Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

Lo Stato e la criminalità Sarebbe illusorio pensare che i riflessi negativi della delinquenza rimangono arginati nelle mura dei penitenziari, poichè queste sono una barriera ideale che la realtà sgretola e distrugge Di fronte al dilagare della cnmma– lità, è lecito domandarsi se il nostro si– stema penale sia veramente idoneo ad '1ssicurare la difesa della società dal de– litto e se ci si debba arrendere, accettan– do la delinquenza come un male crom– co e insanabile del consorzio umano. Il fenomeno della delinquenza allar– ma l'opinione pubblica e suscita un vi– vo senso di reazione, allorché si mani– festa in crimini di particolare· crudeltà ed efferatezza. Tuttavia l'effettivo clan– .no che il delinquente arreca alla socie- tà non è sempre valutato in tutta la sua vasta portata. Danni per la comunità Sarebbe interessante, ad esempio, po– ter st:ibilire quanto la delinquenza co– sti in termini economici. Nel calcolo dovrebbe rientrare l'enorme impiego di uomini e di mezzi destinati alle forze di polizia, di cui si continua a chiedere l'aumento per potenziarne l'efficenza, il dispendioso apparato della giustizia pe– nale, le cui spese ricadono sugli auto– ri dei reati solo nella previsione del le– gislatore, ma che, nella realtà, sono per la quasi totalità sostenute dal pubbli– co denaro, ed· inoltre il carico finanzia– rio delle istituzioni penitenzia;ie che in Italia, ospitano in permanenza un vero e proprio esercito di uomini, la cui presenza media giornaliera oscilla fra le trentamila e le quarantamila unità. Si aggiunga a ciò lo sforzo immane, anche se non sempre organico e produt– tivo, che la pubblica e la privata assi– stenza compiono per sopperire ai biso– gni dei famigliari dei detenuti, in par– ticolare dei figli minorenni, e dei libe– rati dal carcere. Si avrà così un totale di decine .di mi– liardi che ogni anno grava sul bilancio economico della Nazione con un di- 14 bibliotecaginobianco spendio impressionante di ricchezza che, allo stato dei fatti, appare quasi completamente improduttivo. Se poi il. calcolo si estende a considerare il lucro cessante che deriva d'alla diserzione dei delinquenti dal processo produttivo del– la Nazione, la sottrazione, temporanea o definitiva, alle forze del lavoro delle vittime (si pensi che solo gli omicidi colposi -e dolosi cagionano una morta– lità maggiore di quella conseguente a ogni malattia singolarmente considerata come, ad esempio, il cancro), ne risul– terà un ulteriore impressionante depau– peramento. Questi, peraltro, sono gli effetti eco– nom1c1 immediati della delinquenza. ma no12deve ignorarsi che la criminali– tà ha ancora più vasta attitudine dan– nosa poiché essa spande un alone vi- ~ ·schioso, che contagia, nelle più diverse maniere, individui di ambienti più o meno prossimi a quello del delinquen– te, i quali si avviano a riprodurre ana– loghi e più gravi danni. Non è quindi una frase retorica il dire che la delinquenza rallenta e osta– cola il progresso sociale, se, pur senza tener conto degli aspetti etici del pro– bl~ma, possiamo fare così tragiche co– statazioni. Complessità del fenomeno Chiunque sia interessato alla conser– vazio_ne-e al progresso della· società non può ignorare il problema della delin– quenza, dichiarando che la sua soluzio– ne è solo compito della polizia e dei · giudici. Non si dimentichi, infatti, che la so– cietà è un corpo complesso, ma unita– rio nella sua complessività, e che non è pensabile un progresso che comporti un evoluzione disarmonica di alcune sue parti. Sarebbe illusorio pensare che i rifles– si negativi della delinquenza rimanga– no arginati nelle mura dei penitenziari poiché queste sono una barriera ideale che la realtà sgretola e distrugge. E' doveroso, quindi, mentre scienza e tecnica sconvolgono i canoni fonda– mentali della vita e tutto penetrano e innovano, domandarsi se il diritto pe– nale e le procedure in uso risultino an– cora validi di fronte alle moderne acquisizioni scientifiche sulla persona– lità umana o se essi non siano, piutto– sto, anacronistici strumenti pigramente ereditati ed accettati senza beneficio d1 inventario. Lungi da noi l'intenzione di cnttcare e sottovalutare l'ingrata fatica dei giu dici, ma, quando scorriamo le dottis– sime rassegne di giurisprudenza, il dub– bio ci assale che la giustizia non sia una ingegnosa e complicata macchina, · in moto da tempo immemorabile e che continua a girare faticosamente fuori del tempo e della realtà. Da una parte sta, infatti, l'animo umano in cui urgono ansie terribili che · fluttuano tra la normalità e la patolo– gia, la vi~enda umana sempre nuova e irrepetibile, dall'altra un sottile gioco di astrazioni giuridiche che culmina ih una assurda dosimetria. Attraverso le pagiPe di buroc_ratici incarti, che aumentano con l'esasperan– te trascorrer di tempo, spe.sso di anni, si tenta una impossibile comparazione: si pretende,· invero, di comparare .en– tità non omogenee quali sono la {espon– sabilità umana e gli· anni, i· mesi, i gior– ni di reclusionè. L'imputato, lo squallido protagonista di. questo dramma, assume, in effetti,' il' ruolo più modesto di spettatore, uno spettatore sconosciuto di cui nessuno pe:f}saseriamente a penetrare l'intimità.

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