Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

D'altra parte, a Palazzo Borbone, que– sta sembra essere già stata dimenticata: l'adozione del sistema elettrico nel voto permette, infatti, ad ogni membro del parlamento di lasciare ad un collega la necessaria chiavetta. Diversamente van– no le cose al Lussemburgo, dove l'ado– zione del voto per divisione non lascia scappatoie ai Senatori. Le deroghe consentite, comunque - osserva il Denis - sono in pratica pa– recchie, talché sembra alla fin fine, che a proposito del voto personale, come del resto in altri campi, gli usi del par– lamentarismo francese abbiano prevalso sui -principi innovatori della Costitu– zione. L'esperienza applicativa delle nuove regole di procedura parlamentare non è stata, secondp il Denis, del tutto fe- lice. Le più importanti fra di esse, sul– le quali fecero affidamento i Costituen– ti del '58 per ristabilire un vero equili– brio fra i poteri dello Stato ed impedire il regime d'Assemblea, sono state ac– colte con tale sfavore che il loro man– tenimento, se dipendesse dal Parlamen– to, sarebbe assai dubbio. Le abitudini hanno gran peso· e non •sempre le leggi riescono a modificarle. Democrazia • economica I L'incessante progresso tecnico e pro– duttivo' l'era delle grandi conquiste scientifiche e della cosiddetta civiltà in– dustriale, non ha mancato di riproporre con il fenomeno ddla concentrazione dei mezzi di produzione, il vecchio pro– blema della amministrazione della ric– chezza nella società. L'antitesi tra b concezione liberale di una conservazio– ne della proprietà privata, che spesso ignora i diritti della società, e la con– cezione socialista di una proprietà del popolo che fatalmente si riconduce ad una dispotica funzione del gruppo o persona che rappresenta o dice di rap– presentare gli interessi della collettività, ha assunto ormai aspetti di insanabile lotta. Una lotta che spesso si è tradotta in posizioni d'urto quanto mai perico– lose e comunque controproducenti al fine di quello stesso prog!fesso civile che esse concezioni affermano di voler fa– vorire. Il superamento di questa antitesi è divenuto senza dubbio condizione indi– spensabile per il raggiungimento dì una concreta democrazia, una democrazia cioè che non sia soltanto formale od addirittura imposta per convinzioni al– trui, ma sentita ed operante in tutti gli strati della società. Si tratta in altre parole di realizzare non soltanto una democrazia politica, pur essa indispen– sabile e leva insostituibile di elevazione e di progresso, ma anche e soprattutto •una democrazia economica, attraverso la quale, con la migliore distribuzione della ricchezza e dei beni, ogni singolo individuo si senta partecipe e fattore del bene comune, soggetto e non og- Lo STATO bibliotecaginobianco Sono cadute nel dimen– ticatoio tutte quelle pro– spettive che avrebbero permesso, con il supera– mento delle concezioni classiste, l'avvento di un reale ordine ci vile e cristiano getto di una vita sociale intesa nel suo più alto valore umano e civile. Purtroppo, per quanto ci riguarda, l'Italia, non sembra che abbia progre– dito su questa via indicataci dalla stessa sociologia cristiana, che pone sia le con– cezioni liberiste sia quelle comuniste e socialiste fuori del diritto naturale e divino. Mentre in molte parti del mon– do si stanno compiendo passi notevoli verso quella partecipazione del popolo ai benefici ed alle possibilità aperte dal progresso e dalle conquiste umane, nel nostro Paese siamo ancora, in questo campo, allo stadio elementare. E, quel che più rammarica, è la con– statazione che questo stato di cose de– riva dalla mancanza di coraggio e di convinzione dimostrata dalle forze cat– toliche, alle quali sarebbe spettato di affrontare il problema, alla luce degli insegnamenti cristiani. Non sono man– cate certamente le enunciazioni di prih– cipio, i propositi più o meno sentiti, ma sul piano pratico poco o nulla è stato fatto, salvo qualche sporadico esempio che è stato realizzato per spontanea ini– ziativa da gruppi privati, e che ha per– messo qualche felice sperimentazione di partecipazione diretta dei lavoratori alla vita dell'azienda, primo indispensa– bile passo verso la realizzazione della democraz·ia economica, che è anche so– ciale e pertanto politica. Ciò è forse spiegabile per via del confusionismo e dello stato di equi– voco in cui,,vive tutto il mondo del la– voro cristiano, dal momento che coloro i quali avrebbero dovuto esserne guida e stimolatori, hanno invece preferito ammantarsi di una speciosa « neutra– lità », più consona probabilmente ai propri specifici interessi, ma apportatrice di disorientamento e di rallentamento nd naturale processo di avanzamento, e sul piano ideologico e sul piano sinda– cale e sociale. E così assistiamo da un lato al non interventismo delle ACLI, che dovrebboro forgi;re le forze del la– voro cristiano, e dall'altro al dispotismo della CISL che, pur dichiarandosi neu– tra, getta allo sbaraglio le forze cristia– ne in una deleteria lotta concorrenziale sul piano delle rivendicazioni con la comunista CGIL, dichiarandosi altresì disposta a considerare la possibilità di una sua unione con le forze marxiste da cui dovrebbe dividerla, se non altro per onestà un solco invalicabile. Altro che indirizzo ideologico o impostazione cristiana! Ecco perché oggi, sono cadute nel dimenticatoio, tutte quelle enunciazioni, tutte quelle prospettive, che avrebbero permesso, con il superamento delle con– cezioni classiste, l'avvento di un reale ordine Civile e Cristiano, oltre natu– ralmente quella differenziazione dalle altre forze politiche ed economiche che, se non avviene sul..piano ideologico, è del tutto impossibile su ogni altro piano. (continua a pag. 18) 15

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