Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

IN MARGINEAD UN DIBATTITO CULTURA E BUROCRAZIA Per circa due· mesi si è svolto sulla terza pagina dell'Unità un dibattito cul– turale, giunto fortunosamente in porto nei giorni scorsi. Conclusioni? Nessuna positiva, ma molte indicative di un pro– fondo stato di disagio e di crisi fra gli intellettuali marxisti italiani. Dal tema iniziale « Arte, morale e cattolici » la discussione è subito degenerata in rissa ideologica all'internò del partit-0 comu– nista,' come a suo tempo fu osservato sulle pagine della nostra rivista (G. .Baget Bozzo, « I comunisti, il decaden– tismo e la rivoluzione», N. 10 del 10 aprile). Questa prima impressione è sta– ta confermata dai successivi sviluppi del dibattito che ha mantenuto fino al ter– mine la caratteristica di uno « sfogo » dei militanti contro la linea culturale del PCI. Autocritica strumentale Il complesso delle critiche è cosi sm– tetizzabile: lo strumentalismo politico ha preso il sopravvento, con. il risultato che si difendono - solo perché sono attaccati dai conservatori e dai clericali - autori decadenti, falsamente progres– sisti e populisti, e in quanto tali àa ri– pudiare, mentre si trascura l'esigenza di contribuire al sorgere di una lettera– tura marxista positiva. In verità questi sono motivi polemici che da parecchio tempo serpeggiano tra gli intellettuali comunisti italiani, e che emergono con veemenza ogni qual volta - raramente -· se ne offra l'occasione. Purtroppo la 22 bibliotecaginobianco miopia di chi solo a parole si oppone all'avanzata dell'estrema sinistra ha fi– nora impedito di trarre favorevoli con– seguenze da certe manifestazioni del complesso di impotenza diffuso fra .i marxisti per la loro incapacità a creare qualcosa di veramente nuovo Una prima confessione collettiva si ebbe già anni or sono in un lungo di– battito sul Contemporaneo prima ma– niera: quasi tutti gli intervenuti furono d'accordo sull'amara constatazione che nel dopoguerra la cultura marxista in Italia non aveva fatto alcun passo avan– ti da un punto di vista effettivamente creativo, limitandosi alla rimasticatura di citazioni dei suoi « classici ». In se– guito a questa bella conclusione, la :ri– vista che aveva ospitato il dibattito fu immediatamente ridimensionata nella formula e nella dirigenza dalla buro– crazia di partito. Si levò poi una voce soltitaria e accorata. Nel 1958 Cesare Cases, defi– nendosi un « paleomarxista », pubblicò un pamphlet in cui così scherniva la tendenza a « ridurre· la cultura in mera politica culturale >> nel periodo del boom comunista in Italia: « i marxisti neo– nati, anziché permanere per un po' di tempo nella benefica chiusura dove avrebbero àvuto modo di maturare, rompevano subito l'uovo e si aprivario qui alle commissioni giudicatrici dei concorsi universitari, là al compito di valutare a spron battuto questo o quel libro, film, esposizione di quadri, te– nendo d'occhio le alleanze culturali e ve– nendi>-a far parte di una massa d'urto che obbediva ad impulsi autonomi, si inseriva·in un giro di consorterie, di as– segnazione di premi letterari ecc., se– guiva da vicino le direttive dei funzio– nari politici, e lasciava tranquillamente per strada il marxismo ». Errori contingenti ed errori di dottrina Cases fu lasciato nella commovente illusione_che se non si fosse rotto troppo presto l'uovo, il pulcino delrarte comu– nista sarebbe diventato adulto, e con penne adeguate. La sua protesta - sof– focata d'autorità quella più ampia del Contemporaneo ~ sembrò la ripicca di un isolato e passò quasi inosservata. Ma evidentemente egli esprimeva uno stato d'animo generale ed insopprimibile de– gli intellettuali di sinis~ra, giacché que– sti per manifestarlo hanno adesso ap– profittato a tradimento dello spiraglio offerto da un dibattito che doveva ri– volgersi all'esterno in polemica con i cattolici, trasformandolo in una serrata polemica contro la politica culturale del loro partito. Certo, invece di ricorrere di anno in anno (mentre oltretutto si invecchia e si inacidisce) alla feroce de- • nuncia della propria impotenza, per gli· insoddisfatti sarebbe più utile coltivare seriamente il sospetto che i risultati ne– gativi non sono il frutto di errori con– tingenti, ma .connaturati alla dottrina da cui dovrebbe trarre ispirazione la « nuova cultura >, alla quale finora è stato concesso solo di condurre una cri– tica nichilista e di avallare gli esempi più triti del decandent_ismo.

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