Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

bib L'offensiva anticom11nista Un importante articolo comparso sui quotidiani statunitensi a firma del no– to giornalista Eugene Lyons, intitolato « Il grande piano dei comunisti per la conquista del mondo))' si chiude con questa frase significativa: « La gran– de speranza - e finora la sola speran– za - è che noi del Mondo Libero ci si appresti a un'efficace difesa e a una coraggiosa controffensiva contro il Co– munismo, prima che sia troppo tardi». Il richiamo giunge quanto mai op– ~ortuno. Un antico precetto dell'arte militare ricorda che la vittoria di solito spetta all'esercito che attacca, non allo esercito che si clifencle, cioè che attua una tattica imperniata sulla mera di– fesa. Sono evidenti i profondi motivi psicologici che ispirano questa aurea massima: la convinzione di essere dal lato della ragione e ciel diritto spinge all'azione e a sua volta l'azione rinfor– za i motivi razionali della persuasione, mentre l'inerzia pratica e il dubbio teo– rico si accompagnano e reinHuiscono lo uno sull'altra. Or il cosiddetto « Mondo Libero » ha fino ad oggi subita l'iniziativa ag– gressiva del Comunismo, e si è limitato soltanto a fronteggiarla. E' chiaro che se esso vuole riuscire vittorioso nella grande contesa, deve passare decisa– mente alla controffensiva, mentre è an– cora in condizione di farlo. Ciò posto, si apre l'adito ad una se– conda riflessione. A che una controf– fensiva sia efficace occorre che l'eserci– to contrattaccante sia compatto e deci– ,o, e non offra nella sua struttura del– le crepe e delle carenze capaci di favo– rire l'azione e la resistenza del nemico. 0corre, in altri termini, indagare se non ci siano nella struttura giuridica delle Nazioni libere delle contraddi– zioni e delle lacune, annidate proprio in principi accettati da tutti per la loro falsa evidenza, le quali offrano per ciò stessoal nemico le armi della vittoria e nd contempo si:..no idonee a diso– rientare e a paralizzare psicologicamen– te i difemori della cittadella della Li– bertà. Lo STATO ljayinobianco del prof. CARMELO OTTAVIANO direttore dell'Istituto Universitario di Magistero di Catania La fondamentale di queste contrad– dizioni è quella di ammettere nelle As– semblee legislative, alla pari con i rap– presentanti dei Partiti rispettosi della libertà, i rappresentanti di quei Partiti, i quali apertamente si propongano l'a– bolizione d:::11a libertà medesima e l'in– st::iurazione delb Jittatura nel caso 6lel– la conquista legale della maggioranza da p::irte loro. A quale titolo infatti i di– fensori deJla dittatura possono sedere accanto ai difensori della libertà goden– do di tutti i privilegi che quest'ultima concede a quanti la riconoscano e la difendano, ma nel conte:mpo propo– nendosi di sopprimerla del tutto, qua– lora ottengano la maggioranza dei suf– fragi? Quale contraddizione più palese cli questa? Ma donde b contraddizione nasce e dove l'errore si annida? E' evidente che è il principio stesso della maggioranza il «cavallo di Troia)) mediante il quale i Comunisti si intro– ducono nelle libere Asssemblee e ne scardinano e rovesciano il funziona– mento. E qui si pone il problema. Chi con– quista la maggioranza dei suffragi in una libera sompetizione ha il diritto dì sopprimere la libertà, una volta che raggiunga il potere? Ossia, è il princi– pio di maggioranza un principio con– forme alle norme della logica e della morale, o si nasconde nella sua portata illimitata un sofisma lesivo dei airitti dell'individuo, e sopratutto del suo più grande bene, la libertà? E' necessario p@rre attentamente i termini della questione, onde aprire l'adito alla sua soluzione logica e quin– cJi passare alle applic;,izioni pratiche. E' infat~i doveroso questo « esame di co– ~cienza », questa revisiene d'i Jtrindpt accettati comunemente da tutti i difen– sori del Mondo Libero, affinché, una volta che essi siano rettificati, la luce della Ctilnvinzione razionale dia forza e rnerenza alle decisioni dell'ordine pra– tico. Il problema è esattamente questo : Un gruppo, il quale, in un aggregato sociale, raggiunga la maggioranza nu– merica, ha il diritto di imporre la sua volontà a legge dell'intera collettività? Ha, cioè, il diritto di imporre un de– terminato complesso di nonne del vi– vere associato ai gruppi che costitui– scono la minoranza, e di comeguenza all'individuo singolo? E' ovvio che ogni imposizione alla volontà del singolo, che suoni coazio– ne alle sue convinzioni ideologiche e all'esplicazione delle sue attività prati– che nel terreno in largo senso politico ed economico, sia da ritenere come una attività essenzialmente ingiusta. In ba– se a quale principio o considerazione teorica essa si giustificherebbe? In base al detto principio del nu– mero? Ma che cosa assicura che quanto cor– risponde alla volontà del gruppo di maggioranza n@n sia una odiosa op– pressione dei diritti della minoranza, e quindi del singolo? Se la maggioran– za di un gruppo sociale si accordasse, per ipotesi, nella determinazione di sopprimere le persone fisiche degli in– dividui costituenti la minoranza, la sua deliberazione acquisterebbe forse il va– lore di una norma etica, per il fatto di essere oggetto della volontà della maggioranza? :No davvero. L'individuo è il supremo dei valori, non foss'altro per l'evidente considera– zione che il gruppo non è che la som– ma o rimltante degli individui che lo

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