Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961
bi della democrazia del primo dopoguer– ra ed il tentativo di offrire una bas': metafisica al mazzinianesimo, consirl~– rato come la giusta ideologia poli '.i~a. L'hegelismo rivela anche in questo caso la sua attitudine a valere come prolegomeno al marxismo. Il primo scritto , francamente marxi– sta è un inedito del '27 sulla conce– zione materialistica della storia. E' stato l'elemento più specificamente mazzinia– no della precedente sintesi del Moran– di a cadere. Il nuovo scritto coglie in Marx pro– prio quel nucleo di pensiero che lo differenzia ed oppone al Mazzini, cioè la negazione dell'idea filosofica e mo– rale come forza motrice, come guida della storia. Abbandonando la concezione della sacra immanenza mazziniana, Morandi ora apprezza in Marx proprio la ca– pacità di dissacrazione del profano. « Egli toglie l'aureola della santità a ciò che è profano, rende nei suoi lineamenti mortali ciò che è caduco nel tempo >>. L'immanentismo mazziniano gli ap– pare (e giustamente) come un'avventu– ra del sentimento, non come una co– struzione di salda e possente razio– nalità. 32 aginobianco Nel '27 Morandi è già completamen– te marxista : il mazzinianesimo ha avu– to un valore pedagogico che non ab– bandonerà mai la personalità di Moran– di e gli conferirà sempre un senso reli– gioso dell'azione politica, in cui consi– sterà il fascino del suo modo di essere e l'efficacia formativa, intenzionalmen– te compresa ed accettata, della sua azione. Gli scritti si fanno poi puramente politici ed è quindi difficile cogliere quanto di Hegel sia rimasto vivo in Morandi : sembra però dirsi che ormai Hegel vive in lui soltanto attraverso il marxismo. E tuttavia i temi morali della sua giovinezza si fanno vivi anche nella sua stagione cli virilità. Se si legge l'opuscolo « La pace so– ciale assicurata dal fascismo >> si sente l'amore per la solidarietà internaziona– le, il senso dell'universalità umana fre– mere in lui e dare alla pagina politica incisività e calore. Il senso dell'unità umana e la critica del nazionalismo rimane la bussola ideale di queste pagine, il filo ininter– rotto che collega il Morandi marxista al Mor:mdi mazziniano. In questo scritto importa anche nota– re il senso non burocratico del socia- lismo, la difesa dell'autonomia operaia e contadina, e l'ideale, di forma uto– pistica, sulla democrazia diretta e sul– l'autogoverno operaio che ha certamen– te valore anche di differenziazione e di critica dal modello staliniano. E' anche negato, fuggevolmente ma chiaramente, il valore universale di tale modello. Così queste prime pagine morandia– ne indicano remi e problemi che non hanno perduto nè di significato mora– le nè di attualità politica. Un poco di Mazzini giova molto ai marxisti, dà a loro calore ed umanità (oltre che ad alimentare la loro autonomia di pen– siero). Non siamo mazziniani e non abbiamo di Mazzini pensatore il con– cetto del giovane Morandi. Eppure l'eti– ca mazziniana ha mostrato (e non so– lo in questo caso) la sua attitudine a formare personalità morali. Ci pare sia questo un'indicazione che nasce dal va– lore di biografia spirituale di questi primi scritti morandiani. G. B. B. Rodolfo Morandi, La democrazia del socialismo 1923-1927, Tori– no, 1961.
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