Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

• Gli assegni familiari E' dei giorni immediatamente tra– scorsi la pubblicazione del parere del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro sul disegno di legge, pre– sentato dal Ministro del -lavoro e della previdenza sociale, recante modifiche al testo unico delle norme concernenti gli assegni familiari e la determinazione del Contributo per la Cassa integrazio– ne dei guadagni degli operai della industria. Già il CNEL, verso lo scadere del triennio precedente, in occasione del parere sul disegno di legge per la ri– scossione unificata dei contributi di previdenza ed assistenza sociale, aveva ritenuto che si dovesse provvedere « ad emanare un autonomo provvedimento per quanto riflette il settore degli assegni familiari in modo da adeguare i tratta– menti e nel contempo definire il proble. ma del finanziamento su base di settore o di mututalità generale~ (Parere n. 6/22 del 20 dicembre 1960); e su tale linea pare si muovesse la relazione a suo tem– po preparata dalla Commissione spe– ciale per la previdenza e l'assistenza sociale: il provvedimento che il Mini– stro del lavoro si prepara e presentare l'HIL alle Camere sembra, perciò, richiesto e comunque predisposto in accoglimen– to di un voto del CNEL. Ora il probema degli assegni fami– liari è certamente uno dei problemi più grossi della situazione previdenziale e assistenziale italiana che rivela, oltre il caos e l'elefantiasi legislativa di cui soffre tutta la nostra vita sociale, la carenza più assoluta di una qualsiasi organica visione di una moderna e corretta po– litica sociale; né qui si intendono ripe– tere le fin troppo ovvie considerazioni su una necessaria ed indilazionabile ri– forma di tutto il sistema previdenziale italiano. E' certo però che ragioni lo– giche e sistematiche avrebbero preteso che provvedimenti parziali, come quello di cui ci occupiamo, o, come l'altro, sulla unificazione dei contributi, andassero forse inquadrati, e posposti quindi, in una più ampia riconsidera– zione di tutti i problemi connessi. Ciò non deve impedire di riconoscere rea– listicamente ed equamente che il pro– blema degli assegni familiari viene co– sì posto all'attenzione del Parlamento e di tutte le categorie produttive ed un tentativo di soluzione viene ad esso in- Mcturità politico neJ Laos 24 bibliotecaginobianco al CNEL dicato: ed anche qui va ulteriormente sottolineata l'apprezzabile funzione di stimolo che il CNEL va assolvendo nel nostro Paese. L'istituto degli assegni familiari vie– ne introdotto in Italia con l'accordo in– terconfederale del!'Il ottobre 1934 tra la Confederazione degli industriali e quella dei lavoratori dell'industria in un momento particolarmente delicato della vita economica nazionale, in concomi– tanza col provvedimento di riduzione della settimana lavorativa da 48 a 40 ore, per ovviare il disagio conseguente alla contrazione delle retribuzioni; si rivolgeva, quindi, ai lavoratori del set– tore industria aventi figli a carico, e fu impostato sul principio mutualistico e di solidarietà, venendo il relativo onere ripartito tra i datori di lavoro e i lavoratori stessi. Da quella prima disposizione legisla– tiva dal 1934 la sfera di applicazione dell'istituto degli assegni familiari si estese sempre più, e sempre più disor– dinatamente, tanto che, recentemente, ·nel 1955, si è dovuto ricorrere all'ema– nazione di un testo unico che mettesse ordine in una simile congerie di norme. Comunque il sistema degli assègni familiari è articolato, per la legisla– zione vigente, su base di settori distinti per categorie produttive, nell'ambito di una Cassa Unica. Inizialmente i settori previsti erano quattro: industria; agri– coltura; commercio, professioni ed arti; credito, assicurazione e servizi tribu– tari appaltati. La caotica, e spesso dema– gogica, azione sindacale, ha portato ad un ulteriore frazionamento dei quattro settori in nove ed ha reso praticamente irrealizzabile il fine mutualistico che era proprio degli assegni familiari, attra– verso la valvola delle devoluzioni degli avanzi delle gestioni attive a favore delle gestioni deficitarie. Il nuovo provvedimento deve tendere, perciò, nel richiamo di questo riaffer– mato principio di mutualità generale, a sanare due ordini di problemi: finan– ziari e sociali. Il problema finanziario viene rappresentato da un conto patri– moniale passivo di .circa 90 miliardi

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