Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

b1 La legalità e il partito co111unzsta L'applicazione seria e sistematica della legge dello stato contro una entità politica èhe tende a sovvertirla con ogm mezzo, darebbe un contributo determinante alla lotta contro il comunismo e contro le sue forze di supporto 11motivo principale della innegabile crisi in cui versa· l'attuale regime italia– no è la mancanza di una seria e auten– tica dialettica tra le forze politiche che ne sono protagoniste. Tutto si svolge aU'insegna della più deprimente super– ficialità, nessuna discussione viene af– frontata con il rigoroso proposito di por– re delle premesse per determinarne le logiche conseguenze, la grande stampa quotidiana e periodica è in maggioran– za dominata dall'incoerenza e dall'as– senza di ogni prospettiva che non sia quella « del giorno per giorno:». fosorrima: ·non vi sono idee che si di– battono, ma interessi, singoli o associa– ti, che si contrastano, senza cp.e a que– sta lotta si riesca ad imprimere alcunché che possa costituì-me un motivo di va– lidità proiettabile nel futuro e nella . storia. E' esattamente quel che avviene a pro– posito del problema, senza alcun dub– bio preponderante su ogni altro, in Ita– lia più che -altrove: qudlo della lotta al comumsmo. In veri-tà l'anticomunismo, e in gene– re, l'an -tim:i.rxismo è patrimonio comu– ne alla grande maggioranza degli ita– liani; ma, generalmente, più che di ;a– gionato convincimento, si tratta di il– luminato istinto, idoneo, come tale, a provocare anatemi e manifestazioni di allarme, ma non a suggerire la fredda analisi del problema e i mezzi idonei a _risolverlo. Noi ci proponiamo di dimostrare con questo scri,tto che i mezzi per la lotta al comunismo esistono già, numerosi ed efficienti, nell'ordinamento giuridico italiano e che, pertanto, non di lotta politica si debba trattare, ma piuttosto, e in via preliminare, di applicazione del– la legge dello Stato contro una entità politica che tende a sovvertirla, con qualsiasi mezzo, anche con la violenza, per l'affermazione delle proprie fina– lità e per storcere le istituzioni a esdu- 10 caginobianco sivo beneficio delle proprie ideologie, quasi •tutte in contrasto con gli interessi e le tradizioni della nazione italiana ed anzi strettamente subordinate ad inte– ressi stranieri. Premettiamo che, parlando di legge dello Stato (intendiamo riferirci soltan– to alla legislazione vigente, non essen– do, a nostro giudizio, necessano mvo– care leggi eccezionali, almeno fino a quando quelle vigenti non si saranno dimostrate inidonee. E siamo certi che tale inidonei<tà risulterà assente, se si sarà stabilita la sostanza vera del comu– nismo in genere e del Partito Comuni– sta Italiano in particolare. A questo fi- . ne, certo, bisogna subito smantellare la «facciata:>, con la quale i comunisti amano presentarsi agli occhi degli ita– liani. La loro maschera di obiettività, il loro falso amore per la giustizia a:ltro non sono che furbesche trappole propa– gandistiche. La realtà, al di là della facciata, non può che rimanere la dot– trina marxista, sostanzialmente unica, malgrado i suoi possibili e contingenti adattamenti: con Lenin come con Stalin, con Malenkof come con Krusciov- in Italia come in Russia, in Francia come in Ungheria, a Cuba come in Polonia. Il fine è sempre uno: la dittatura del proletariato. Le conse– guenze sono sempre le stesse: il domi– nio del materialismo e la distruzione di ogni spiritualità nell'individuo e nella società, l'ateismo dominatore, la nega– zione totale del libero arbitrio indivi– duale, la preponderanza assoluta del fat– tore economicQ nella vita individuale e collettiva. I mezzi per realizzare il fine e le conseguenze di cui abbiamo detto pos– sono mutare: più spesso la violenza, talvolta anche il simulato adattamento al regime democratico per pervenire ugualmente alla conquista del potere per suffragio elettorale; ma anchè in que– st'ul.timo caso si tratta di una conqui- sta totale e definitiva, la- cui prima esi– genza sarà. quella di distruggere la stra– da che si è percorsa per sbarrare senza. rimedio l'accesso al potere. a qualsiasi altra forza politica, di una. conquista, cioè, antidemocratica e totalitaria come quella realizzata con la violenza. Questo spiega come i comunisti, per quanto abili siano, non riescano a dis-– simulare del tutto la loro vocazione an– tidemocratica, totalitaria e· violenta: ed ecco sentirli parlare immancabilmente· di « conquista del potere », di « pressio– ne delle masse operaie », di « conquista della •piazza», ed ecco vederli spesso– all'opera ad organizzare «scioperi», che di sindacale non hanno che la par– venza, trattandosi in realtà di agitazioni· promosse dai dirigenti del Partito, diret– ti da attivisti e funzionari del Partito e aventi pertanto obiettivi squisitamente· politici. Fatta questa premessa, senza la quale non era possibile intenderci, poniamo il primo quesito di ordine giuridico, che· è questo: datr. la natura antidemocra– tica del Partito Comunista, considerate· le finalità che gli sono proprie, è possi– bile collocarlo nell'ambiente della le– galità? I settori della legislazione civi,le, pe– llaie e amministrativa sono talmente ampi, che non è possibile, nel breve 'vol– gere di questo articolo, esaminarli tut– ti.- Ci limiteremo, pertanto, riservandoci gli-altri settori, a esaminare per il mo-– mento la questione sotto i due profili, che per altro ci sembrano i più decisivi: quello costituzionale e quello penale. •La costituzione riconosce il diritto dei cittàdini di associarsi liberamente: in via generica, ponendo la sola condizio– ne che sr tratti di finalità non vietate· dalla legge penale (art. 18), e in via più specificamente politica, dichiaran-– do (art. 49) che « tutti i cittadini hanno– di.ritto di associarsi liberamente per con--

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