Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

UN PlANO ASMATICO LA SCUOLA ITALIANA NON PUO' ATTENDERE 1119 dicembre 1959 la Presidenza del Senato trasmetteva alla Presidenza del– la Camera dei Deputati gli atti n. 129-A concernenti il disegno di legge, presen– tato dal Presidente del Consiglio, di con– certo con altri ministri, il 19 settembre 1959, dal titolo « piano per lo sviluppo della scuola nel decennio dal 1959 al 1969». In un periodo piuttosto breve, dun– que, di tre mesi esatti, il Senato aveva potuto approvare tale disegno di legge, considerato in qualche modo come toc– casana per i molti mali che affiiggono la scuola italiana. Uguale sorte non gli era però riservata alla Camera dei De– putati, dove il provvedimento, col N. 1868, è ancora all'esame; avendo ot– tenuto, dopo più di un anno di contra– stanti polemiche e discussioni in sede referente, l'approvazione soltanto in tale sede. Esso dunque è stato licenzia– to all'esame e valutazione dell'Assem– blea in sede legislativa, dove, è preve– dibile, si riproporranno le questioni sul– le quali gli schieramenti politici si sono impegnati a fondo, e segnatamente quelle relative alla scuola materna, al– la scuola dell'obbligo, alle borse di stu– dio, ai contributi delle scuole non sta– tali, alla scuola paritaria. Il fatto che la polemica sarà serrata su tali argo– menti, « impegnati » non deve, tutta– via, trarre in inganno sulla vera natu– ra del provvedimento di legge. Perché in realtà, esso appare nella sua sostanza più un piano finanziario per lo sviluppo di alcuni aspetti della scuola italiana, che un piano organico che tenda ad incidere in profondità nel sistema scolastico del nostro paese. In– fatti, se si considera che più della metà degli articoli della legge sono dedicati all'edilizia scolastica, appare evidente che il « piano » non assume né può as– sumere il contenuto e il valore di una riforma della scuola, la quale resta de– mandata ad una serie di altre leggi che gravitano attorno alla legge in argo– mento e che concernano: la scuola del- 12 bibliotecaginobianco Da due anni si trascina, nel– le commissioni e nei contat· ti priv~ti fra i capi «conver– genti», il dibattito sul «piano della scuola» senza che sia possibile intravedere nep– pure l'inizio della fine del suo « iter » parlamentare. l'obbligo, gli stati giuridici del perso– nale insegnante degli istituti e scuole di istruzione media ecc. Ma anche te– nendo conto del complesso di leggi pre– sentato dal Governo, a noi sembra che i problemi di fondo della scuola ita– liana vengono appena sfiorati. Non si è avuto il coraggio di porre in termini chiari e inequivocabili le proposizioni ideali dei cattolici in materia scolastica, né di fissare, in modo netto e preciso, una linea di marcia che indicasse ai partiti democratici ed ai partiti d'op– posizione cosa realmente voglia la DC in materia, ad esempio, di gratuità della scuola, di borse di studio, di as– sistenza scolastica, di scuola non statale paritaria, ecc. Il lavoro stesso di commissione in se– de referente è stato condotto a tentoni senza direttive valide degli organi re– sponsabili DC di partito, di governo, e di gruppo parlamentare, senza idee chiare, giocando di astuzia e spesso sperando di sorprendere gli oppositori, i quali, d'altro canto, non hanno fatto concessioni di sorta sopratutto su quelli che sono i motivi di fondo della loro opposizione alla scuola libera ed in ge– nere ad ogni forma di educazione ed istruzione o di assistenza che non rap– presenti una pura emanazione dell'at– tività statale. Gli arretramenti tattici e le controf– fensive di sondaggio non hanno portato a risultati positivi ed il provvedimento, • che dal Senato era stato già peggiorato rispetto al disegno governativo, ha do- vuto sottostare ad una macchinosa e spesso improvvisata anatomia che ne ha spezzettato gli articoli in modo tale che la ricomposizione unitaria ha spesso presentato serie difficoltà. Si è dovuto alcune volte cedere ed altre volte con– cedere allo scopo di giungere ad una qualsiasi approvazione che consentisse di procedere oltre nel lavoro di esame e di approvazione degli articoli. Cedi– menti e concessioni che hanno rappre– sentato, in molti casi, quasi una rinun– cia alla difesa delle posizioni ideali e dei punti programmatici dei cattolici sui problemi della scuola e della libertà dell'insegnamento ed una mortificazio– ne per coloro che nell'azione politica e lc-gislativa della parte cattolica avevano rispoto la più fiduciosa speranza. Per tale insufficiente decisione e per la man– cata fermezza orientativa, il disegno di legge sul « piano per lo sviluppo della scuola nel decennio dal 1959 al 1969 » è stato licenziato dalla commissione stes– sa lacunoso e inadeguato, sopratutto nei punti che dovevano assicurare alla scuo– la non statale il posto che le compete: nel vasto campo dell'istruzione; e v'è da disperare che l'azione che potrà es– sere svolta dalla Camera quando si di– scuterà in sede legislativa, varrà a ri– conquistare le posizioni perdute o tra– scurate. Tutto questo in quanto un pro– blema veramente « statuale » e diretta– mente collegato a valori assoluti di dot– trina e di principii è divenuto, per la regìa dei responsabili della « convergen– za », materia di piccolo cabotaggio poli– tico e di baratti, nel quadro della « re– sistenza ad oltranza » che essi hanno deciso di attuare sulle trincee della for– mula. Un attacco massiccio alla scuola pn– vata è in corso, condotto dal laicismo italiano e dai partiti di estrema sinistra, i quali gridano allarmati che la scuola statale è in pericolo per il tentativo dei cattolici di sfaldarla a favore della scuo– la non statale. Ma se i risultati conse– guiti con la legge sul « piano decennale della scuola> sono quelli qui iopra de-

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