Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

L'equivoco della CISL dell'on. GIUSEPPE RAPELLI La pesantezza della situazione sindacale italiana, e le preoccupanti pro– spettive avvenire della stessa sono al centro della intervista che l'on. Giu– seppe Rapelli ha voluto gentilmente rilasciare alla nostra rivista. Nato a Castelnuovo don Bosco iì 21-10-1905, l'on. Rapelli, a 19 anni, era segretario della Unione del Lavoro di Torino. Achille Grandi nel 11925 :zo chiama a fare parte della commissione esecutiva della Confederazione Ita • liana dei Lavoratori. Nel 1926 il triunvirato Grandi, Gronchi e Rapelli quid,a le ultime battaglie del sindacalismo << bianco », e Rapelli ha modo di mani• festare la sua preparazione e la sua passione sindacale dirigendo << Il !La– voro », organo della Confederazione. Nello stesso anno la libera voce de « Il Lavoratore » viene soffocata, e Rapelli entra come ()t])eraio nella fabbrica d'auto << Itala » ma viene licen– ziato su segnalazione della polizia. Non potendo avere impieghi fissi, diviene venditore di macchine per ufficio. Più volte fermato, e quindi arrestato, non defi,ette dalla sua linea di fedeltà alle battaglie combattute per il movimento operaio cristiano. Nel 1942 partecipa attivamente alla rioirganizzazione del movimento so– ciale cristiano ed è quindi nominato commissario dei sindacati dell'Industria. Membro del CNL piemontese, arrestato e tradotto alle caroeri di San Donino di Como viene liberato, dopo aver subito ogni genere di !maltrattamenti, per scambi'o di ostaggi, e riprende il· suo posto di lotta. Nell'aprrile del 1945 è segretario della Camera del Lavoro di ;Torino e Achille Grandi lo nomina suo delegato personale alla segreteria della CGIL unitaria. Fa parrte della Consulta Nazionale e quindi viene eletto nel 1946. all'Assemblea Costituente ove sarà membro della << Commissione dei 75 ~ Dopo la morte di Grandi gli succede come segretario della CGIL, sostituito poi, nel corso di una sua malattia, dall'on. Pastore nel 1947. Dal 1948 /a parte della camera dei deputati. Per sette anni ha presieduto la Commissione Lavoro della camera. Nel 1955 viene eletto Vvce presidente della stessa. L'attività politica non gli im– pedisce di continua.ne la sua lotta per una sostanziale libertà sindacale e per la de mocrazia nel le fabb-riche. Fonda e dirige la pubblicazione << Lettere ai lavoratori» che va ricordata per le coraggiose impostazioni cattolicht ed anti-marxi,ste date ai problemi sindacali. Attualmente ricopre la carica di presidente dell'ENALC che cura l'addestramento prQfessionale dei lavoratori del commercio. Recentemente è stato eletto membro dei consiglio d'Europa. D. Quale è il Suo pensiero in merito alle recenti posizioni assunte dalle Con– federzioni dei lavoratori e dalla Confin– dustria in tema di contrattazione? R. Non condivido l'irrigidimento del- . la Confindustria nel difendere la con– trattazione nazionale: la base dei con– tratti esistenti e registrati giuridicamen– te può essere ancora valida per certe categorie omogenee e ristrette di azien-– de e di lavoratori, non più per le grandi categorie quali i metallurgici, i tessili, i chimici. Bisogna giungere ad una con– trattazione più aderente ai settori di produzione, (auto, gomma, siderurgia, cotone, ecc.) ed alle zone di sviluppo. Perciò il passo in avanti che vogliono le o~ganizzazi-0ni dei lavoratori sarà utile: vi è sempre un vantaggio, per una politica di sviluppo, consentire l'au– mento salariale che incrementa i consu– mi e può dare al lavoratore stesso la possibilità di investimenti, ne sottrae il 10 bibliotecaginobianco lavoratore ad « alto salario ~ al dovere contributivo. D. A Suo parere il sistema della con– trattazione decentrata valorizza o meno l!! funzione delle. Commissioni Interne? R. La contrattazione decentrata, se effettuata su base aziendale o pluri– aziendale, valorizza le Commissioni In– terne. E' doveroso aggiungere che le Commissioni Interne possono avere bi– sogno dell'assistenza da parte del Sin– dacato. La presenza del Sindacato è utile, non dannosa in sede di trattative aziendali. D. Come spiega allora .l'opposizione della ClSL al riconoscimento giuridico delle Commissioni Interne? R. La CISL ha cercato di ottenere il monopolio nelle aziende contrastando la funzione delle Commissioni Interne. Rompendo l'unitarietà delle Commissio– ni Interne .credeva di potersi agevolare nella conquista del monopolio, come esclusiva di rappresentanza. Di qui la sua opposizio .._..: al riconoscimento giuridico delle Commissioni Interne considerate ostacoli che impediscono ai funzionari della CISL di diventare gli agenti esclusivi di vendita nella con– trattazione in sede aziendale. La situa– zione italiana ha impedito la realizza– zione ambita dalla CISL, né sembra permetterla per il prossimo futuro. La CISL dopo aver polemizzato per anni con la CGIL « non sindacato> cerca in varie occasioni di scavalcare la consorella UIL, sua consocia nella ~tessa Internazionale, per mettersi d'ac– cordo con la CGIL, mentre il suo mag– gior dirigente l'on. Storti, lancia l'idea di un « nuovo sindacato~ per aggan– ciare i socialisti della CGIL, dimostran– do c.osì come la formula di neutralità della CISL attuale, non abbia convin– to nessuno. Queste contraddizioni ri– velano una non riuscita esperienza,· che funziona solo perché ha ancora i mezzi materiali per funzionare, poiché sin quando si paga lo stipendio c'è il fun– zionario, e d'altronde l'organizzazione può essere mantenuta come base <li clientela elettorale. Ma le contraddizio– ni rimangono e la speranza di cattura– re sindacalmente i socialisti di Nenni, può trasformarsi nel rischio di essere catturati. D'altronde oggi vi è una ri– presa della CGIL, e la stessa apertura a sinistra che seduce parecchi lavoratori cattolici, dimostra come la CISL, rinun~ ciancio ad essere una organizzazione cristiana, ha ceduto di fronte ai marxi– sti. Non bastano i giochi di parole ed i protezionismi che si riesce ancora ad ottenere sul piano di certe aziende, per nascondere gli insuccessi. D. Poiché ha toccato l'argomento del– l.-z legge sindacale, ritiene necessaria la piena trasposizione in norme di legge degli artt. 39 e 40 della Costituzione? R. Resto convinto che è necessario attuare gli artt. 39 e 40. L'autorità dello Stato ·democratico è stata indebolita da

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