Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

IL PORTICO Panorama culturale E' di prammatica per quanti intin– gono la penna nell'i~tento di redigere panorami sulla situazione culturale to– rinese richiamarsi ai nomi del fonda– tore del partito comunista Antonio Gramsci e del direttore di « Rivoluzio– ne Liberale n Piero Gobetti servendosi di questi due nomi per dimostrare che la matrice ideologica degli intellettuali che vivono all'ombra della Mole è « progressista n. In questo modo, ad opera della pub– blicistica di sinistra, si è andato ali– mentando un vero e proprio mito, quel– lo degli scrittori, dei letterati, degli storici, dei filosofi che, vivendo in una città tipicamente industriale, cc la culla del movimento operaio», sono impe– gn;1ti politicamente, per rinnovare Je ,trutture economiche e sociali del paese. Un mito di enormi proporzioni che ha fatto dimenticare uomini di primo piano che a Torino sono vissuti ed han– no operato, dai risorgimentali Balbo, Durando, Gioberti, D'Azeglio ai più moderni Pastonchi, Cena, Thovez, Am– brosini, Burzio, per citare alla rinfusa– qualche nome illustre. La stessa personalità di Cesare Pa– vese, che tante suggestioni parve eser– citare nel dopoguerra, tende a scolorir- 5i e a diventare un caso di decadenti– ,mo, da relegarsi accanto all'ingiallito e tramontato crepuscolarismo di Guido Gozzano. Nel nuovo clima artificioso, ,reato sapientemente dagli intellettuali .:omunisti, coloro ·che non accettano u– ,1a posizione settaria, ma si manten– gono su di un piano di serietà critica e di obiettività, non hanno diritto di cittadinanza, sono visti con sospetto t giudicati con acrimonia e ma] animo. bib Tipico è i] caso di un serio pensa– tore cattolico il quale ci confessava a– maramente che da quando si è distac– cato dall'ambiente di sinistra, operan– do una revisione del suo pensiero, ha trovato e trova un'enorme difficoltà a pubblicare le sue opere. Lo STATO caginobianco Così come i nomi di Augusto Guz– w, uno dei filosofi più rappresentati– ,i dello spiritualismo cattolico, di Lui– gi Parkynson impegnato in una seria e originale elaborazione estetica, di C;irlo Mnzantini un neo-tomista d'in– dubbio valore, dell'idealista critico Gal– lo Galli, non hanno trovato posto in un saggio scritto per un volume su Tori– no, di recente pubblicazione, soltanto perché non partecipano alla vita ccuffi– ciale n della cultura di sinistra. Mentre il nome di Nicola Abbagna– no, caposcuola dell'esistenzialismo posi– tirn, dal cui magistero escono i più intransigenti assertori del neo-positivi– smo logico, viene additato come quel– lo di un vero maestro. E si capisce fa– cilmente il perché; al di là del valore scientifico, che qui non vogliamo met– rerc in discussione, Abbagnano è im– pegnato politicamente a sinistra e fu uno dei firmatari del manifesto, pub– blicato qualche settimana prima delle elezioni amministrative sull'ccEspresson e sul ccMondo», con cui si invitava a rnt:irc per il partito socialista. .,intomi questi cli una situazione 01 resante contormismo, di chiusura men– ca!e, di poca liberalità, che indicano il grado di precarietà in cui versa la vita culturale torinese, dove qualsiasi ini– ziativa per trovare consensi ed interessi ùeYe necessariamente colorarsi di rosso o, per lo meno, svolgersi all'ombra del radicalesimo. Dall'ambiente accademico a quello g1ornalistico, da quello dei circoli cul– turali a quello dei salotti mondani, gli mtelettuali di sinistra, che dispongono di una platea pronta in ogni momento nd applaudirli, fanno il bello ed il cat– livo tempo, in modo che ad una opi– nione pubblica disattenta e distratta può apparire che soltanto a ccsinistra» vi ,1a intelligenza ed ansia creativa. An– çhe quando ci si trova in presenza di biufl di enormi proporzioni. .f. chi subisce maggiormente l'influen- GI torinese za di una simile impostazione propa. gandistica sono le nuove generazioni : i giovani che leggono, che frequentano le conferenze ed i cineclubs che, non avendo fino ad oggi (ma auguriamoci che non sia sempre cosi) nessuna pos– sibilità cli scelta, sono costretti ad ascol– tare una voce che viene da un'unica direzione. Quando leggiamo scritto, in chiave a– pologetica, su ccTorino 1%1 »: <e l' ac– ,ennata disposizione più vistosamente si rileva in una lunga schiera di sag– gisti giovani e no che assicurano alla città una precisa atmosfera. Si tratterà qui degli studiosi della Resistenza, co– me Giorgio Vaccarino, Paolo Serini, Galante Garrone, Norberto Bobbio cht svolgono una funzione culturale e ci– vica che non trova riscontro, per som– ma e qualità di lavoro, in un'altra cit– tà», non possiamo meravigliarci. Forse in nessuna altra città come To rino è avvertibile la presenza organiz– zata, in senso gramsciano, di un visto– , 0 gruppo d'intellettuali che hanno la possibilità di scrivere, pubblicare, in– ccrpretare la storia in quella chiave i– deologica che a loro è congeniale. Ricordiamo il comunista Paolo Spria– no che ha pubblicato di recente un h bro sulla Torino operaia del primo do– poguerra e Raimondo Luraghi, un gio– vane professore, collaboratore prima dell' ((Unità » e ora della <e Gazzetta del Popolo » dedicatosi a cc ridimensionaren la storia degli ultimi cinquant'anni. Sul piano letterario analogo è il ca– ~o dello scrittore marxista Giovanrj Arpino autore de <e La suora giovane ». da cui si sta ricavando il soggetto pec un film, e de <e Le mille e una Italia», >JScitiper i tipi dell'editore Einaudi. li centro di questo movimento è da ricercarsi, senza alcun dubbio, nel so dalizio dell'ccUnione Culturale» c~ con ccLa Consulta 1>e ccIl circolo delfa Resistenza » fu promotore di una serie :li conferenze al Teatro Alfieri dal 6 25

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