Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960

24 Lo Stato LA MISTIFICAZIONE CULTURALE Intervenendo nel dibattito svoltosi recentemente a Palazzo Madama sulla legge contro i manifesti osceni. il ca– pogruppo comunista sen. Ten-acini ha affermato che i costumi rispecchiano le condizioni della società nazionale in cui _essi si manifestano, e che pertanto le responsabilità dell'attuale immoralismo della gioventù italiana ricadono sui Go– verni succedut~si .negli ultimi dodici anni. :Riferendosi al merito della discus– sione, Terracini intendeva anche dire che è inutile chiudcre la stalla quando i buoi sono scappati, vietando la diffu– sione di maniifesti contrari al pudore quando lo steso pudore è andato per– duto da tempo, mentre nella maggio– rar:za. dei casi quei mani.festi illustrano speftacoli che testimoniano - e quin– di denunciano - l'immoralità dila– gante. La tesi sembra ingenua e viziata da un'irritante grossolanità politica, ep– pure è la chiave di volta della politica culturale comunista, anzi è la sua mol– la segreta: strumentalizzare spregiudi– catamente arti, letterature e spettacolo per poter sostenere con un volgare so– fisma dialettico che la società borghese è in preda ad un inarrestabile processo di sfaldamento. Naturalmente lo stesso strumentalismo porta a mezzi e fini opposti - e ben noti - nei· Paesi do– minati dal sistema comunista. Da noi, invece, gli ingredienti più piccanti e disgustosi vengono dversati a piene mani nel calderone ribollente della cul– tura di sinistra. Non esistono le proi– bizioni che stringono in un cerchio di tabù l'intellettuale sovietico: anzi le bibliotecaginobianco_ espressioni artistiche sono meglio ac– cette per quanto più ricalcano i motivi del decadentismo, del sadismo, del compiacimento morboso, addirittura della pornografia, purché il rilancio di questi motivi serva a testimoniare che la società (di cui l'arte fornirebbe le immagini controluce) è corrotta, e con– temporaneamente favorisca il diffonder– c;1 della corruzione postulata a priori. Ci si trova di f.ront~, insomma, ad un sostanziale disprezzo per la cultu– ra - considerata anche nella teoria niente più di « un fenomeno seconda– rio~ - e del resto solo questo disprez– zo può spiegare come la raffinatezza crepuscolare o la sensualità pervertita di un Luchino Visconti siàno di volta in volta approvate dagli stessi critici che esaltano ,il « realismo socialista ». Nonostante certe contraddizioni il rozzo giuoco riesce alla perfezione, ed anzi conquista sempre nuovi adepti, al– meno fino a quando non sarà smasche:.. ratq in tutte le sue sfumature. Infatti, l'offensiva della presunta cultura di si– nistra si scrve abilmente di due miti incensati a dovere. Il primo è addirit– tura di tradizione liberal-ottocentesca: l'autonomia dell'arte, al di fuori di una valutazione morale del contenuto. Que– sto principo è negato esplicitamente do– ve il regime sovietico ha conquistato il potere, ma altrove si presta eccellen– temente a favorire la massiccia opera di corruzione condotta attraverso la cul– tura, e ad accusare pubblicamente di « oscurantismo» chiunque tenti di op– porsi all'ostentata degradazione dello uomo. Il mito del «realismo», poi, dà sostanze alla reclamizzata necessità di non porre alcun limite. Ma la presun– zione realistica si dimostra falsa - tra– volgendo tutto il ciarpame variopinto del_la sua impalcatura dottrina.ria - quando appare costante la volontà di astrarre, con un borioso dogmatismo, soltanto un aspetto particolare della real– tà presentandolo come unico dato vi– tale dell'esperienza umana. Non vi so– no eccezioni, l'impulso si concretizza sempre in una calamita ad alto poten– ziale impiegata per attrarre le miserie e le brutture private e sociali dell'uma– nità. E' al1ora evidente che, incanalan– do un processo di astrazione verso il basso, non di ,realismo si tratta, né vec– chio né nuovo, ma di un atto di fede... di .fede marxista, anche se talvolta m– consc1a. L'equivoco fondamentale può essere mascherato con gli attributi del mito perché si tende a perder di vista la real– tà come problema di scelta (è assai co– modo, anche nel1a sfera individuale, la– sciarsi. andare relegando la responsabi– lità del giudizio nel lazzaretto dei pre– giudizi). Le manifestazioni della realtà sono infinite, e tira di esse esiste ine– vitabi.lmente una gradualità, una diffe– renziazione; così come nell'uomo vive il microcosmo degli istinti materiali e passionali, ma anche l'intelletto che me– dia la sensibilità individuale con il mon– do dello spirito ordinato da una legge superiore al bruto egoismo (nessun sto– ricismo e nessun materialismo dialettico potrà mai rubare la verfrà alle potenti immagini platoniche). E' possibile, dunque, una differenziazione ed una

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