva di competenza cui l'arti– colo dell'Osservatore e, in altri termini, l'Arci– vescovo di Milano faoev,ano cenno, è stata ,sciol– ta? Siamo di fronte ana « prova contrada », alla cui possibilità faceva c,enno il succ1itato bol– lettino? Lo STATO inobianco FCRNII,,? Le decisioni prese da1le democrazie cristiane dei molti comuni in cui DC e PSI coHaborano con l'avallo e l'appoggio pieno della Direzione central,e democristiana sono atti di ribellione alla disciplina ecclesiastica? Oppure sia pur tacita– mente, in nome della prudenza e del male mi– nove, la riserva è stata sciolta e l'apertura a si– nistra, se non permessa, è almeno moralmente tollerata? E a quali condizioni in questo secon– do caso si può considerare .moralmente tollera– bHe tale operazione? Non sta a noi evidentemente rispondere a queste domande. Es'aminiamo però le conse– guenze dei due opposti casi. Nel primo caso si giunge al fatto che un movi,mento politico, la DC, che è stato autorevolmente indicato come il più adatto a ricevere i v:oti dei cattolici e ad espl'limere l'esigenza di unità nella lotta al co– munismo, è venuto meno non solo a questa lotta ma si è in pratica assodato al nemico che voleva combattere (la Chiesa non ha mai di– stinto sinora tra comunismo e un ,socia:lri.smo ideologicamente e politicamente legato ad esso) ed è v,enuto meno ana dottrina ,ed alla legge cattolica. Il cattolico 1sitroverebbe in questo ca– so di fronte a una doppia dilscipMna: quella della CEI .e 1uella del S. Ufficio. Per obbedire alla di– chiarazione della CEI del '58 riconf,ermata nelle amministra.tiv;e del '60 (non sappiamo se in quelle del '61) i cattolici dovrebbero votare nel senso dell'unità, che viene abitualmente interpretato come votare per la DC. Il decr.eto del S. U. del '59 impedirebbe invece il voto per un partito che, pur dicendosi cristiano, « in pratica 1sias– socia ai comunisti e li favorisce con ila sua azione». Questo nell'ipotesii che la riserva non sia stata sciolta, che i socialisti vengano .sempre parificati ai comunisti, che le severieparole del 9

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