Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

• ·Democrazia economica I consigli di gestione, nella retta interpretazione della dottrina sociale e cristiana, rappresentano il supera– mento del concetto liberale della proprietà e della tesi marxista della lotta di classe Abbiamo rilevato nello scorso numero come la dottrina sociale cristiana sotto– linei la esigenza di una stretta solida– rietà tra lavoratore, dirigente e proprie– tario dell'azienda per il raggiungimen– to di quel fine non soltanto economico . ma anche e sopratutto morale e sociale, che è altresì alla base di una vera demo– crazia economica e politica. Questa col– laborazione cioé, da realizzarsi nell'am– bito dell'azienda, deve orientarsi ad una finalistica beri più ampia che non quella della massima produzione nell'interesse del singolo, e contemperando gli ·inte– ressi di tutti i soggetti dell'impresa, realizzare un beneficio per tutta la co– munità. Il cosiddetto Consiglio di Gestione o di Fabbrica, può considerarsi, in tal senso, il primo gradino per il raggiun– gimento di questa solidarietà e di que– sta comune collaborazione, poiché esso ben si inquadra, attraverso una neces– sariamente graduale attribuzione di compiti e di responsabilità, nella pro– spettiva del superamento della lotta di classe e del sistema puramente salariale, indicataci dal pensiero cattolico: il pri• mo gradino,_in altri termini, verso la sostituzione del tradizionale contratto di lavoro con il contratto di società. D'altronde tener fuori il lavoratore dalla responsabilità dell'impresa, è fuo– ri della natura stessa della società, co– sì come noi la intendiamo, nella . ac– cezione più moderna ed al tempo sitesso più originale del termine; poiché non v'ha dubbio che il salariato è più vi– cino alla configurazione della servitù che non a quella della libertà, e per– tanto difficilmente può essere conside– rato un collaboratore ed un associato ·nella comunità. E' quindi evidente che il favorire 14 bibliotecaginobianco II tutte le forme di partecipazione e di collaborazione tra i diversi protagoni– sti del fatto produttivo, in modo da co– stituire operanti comunità di lavoro, nel ri~petto delle libertà e dei diritti dei singoli e nell'interesse della società, sia per i cattolici •un imperativo cate– gorico al quale non è possibile sottrarsi senza venir mono ai principii di giusti– zia sociale e della dignità della persona umana che sono alla base tanto di una dottrina quanto di una fede. La via abbandonata Ma il problema della realizazione e di una regolamentazione dei Consigli di Gestione è stato in verità affretta– ramente accantonato, nonostante le pri– me soddisfacenti esperienze - comun– que indicative e suscettibili di perfezio– namenti - e non sembra voler essere ripreso con l'attenzione e la decisione che merita, forse per il timore di essere facilmente afferrati nel gìuoco marxi– sta, per mancanza di una adeguata pre– parazione e di una forza educatrice e di indirizzo. L'abdicazione - chè di vera e pro– pria abdicazione si tratta - compiuta e dalla [)emocrazia Cristiana dopo le chiare enunciazioni di Napoli e di Ve– nezia (..... la ricostruzione economica del Paese non deve essere disgiunta dalla ricostruzione ·sociale ed ,in tal quadro si pone l'esigenza di definire e riconoscere la funzione nella azienda dei Consigli di Gestione quale avvio alla concreta affermazione della corre– sponsabifoà dei lavo,atori .....), e dalle ACLI dopo vari congressi dal 1950 in poi (..... tendere a porre in atto espe– rienze di una diretta partecipazione dei lavoratori sia alla responsabilità che ai risultati dell'attività aziendale per la definizione di più compiute forme as– sociative dell'impresa ..... avviare ad una democratizzazione dell'impresa con la esperimentazione dei migliori metodi· che siano espressione di sincera colla– borazione e stimolo a nuovi rapporti sociali .....) ha man mano cacciato nel dimenticatoio il pur fondamentale pro– blema, e resi sterili i primi sporadici tentativi, favorita in ciò d;illa irrespon– sabile condotta della CISL, che, nel dèsiderio di accentuare il suo neutrali– smo, ha da tempo abbandonato ogni problematica di indirizzo. Ma quale speranza possono ancora nutrire le forze cattoliche di attirare le masse lavoratrici, se abbandonano i presupposti di una dottrina che sola può differenzia:de dai sostenitori di concezioni avverse, siano esse liberiste o collettiviste? Il Consiglio di Gestione, come av– vìo alla realizzazione del contratto di società, poteva e può essere ancora un ottimo banco di prova sul quale impe– gnare a fondo le forze contra.stanti e chiarire senza possibilità di equivoci le rispettive posizioni e i fini reali perse– guiti sotto il paludamento della socia– lità. Superamento di antitesi Infatti da un lato i sostenitori del concetto liberale della proprietà conside– rano il Consiglio di Gestione come un esperimento di disturbo da evitare o comunque da realizzare secondo talu- . ne precise condizioni che praticamente ne annullano qualsiasi v·alore ed effi. cacia sostanziale. Esso dovrebbe avere soltanto funzione meramente consulti– va e qualora il datore di lavoro ritenes– se opportuno interpellarlo. I lavoratori chiamati a farne parte potrebbero sug– gerire miglioramenti e perfezionamenti te_cnici od organizzativi utili ad una maggiore pr~duzione e quindi ad un maggior utile per . il proprietario, ma ~enza essere introdotti o posti soltanto

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