Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

speranza. Una fede che precipita nella astrattezza, in una « opposizione eter– na e sterile », in una posizione di natu– rale esaurimento che tende a soffocarla indipendentemente dalle pressioni ester– ne e dalle persecuzioni. E la sua batta– glia ideologica diventa quella di un predicatore per se stesso; che nella « at– tesa desolata » s'illude di star lavorando « per un'altra generazione»; e non si accorge che la sua stessa generazione l'ha ormai sorpassato e l'ha lasciato in– dietro. Sotto l'arido scett1c1smodell'idealista, fiorisce ormai solo la speranza del mate– rialista storico. Solo negli schemi eco– nomicisti trova ormai la possibilità di comprendere la storia; e solo dal « mo– vimento operaio » s'induce ad aspettare il rinnovamento della politica e della storia, la salvezza per il domani. Il suo pensiero politico è situato dun– que all'interno dell'illuminismo. Ed egli è in grado di comprendere esatta– mente ciò che rientra in quello schema (Si vedano ad esempio i suoi giudizi esatti sul movimento « democratico » dei cattolici e sui suoi futuri sviluppi). Mentre esula dalla sua comprensione tutto ciò che ne è fuori o che vi si op– pone (Si vedano i giudizi sulla civiltà dell'Italia « paese incivile di costumi africani»; o quelli sul Risorgimento ,1 rivoluzione mancata»). Inoltre egli proietta Io schema illuminista in una falsa prospettiva invertita. Con il che impedisce al suo pensiero la possibilità di trovare quella « verifica nel reali– smo » che tuttavia cerca. Il suo ideolo– gismo difatti non tende all'espansione ma a ripiegarsi su se stesso. La sua parabola non segna una evoluzione ma una involuzione. E conseguentemente la sua « rivoluzione liberale» non è una bandiera di rinnovamento ma un'eti- Lo STATO bibliotecaginobianco I « convergenti » si sono decisi o risolvere la crisi siciliano. chetta che qualifica un'assurdità ideolo– gica fine a se stessa, un anacronismo as– surdo ch'egli pretende di proiettare nel futuro, una utopia che la realtà presen– te smentiva sotto il suo sguardo, e che la realtà futura non potrà non seppel- lire nell'oblio. • L'unica nota che distingue Gobetti dagli « astratti predicatori », dai quali tiene a distinguersi, è la sua persona– lità morale; la nobiltà del suo impegno scevro di ogni calcolo demagogico o personalistico. Poiché in lui l'azione era il pensiero, l' « educare se stessi », la sua ideologia era in lui estremamente sin– cera, e intimamente sofferta. E al fal– limento ideologico fa da sfondo e da contrappunto la sua desolazione spm– tuale. Il dramma della sua anima senza fede chiusa in una « aridità spirituale » oppressa dalla « mancanza di carità ». E', il dramma di uno spirito intelligen– te che crede di poter rimpiazzare la mancanza della Fede con la fede neHa propria capacità razionalistica di attua– re la propria storia, e interpretare e guidare quella degli altri. Il suo fallimento ideologico e la sua desolazione pessimistica, come sbocco inevitabile della sua esperienza spiri– tuale, costituiscono in fondo il vero messaggio che indirettamente ci viene dalla sua opera. A. DE SANCTIS 9

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