Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

Pubblichiamo questo scritto di un russo in esilio, che sostiene concetti giusti e fondamentali. Occorre ben distinguere la solidarietà con il popolo russo da quella con lo Stato sovietico: essa è la chiave per ben individuare la volontà di pace dal compromesso ideale e dal cedimento reale. La forza di libertà e di pace sta nel popolo russo, non nel comunismo sovietico. E questa forza sarà potenziata non dal cedimento pratico, ma dall'intran– sigenza ideale, morale e civile degli uomini che credono nella religione e nella libertà e degli stati ohe non hanno rinnegato ancora questi principi. Una Russia libera per un mondo libero « Il solo vero problema che si pone nelle circostanze in cui ci troviamo, il solo al quale è vitale trovare una ur– gente soluzione, è quello di riuscire a sfondare il muro della menzogna che separa le cosìdette « repubbliche popola– ri » dal mondo libero. Si deve far sì che la voce della Verità giunga finalmente a tutti i popoli sovietizzati, e sopratutto ai duecento milioni di russi, senza l'aiu to dei quali è assurdo pensare di poter distruggere il comunismo internazio– nale ». Questo, in sintesi, il tema di un lungo articolo dell'accademico di Fran– ci~ Wladimir d'Ormesson, pubblicato nel numero di novembre scorso della « Revue de Paris », autorevole rivista d'oltraìpe alla quale collaborano da ol tre sessantasette anni i nomi più illustri del mondo intellettuale francese. La tesi sostenuta con passione dal d'Ormesson, tra l'altro figura assai no– ta ed apprezzata anche negli ambienti culturali e politici della nostra capitale, ove egli rappresentò negli scorsi anni il suo paese presso la Santa Sede, non po– trebbe essere di maggiore attualità ora che le forze sane dell'occidente sem– brano aver compreso che per sopravvi– ve-re occorre lasciare da parte le chiac– chiere e passare all'offensiva scatenando al più presto contro l'invadenza marxi– sta-leninista una implacabile guerra psi– cologica. L'idea dell'eminente diploma– tico francese, quando insiste sulla ne– cessità di allacciare un contatto diretto con il popolo russo, nasce dalla fidu– cia che egli nutre in ciò che viene co– munemente definito « l'anima russa». Interessante la distinzione che egli vede tra Russia storica e URSS: la Russia millenaria sarebbe sempre viva nella coscienza delle· sue masse, mentre 10 ~vag•nobianco di EMANUELE GOUSSARD l'URSS non sarebbe che l'espressione di un flagello transitorio, così come lo fù a sùo tempo la dominazione tartara. « Ho preso cura di scrivere URSS e so– vietici - egli spiega - mai avrei scrit– to: la Russia P. i russi. Il popolo russo è fuori causa. Noi lo conosciamo que sto popolo e lo amiamo fraternamente .... nemmeno per un istante commettere– mo l'orribile ·ingiustizia di pensare che esso potrebbe rendersi complice delle menzogne e dei misfatti dei suoi pa– droni ». Wladimir ,d'Ormesson è con– vinto che il grande popolo slavo, che nel - corso dei secoli contribuì così no– tevolmente allo sviluppo della nostra comune civiltà cristiana, non può es– se-re cambiato nonostante il diabolico « làvaggio del cervello » praticatogli per oltre quarant'anni dai tiranni comuni– sti. Ma riconosce tuttavia che il bava– glio che gli è stato imposto nonché l'as– senza totale di qualsiasi mezzo di in– formazione, hanno fatto sì che questo popolo non è più ·in grado di rendersi pienamente conto verso quale immane· catastrofe lo stia conducendo, a tradi– mento, la criminale politica sovietica. Sta a noi, se vogliamo che i russi ci diano una mano per salvare il mondo dal pericolo di una tremenda terza guerra mondiale, di gridar loro la Ve– rità. Questa è l'unica arma veramente efficace di cui può e deve disporre l'Occidente prr la salvezza di tutta l'umanità. E questa d'altronde è l'ar– ma che i governanti sovietici mostrano dt temere più di qualsiasi bomba H (basti pensare per esempio alla colossa- le . rete di disturbi radiofonici, creata dai comunisti nell'intento di impedire alla voce del mondo libero di penetra– re nel loro ~<paradiso». Scrive giusta– mente a questo proposito il d'Ormesson che la scienza moderna compie ogni giorno tali conquiste sorprendenti che essa potrebbe pur trovare il modo di neutralizzare questi « rumori » e far passare la Verità oltre il muro eretto a difesa della menzogna). A tonclusione della sua tesi, esposta con una logica impressionante, e con uno stile che de– nota oltre che una competenza di pri– missimo ordine, anche un carattere ge– neroso e leale, Wladimir d'Ormesson ammonisce l'opinione pubblica occiden– tale a non lasciare nell'oblio i duecento milioni di cristiani russi cui vanno ag– giunti gli altri ottanta milioni di euro– pei resi schiavi dai comunisti, che sono lì accanto a noi, più vicini di quanto non lo si creda, pronti ad ascoltare una voce amica, a stringere una mano li– beratrice. Certo non si può negare che l'idea, d'altronde non nuova, di ricorrere al colloquio diretto con i popoli oppressi sia fondamentalmente giusta. E il fatto che la sua applicazione pratica su va– sta scala sia tutt'altro che facile non dOJ.– nebbe scoraggiare gli ambienti respO-'h– sabili occidentali dal tentare anche qlà:e– sta via, visto che tutte le formule a cui fin ora si è fatto ricorso per fermqire il dilagare del cancro bolscevico si sono dimostrate nulle. E poi, forse che si potrebbe ignorare che il successo del <èò– munismo internazionale è dovuto ~~ massima parte al diritto che esso si è. arrogato di svolgere la sua subdola propaganda direttamente tra le masse del mondo libero, trascurando spudora-

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