Discutere con chi? Dal tuo libro emerge chiaramente la genuinità della rivolta palestinese, ma non sembra che l'OLP e Arafat siano i leader riconosciuti di questo movimento. In effetti negli ultimi anni i vertici dell'OLP sono stati duramente criticati dai palestinesi. Sono considerati gente alla ricerca della comodità e della bella vita e niente affatto interessata a quanto succede nei campi profughi. Se però si ponesse loro una domanda precisa, nella maggior parte dei casi essi farebbero il nome di Arafat. E se è lui che vogliono, non sta a noi decidere chi debba essere l'interlocutore. Ho però dei seri dubbi sul fatto che Arafat accetterebbe, se fosse chiamato. Come si sente e lavora in Israele qualcuno che critica Israele? Mi è stata spesso rivolta questa domanda. Non ho alcun problema. Innanzitutto parecchie persone, non certo la maggioranza, condividono il mio punto di vista e sottoscrivereb-. bero tutto quello che affermo. Ripeto, molti hanno bisogno di sentir criticare il loro paese, di trovare qualcuno che formuli le loro paure, i loro timori. Ritieni che le critiche che giungono da/l'ebraismo della Diaspora siano utili o dannose? Penso che siano assolutamente· necessarie. Se gli ebrei della Diaspora tacessero, appoggerebbero una certa parte del paese, quella che è favorevole all'occupazione. E tra qualche anno si troverebbero ad appoggiare ·uno stato non democratico. Non credo che piacerebbe loro. Fino a qualche tempo fa, essi dicevano con un certo orgoglio di sostenere Israele, ma potrebbe non essere più così. Israele potrebbe diventare un regime che ~ceglie l'apartheid. E chi oggi si sentiINCONTRI/GROSSMAN rebbe di affermare: "Io sono con il Sud Africa?". Così essi non devono tacere, devono portare avanti le loro critiche a ogni costo. Criticare non vuol dire distaccarsi, noi abbiamo assolutamente bisogno degli ebrei della Diaspora, siamo tutt'uno con loro. Che non usino questa situazione per distaccarsi da lsraele. Siamo così piccoli, non ce la faremmo da soli. Essi sono, è vero, delle minoranze nei paesi in cui vivono, hanno la tendenza ad assimilarsi, a lasciarsi assorbire nella società. È faticoso restare degli outsiders e così si uniscono al coro di condanna generale e si sentono piu integrati nel gruppo. Criticare non vuol dire condannare. Abbiamo bisogno di sentire le loro voci. Parlami degli scrittori israeliani,in Italia non se ne sa molto, pochi sono stati tradotti in italiano, per fare qualche nome: Ohi/boa, Sobol, Yeoshua, Orpak. Come lavorano? Fanno parte di qualche gruppo o sono indipendenti? Certo ci sono dei gruppi, ma di solito gli scrittori sono individualisti, è molto difficile che si uniscano. Per esempio per firmare qualche petizione, anche se negli ultimi tempi ~ forse più facile che accada, direi che c'è addirittura una inflazione di manifesti e tutti firmano, si lavano la coscienza in questo modo. La letteratura israeliana sta fiorendo in questo periodo. Ogni settimana escono nuovi libri, nuove scoperte, nuovi scrittori. Quello che è strano e che non si tratta di giovani. Mi diverte il fatto che da otto anni mi chiamano il più giovano scrittore israeliano, resterò cosi fino alla morte. Si riscoprono invece scrittori di una generazione precedente alla mia, che raccontano le loro vite. Sono piuttosto interessanti. Israele è poi un paese meraviglioso per chi scrive. Questo incrociarsi 53
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==