Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

I negoziati di Evian Sullo sfondo della " questione,, algerina si delinea in modo sempre più chiaro la prospettiva di un in– tervento massiccio delle forze che oggi contrastano per la supremaz1one nel mondo Il mese di aprile potrebbe essere de– cisivo per l'evoluzione del problema algerino; questo almeno è quello che da alcune settimane va sostenendo la grande stampa mondiale. Il generale De Gaulle ed il presidente tunisino Bur– guiba hanno ripetuto a diverse riprese che il 1961 sarà l'anno «,X» per la de– finitiva pacificazione dell'Algeria. Sen– za voler contraddire tanto autorevoli previsioni, che del resto hanno il pregio <l'essere motivate dal desiderio di por fine alla guerra che dura da sette anni, ci limiteremo ad osservare che i più in– fluenti membri della ribellione algerina ricordano ad ogni pie' sospinto che « se si può pervenire alla pace, è anche ve,ro che la guerra può continuare con me– todi più duri di quelli impiegati fino a questo momento». Ammettendo pure che queste affermazioni siano dettate in parte dalle necessità propagandistiche, una considerazione d'Qrdine generale si impane. Da un lato i dirigenti occidentali, dei « paesi « nuovi » filoccidentali e financo d1 quelli che passano per essere i cam– pioni del neutralismo (RAU ad es.) subordinano il « negoziato », alle con– cessioni che ognuna delle parti dova:à fare, e naturalmente la Francia innan– zitutto, principa:le interessata. Dall'aitro gli uomini della ribellione, sostenuti de– cisamente dai paesi del blocco comu– nista, si dicono pronti .a « discutere » con Parigi, ma aggiungono subito dopo « la guerra può continuare ... », il che significa che se nel corso delle discus– s10ni i negoziatori francesi non consèn– tiranno di accettare le pretese dell'FLN, quest'ultimo continuerà a battersi. Con tali prospettive si parla ora della Conferenza di Evian. Cosa vuole l'FL~ La posizione dell 1 a ribellione è chiara. dirigenti FLN, siano essi moderati o « duri », come con troppa .facilità gran parte della stampa occidentale ha voluto Lo STATO bio11 inobianco dividerli, intendono pervenire a1 se– guenti obbiettivi: a:iconoscimento da parte della Francia del cosidetto « go– verno provvisorio ·della repubblica alge– rina»; indipendenza dell'Algeria; riti– ro delle forze militari francesi; ricono– scimento dell'appartenenza del Sahara al– l'Algeria. Essi ammettono d'esser d'ac– cordo cori la Francia sul principio del– l'autodeterminazione, che dovrà però esser applicata dopo l'accettazione di Pa– rigi delle suindicate esigenze. Un'auto– determinazione applicata in tali condi– zioni non sarebbe che un atto f armale la cui democraticità verrebbe infirmata all'_origine. Non si può nemmeno parla– re in questo caso di una « predetermi– nazione », ma semplicemente di una « sanzione » pubblica inflitta alle popo– lazioni algerine. Quando si pa<rladi FLN si dice pure: tutte le forze internazionali che per un verso o per Faltro hanno interessi in comune con la ribellione. Vale quindi la pena di ricordare quali sono le posizioni degli stati che danno la loro aclesione all'FLN. La Tunisia. Il presidente Burguiba e il suo uomo di fiducia Masmoudi, con– siderano necessario l'accordo tra l'FLN e la Francia. Secondo \1 loro punto di vista tale intesa dovrebbe• essere rag– giunta grazie a concessioni reciproche. i,a Francia dovrebbe garantire •l'indi– pendenza dell'Algeria e riconoscere contemporaneamente il « GPRA ». In cambio la ribellione accetterebbe la pre– senza di truppe francesi in alcune basi strategiche (in particolare Mers-el– Kebir). Il piano tunisino prevede d'altra parte una unione magrebina (comprendente il Marocco) che dovrebbe stringere ac– cordi diretti con la Franc'ia. Una sorta di supercomunità, insomma, a struttu– ra più economica che politica. Per quanto concerne il Sahara, pro– prio la Tunisia ha presentato alla con– ferenza dei Paesi arabi di Bagdad, nel gennaio scorso, un ·piano Ji interna- zionaLizzazione delle fonti di energia sahariane, che ha ricevuto l'appoggio degli. Stati Uniti. Il piano comprende due elementi: 1) Il Sahara verrebbe at– ta:ibuito all'Algeria, ma tale riconosci– mento, in realtà, sarebbe puramente formale. 2) Verrebbe formato un con– sorzio di tutela, comprendente tutti i paesi aventi interessi nel Sahara ed i paesi limitrofi. A tale organismo ver– rebbe devoluto il controllo politico del territorio e il controllo economico. Il Marocco. La sua posizione è per il momento incerta, poiché la morte del Sultano Maometto V ha scatenato una lotta di fazioni, nessuna delle quali è riuscita a prevalere ancora sulle altre. Apparentemente la politica del Sultano Hassan II sembra in equilibrio tra quel– la di Tunisi e quella del Cairo. La R.A.U. Il presidente Nasser ha as-– sicurato. il pieno e completo appoggio all'FLN. Tale appoggio è condizionato dal principio del panislamismo, quindi da un'equidistanza nei confronti dello Occidente. Tutti gli osservatori hanno rilevato comunque che pure il Cairo ha in.vitato l'FLN a reca,rsi ad Evian per incontrarsi con i rappresentanti francesi. Il gesto è « insolito », ma è dettato dalla necessità di controbilanciare l'iniziativa di Burguiba. Al Cairo però i rappresen– tanti dell'FLN sono stati consigliati di « tener duro », ma di non andare oltre alle- proposte avanzate dalla Tunisia sul– la questione del Sahara. Al contrario, su questo problema, pure il Cairo si sareb– be deciso a dare il suo accordo di mas– sima per un consorzio internazionale. Blocco Comunista: Mosca e Pechino, e con loro i governi di Praga, di Sofia e quello « neutralista » di Belgrado, rap– presentano da tempo l'unico e più im– portante sostegno della ribellione, tanto sul piano internazionale che su quelli più concreti degli armamenti e delle forniture d'ogni genere. Il blocco comu– nista ha già stipulato accordi « da go– verno a governo » per la costituzione di quattro divisioni motorizzate e •di al– meno sei divisioni di fanteiria, per la fornitura di aerei e per la formazione degli istruttori necessarii. L'ultimo ac– cordo in ordine di tempo (dopo quelli del giugno 1959 e 1960 con la Jugosla– via, del settembre 1960 con Pechino, dell'ottobre 1960 con Mosca) è inter– venuto il 7 febbraio scorso a Praga con il governo cecoslovacco alla presenza del « Minist,ro delle Finanze » Ahmed Francis (lo stesso dei negoziati di Evian, lo stesso che la stampa occide:.1-

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