Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

Libertà ed Occidente Avvenimenti gravissimi hanno scosso in profondità la vita politica dell'emi– sfero occidentale in questi ultimi tempi: tali fatti si possono sen'altro definire i più gravi dalla fine della guerra in poi perché rivelano in maniera inequi– vocabile che una crisi profonda sta tra: vagliando l'occidente. Di qua e di là dal!'Atlantico i rapporti fra Nord-Ame– rica e Sud-America, fra Europa ed Afri– ca si trovano ad una svolta decisiva. La crisi del sistema dei rapporti euro– africani porta un nome, decolonizza– zione, che non chiarisce interamente il significato del fenomeno storico in que– stione se non nel linguaggio scientifico della dottrina marxista. Nel linguaggio marxista il concetto di decolonizzazione esprime su scala internazionale lo stesso concetto che i.I termine « lotta di clas– si." » esprime sul piano nazionale. Se– condo la ideològia marxista esistono dei Paesi imperialisti come esistono dei padroni ed esistono dei Paesi coloniali sfruttati come esiste una classe operaia: non solo ma quelle classi che dominano nti Paesi capitalisti sono le stesse che impongono la loro volontà ed il loro sfruttamento ai paesi coloniali. Per il marxismo non esiste differenza sostan– ziale fra « l'imperiàlismo politico ,, del 1.i po praticato dagli europei in Africa cd « imperialismo economico» del tipo praticato dagli Stati Uniti nel Sud– Amerjca « attraverso una classe di go- 1·erno asservita al capitalismo nord– Americano ». Se i marxisti nell:i scala dell'evòlu– z.ione verso il comunismo hanno finora più duramente combattuto il tipo di dominazione europea lo hanno fatto solo per un calçolo preciso per legare le mani ad ogni intervento militare o po– litie0 à posteriori degli europei nei Pae– si di recente indipendenti. Tutti sanno cosa fosse l'Africa di ap, pena 50 anni fa: era ancora l'Africa di Livingstone e Stanlèy, Massaià e Sarvognian di Brazzà. Oggi l'Africa nera sta arrivando di colpo all'indipen– denza quando Paesi come lo stesso Egitto che pur vanta una tradizione millenaria hanno 1mp1egato circa 100 anni. 6 bibliotecaginobianco La politica americana verso le regioni africane in questo dopo-guerra si ricol– lega in sostanza alla vecchia teoria mer– cantilistica americana della « porta aperta » alla libera concorrenza sui vari mercati del globo. In altre parole gli Stati Uniti anch'essi alla ricerca di nuovi mercati hanno cercato di ripetere in Africa quanto già fecero nell'Ame– rica ex-spagnola dopo aver cacciato gli iberici. Tale politica è d'altro lato col– legata con tutto il sistema della politica liberale tradizionale la quale vede nella istituzione del Parlamento, anche nei Paesi con tradizione storica diversa da quella anglo-sassone, lo strumento per garantire le libertà politiche ed econo– miche e la palestra dove si possono sfogare le ambizioni politiche di coloro che abbiano interesse o vocazione alla vita pubblica. Il sistema, che ha fun– zionato piutotsto male che bene nello emisfero occidentale, lo si vorrebbe ora con ben scarsa fantasia applicare al– l'Africa. Il sogno americano è quello di una Africa saldamente poggiata sui capisaldi liberali della libertà politica ed econo– mica, aperta all'influenza statunitense e naturalmente !'lemica del sistema mono– litico e liberticida del comunismo. Ora però solo un cieco dogmatismo razionalista può permettere agli ameri– èani di credere in questa che più che un'illusione è una vera follia. Mentre tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo il liberalismo nazionalista cele– brava le sue glorie maggiori, oggi esso è giunto alla fine ed un nuovo sistema mondiale ispirato al marxismo si sta diffondendo attraverso i continenti. Gli americani vorrebbero applicare all'Afri– ca quello stesso sistema che è già fal– lito in maniera tragica a Cuba e mi– nacéia di travolgere in una vera cata– strofe· tuttà l'America Latina. Non vale poi nemmeno la pena di accennare àl problema se tutti gli àfri– cani, Lulua è Baluba compresi, siano maturi per il sistema parlamentare de– mocratico. Infatti ciò che già sta verifi– candosi in Africa è esattamente il con– trario di ciò che prevedevano gli ame– ricani ed i democratici razionalisti euro- pei: nei paesi di recente indipendenti o c'è il caos o il potere è nelle mani di un dittatore: dalla Tunisia al Senegal, dalla Guinea, al. Ghana, alla Costa d'Avorio e così via. Anche se qualcuno di questi auto– crati sono filo-occidentali anche in tal caso si verifica l'altra tesi comunista che teorizza per questi Paesi una ·classe di– rigente separata nettamente dalla massa del popolo e più o meno « dipendente dal denaro dell'imperialismo occiden– tale :i>. E davvero assai malamente certi capi negri cercano di sfuggire a questa logica rifugiandosi sul piano politico in un anodino neutralismo, il quale non fa che aumentare la confusione sul pia– no internazionale. Anche laddove la situazione sembra più stabile come nei Paesi arabi, dietro il nazionalismo è già iniziata una cor– rosiva critica razionalista al sistema mus– sulmano, che lascia il varco ~perto al– l'ultimo frutto, il più scientificamente perfetto del razionalismo, e cioè il marxismo. Dietro il furioso nazionali– smo arabo e negro, dettato dall'odio verso i vecchi dominatori, ai quali tutto debbono anche se la strada del progres– so civile fu per essi assai dura (ma quanto più dura fu per noi europei che dovemmo costruirla nei millenni pietra su pietra!) non c'è che il vuoto spi– rituale. E' inutile nasconderselo, le posizioni cristiane in Africa sono molto deboli e l'apparente ripresa del mussulmanesimo è legata al fatto negativo dell'odio al– l'Occidente. .Ma quale •era allora la stràda da se– guire? Le soluzioni trovate dall'Inghilterra per il •problema coloniale furono due: una lo sterminio totale della popola– zione indigena preesistente c◊n l'inse– diamento di colonie metropolitane, l'altra di educare, senza • mescolarsi troppo, (per dirla tol Toynbee) << con gli uccelli di diverso piumaggio », uria certa categoria sociale che maturasse legami economici e magari (ma non necessariamente) spirituali con la vec– chia madre Patria. La soluziònc trovata dai popoli la-

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