Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

cato di radunare in sé tutte le colpe che i marxisti sogliono vedere nel capitali– smo. Strana tesi ideologica, sopratutto se si considera che la si sostiene in un film svedese, realizzato cioè in una nazio11e solitamente aliena da questi atteggia– menti politici (anche e sopratutto n::· cinema). A parte questo, però (e a parte il peso anche artisticamente negativo che una simile polemica reca nel film, indi– rizzato spesso a situazioni programma– tiche e farcito di allegorie di gusto di– dascalico) non si può non dare atto alla regìa di Sii:ibergdi esser riuscita a con– ferire alla vicenda un ritmo ansioso e serrato che, specie nella seconda parte (quella meno legata alle origini teatrali del soggetto) svela momenti di génuina tensione e di sincera drammaticità. Gra– zie a un linguaggio realistico lucido e crudo, che (pur concedendosi qua e là degli svolazzi alla Bergman) arriva a rinchiudere l'azione in una morsa d'an– goscia in taluni momenti realmente ef– ficace. Poco o nulla da dire, invece sugli altri film (a parte il successo di pubbli– co e di critica cui è andato incontro La Ciociara, di De Sica, che sembra già candidare Sophia Loren, sua protago– nista, al premio per la migliore attrice). LETTERAAL DIRETTORE Egregio Direttore, da anni vivo nella scuola e per ia scuola: il suo articolo non può quindi non essermi piaciuto. Sarei del parere che prima della completa rovina della scuola ita– liana sia necessaria da parte degli insegnanti, gli unici competenti in materia, una netta presa di posi– zione, per difenderla fino alla fine. Perché le autorità che si chiama– no « competenti :» e che il più delle volte non provengono dalla scuola o almeno da quella media superiore o inferiore, prima di prendere delle decisioni che ci amareggiano e umi– liano profondamente non interpel– lano noi, unici veri competenti, i soli sui quali ricadranno le amare conseguenze degli stessi provvedi– menti in attesa di vederne i tristi effetti in seno alla già troppo scar– sa cultura? .Si parla di scuola di esperimento; si scrive sui suoi ottimi risultati... Ma chi sono quelli che dànno simili giudizi? Il . più delle volte giovani e 32 bibliotecaginobianco inesperti insegnariti che sanno di avere per tre anni un posticino as– sicurato in città e con i tempi che corrono non è poco. Lo stesso dicasi per i dirigenti le nuove sezioni di esperimento ohe si trovano ad adempiere le quasi se,mpre ambite funzioni di preside ... Il nostro parere sare•bbe molto più disinteressato e non guarderebbe tanto ad un presunto immediato ri– sultato per alcune categorie di alunni, che non sempre sono i mi– gliori, ma al futuro dei nostri alun– ni che si troveranno dopo tre anni di scuola s-enza un valido « pezzo di carta'> (ricevuto in nome della de– mocrazia!) per continuare il loro se– vero e impegnativo curriculum di studi nei nostri licei con dignità e d-ecoro di quelle discipline che "/Ja esperienza ci dice essere le più for– mative. Che sarà del nostro futuro liiceo che già nell'aiJtuale ordiinamento presenta notevoli difficoltà per la troppa impreparazione degli alunn1 che provengono dalle medie? Citeremo soltanto l'inglese The Mark (di Guy Green), incisiva polemica a fa. vore di quelli che, usciti dal carcere, non riescono a farsi riaccogliere dalla socie– tà, il brasiliano La Primera Missa (di Lima Barreto), un raccontino ricco di spiritualità e di grazia imperniato sul– le vicende di un nuovo Marcellino Pan y Vino, e il cecoslovacco Piesen o sivom holubovi (La canzone di un piccione grigio) che, pur con molta acidità mar– xista, riesce a farci spesso liricamente sentire la guerra vista solo attraverso gli occhi di un bambino. GIAN LUIGI RONDI Oggi in nome di una falsa inter– pretazione di democrazia si vuo~e untfioare anche il livello di intelli– genza che Dio distribuisc,e nel grado che crede alle sue creature che non cessano per questo di essere... intel– ligenti. Democrazia non significa misconoscenza di una realtà natu– rale in nome di un presunto livel– lamento delle classi sociali tanto difficile ad attuarsi; non comporta la necessità di dov,er ignorare che la intelligenza è un talento del cui uso Iddio ci domanderà conto, ma la valorizzazione al massimo grado di questo dono che rende la crea– tura simile al Creatore. Egregio Direttore, la sua Rivista continui la buona ca1LSadella scuo– la italiana, in nome della nostra humanitas di cui andiamo fieri di fronte alle altre nazioni e per la quale Roma è « caput mundi », ca– pitale del mondo e della civiltà la– tina e cristiana. Via San Mamolo, 139 - Bologna ENRICO RIZZO

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