Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

no sempre per eccesso questo lasso di tempo. Questo è quanto noi sappiamo con la certezza - potrei dire - della verità ingegneristica. La maggior parte di noi è inoltre pratica di statistiche e pronostici. Sappiamo çon certezza matematica, che se un certo numero di stati costruisce una certa quantità di queste armi, alcune di loro esploderanno - per caso, per leggerezza o per pazzia; ma non importano i numeri, quello che importa è la sostanza del fatto statistico. Tutto questo noi lo sappiamo. Lo sappiamo in modo più diretto di qualsiasi politico, perché è frutto della nostra esperienza personale. Fa parte della nostra mente. Vogliamo lasciare che diventi realtà? Tutto questo noi lo sappiamo. Sugli scienziati ricade una responsabilità diretta e formale. Non basta dire che gli scienziati hanno una responsabilità in quanto cittadini. Ne hanno una molto maggiore e di diverso tipo. Perché gli scienziati hanno l'obbligo morale di dire quello che sanno. Per questo diventeranno impopolari nei propri paesi. Forse anche peggio. Ma non importa. O per lo meno importa a te e a me, ma non si può tenerne conto di fronte ai rischi. Perché noi sappiamo in modo autentico quali sono i rischi. Siamo davanti a un bivio e non abbiamo molto tempo. Da una parte la restrizione degli armamenti nucleari. Questo sta per iniziare, in modo simbolico, con un accordo sull'arresto degli esperimenti nucleari. Gli Stati Uniti non vogliono dare il 99,9 per cento di "sicurezza" che era stata richiesta. Questo pare irraggiungibile, nonostante ci siano altri patti che gli Stati Uniti probabilmente sottoscriveranno. Non intendo nascondervi che questa via implica certi rischi. Sono ·ovvi, e nessu'na persona onesta può fingere di non vederli. Questa è una strada. L'altra non è un rischio, ma una certezza. Ed è questa. Non si arriva a nessun accordo sugli esperimenti. La corsa agli armamenti nucleari tra gli Stati Uniti e l'URSS non solo prosegue, ma accelera. Altri paesi vi partecipano. Entro al massimo sei anni, la Cina e altri sei stati avranno uno stock di armi nucleari. Entro al massimo dieci anni alcune di queste bombe verranno sganciate. Sto parlando nel modo più responsabile possibile. "Questa" è una certezza. Da una parte, quindi, abbiamo un rischio limitato. Dall'altra, la certezza di una disastro. Tra una speranza e una certezza, un uomo sano di mente non ha esitazioni.· È dovere degli scienziati spiegare questo aut-aut. Un dovere che a mio giudizio si fonda sulla natura morale dell'attività scientifica stessa. , Lo stesso dovere, anche se più piacevole, sussiste rÌguardo ai poteri costruttivi della scienza. Perché gli scienziati sanno, e di nuovo con la. certezza del sapere scientifico, che possediamo tutte le risorse tecniche necessarie per trasformare la v·ita fisica di metà del mondo. E trasformarla nel giro di questa generazione. Voglio dire che abbiamo i mezzi per aiutare metà della popòlazione mondiale a vivere a lungo come noi e a mangiare a sufficienza. Quello che manca è la volontà. Noi lo sappiamo. Così come sappiamo che negli Stati Uniti, e in misura un po' minore noi nel Regno Unito, siamo stati NARRARE LA SCIENZA/SNOW oltremodo fortunati. Ce ne stiamo seduti come fossimo in un ristorante elegante e confortevole, mangiamo comodamente, dalla finestra guardiarpo giù nella strada. Sui marciapiedi sottostanti ci sono delle persone che ci fissano, persone che per caso hanno la pelle di un colore diverso dal nostro, e che sono alquanto affamate. Vi meravigliate che non provino molta simpatia nei nostri confronti? Vi meravigliate se ogni tanto ci vergognamo di noi stessi, quando guardiamo fuori dalla finestra? Ora dipende da noi- iniziare ad affrontare questo problema. Siamo moralmente costretti a farlo. Noi tutti sappiamo che se la razza umana non lo risolve, le conseguenze che ne verranno saranno esse stesse dei problemi. Per esempio, la popolazione del mondo sta aumentando in modo imbarazzante. Ma questa è un'altra sfida. Ci saranno delle sfide alla nostra intelligenza e alla nostra morale fino a quando esisterà l'uomo. Dopotutto un'a sfida non è, come ci si è abituati a pensare, una scusa per svignarsela e non fare niente. Una sfida deve invece essere raccolta. Per tutte queste ragioni, io credo che la comunità mondiale degli scienziati abbia una responsabilità decisiva - una responsabilità maggiore di quella che investe tutti gli altri uomini. Non pretendo di sapere come essi potranno farvi fron- . te. Queste potrebbero essere le ultime parole famose, ma la mia speranza è inestinguibile. Perché, non ci sono dubbi che l'attività scientifica sia bella e avvicini alla verità. Non posso provarlo, ma lo credo; e dato che gli scienziati non possono sfuggire alle proprie conoscenze, non potranno nemmeno evitare di dimostrarsi disposti al bene. (traduzione di Giusi Valent) Copyright C.P. Snow 1960 NOIDONNE Settembre1988 Israele/Palestina: donneaGerusalemme Legge180: terapie libertà Lemuragliediterra: unromanzoafricano Dossier: il computerascuola SOCIABBONATI! Versamento di lire100.000 suletcn.60673001 intestatoa Cooperativa LiberaStampa, viaTrinità deiPellegrini12, 00186Roma, • Telefono06/68645626864387

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