STORIE/ISKANDER - Cos'hai deciso? - Mustafa si leccò le labbra e, cercando di non precedere lo zio, alzò cautamente il bicchierino. - Lo vedi anche tu, - lo zio accennò col capo al cortile, - mi tocca consegnarla. · - Brutto affare, - disse il cavallaio e, di punto in bianco: - Per la tua casa, per i vecchi e per i giovani, per tutta la famiglia!. .. - Grazie ... Bevvero e per un certo tempo mangiarono in silenzio. Lo zio, come sempre, stancamente, senza interesse. L'ospite invece di gusto. Noi bambini stavamo seduti in disparte, ascoltavamo con avidità e con avidità guardavamo l'ospite che demoliva i pezzi di pollo migliori. - So che è una stupidaggine, ma che ci vuoi fare ... - Te lo trovo oggi stesso: consegnane un altro. - Non me la sento, tutti conoscono la mia Bambola ... - Non sta a me insegnarti, ma ... - Per i tuoi parenti che sono lassù, perché ritornino tutti! - lo zio fece un cenno col capo in direzione del valico. - Grazie, Kjazym. Se è destino, torneranno. Se no, che ci vuoi fare... , ·Bevvero di nuovo. L'ospite riprese a lavorare con le grasse ganasce. - Tieni presente che se anche il cavallo tornerà, non sarà più lo stesso. - Che ci vuoi fare: è la mobilitazione, l'azakuan. - Hai mai sentito che capiscano i nostri cavalli? Quelli non capiscono neanche i loro, di cavalli. - Che ci vuoi fare ... - L' azakuan ha bisogno di un cavallo, non di Bambola ... - Ma la gente la conosce ... - Il pane e il sale chiuderà qualsiasi bocca. - Mustafa, lo vedi questo? - Lo zio sollevò in mano un pezzetto di formaggio bianco. - Lo vedo, - disse Mustafa, e le bestioline sotto le sue folte sopracciglia si agitarono. - Lo sai in che cosa si trasformerà dopo che l'avrò m.;tngiato? - E allora? - Eppure lo vogliamo mangiare pulito e bianco. Altrimenti non lo VQgliamo. E così anche questo, Mustafa. - Parli come un mullah, ma il cavallo lo rovini. - Lo so, ma è meglio così. - E a un tratto, con un'amarezza inaspettata, aggiunse: - In quel braciere del diavolo i nostri ragazzi,stanno.nel fuoco fino alle ginocchia, e allora cos'è un cavallo ... Beviamo piuttosto per loro. - Certo, beviamo, ma cosa dice l' azakuan? Dice... Ricordo come mi colpì l'amarezza inattesa delle parole dello zio. Forse perché di solito parlava con ironia e cinismo. Così, ecco, sorrideva raramente, ma quando sorrideva la gioia si accendeva come un fiammifero nel buio. Finita la vodka, si lavarono le mani e uscirono in cortile. Zio Kjazym, alto e mogio, e al suo fianco il cavallaio, piccolo e arzillo, con la forte nuca rossa. Lo zio prese Bambola e le mise il morso. Mustafa si avvicinò 48 alla cavalla, le fece qualche carezza. Poi cominciò, chissà perché, a spingerla indietro. Mi spaventai perfino, pensando che fosse ubriaco. Poi all'improvviso si chinò e cercò di sollevarle una zampa anteriore. Bambola sbuffò e si protese per morderlo, ma egli l'allontanò con noncuranza e la costrinse tuttavia ad alzare la zampa. Stando carponi e ansimando un po', esaminò ogni zoccolo. Prima le zampe anteriori, poi le posteriori. Quando le si avvicinò da dietro, pensai: ecco che adesso si vendicherà della sua impudenza, ma chissà perché non gli sferrò un calcio. Non lo colpì neppure quando la prese per la coda e con la coda le pulì lo zoccolo per osservarne il ferro come si deve; continuò soltanto a tremare per tutto il tempo. - Basta una frattura a quelle davanti, - disse rialzandosi, - lo sai anche tu, la strada del Maruch ... Lo zio portò fuori dalla cucina la cassetta degli attrezzi. "Perché si dà tanto da fare con lei, quando non riuscirà ad averla?" - pensavo, guardando Mustafa e cercando di decifrare la complicata anima del cavallaio. Portarono Bambola all'ombra del melo, dov'era legato il cavallo di Mustafa. - Che razza di mosche avete qui, mi hanno divorato il cavallo! - si stupì arrabbiato Mustafa, esaminando il suo cavallo. - È per via delle capre, - disse il nonno. Era venuto ad aiutare. Lo zio, tenendo corte le redini, tratteneva Bambola. Il piccolo. cavallaio piegò agilmente un ginocchio, sollevò una zampa del cavallo e si mise ad estrarre dal ferro i chiodi arrugginiti. Frugò nella cassetta, raccolse un mazzo intero di chiodi da maniscalco e, come un prestigiatore, se li infilò in b 1 occa e strinse le labbra. Poi li tirò fuori a uno a uno e con due\o tre colpi li conficcò nello zoccolo rovesciato e inerte del cavallo. Dopo ogni colpo Bambola sussultava, e un'ondata di brividi le scorreva per il corpo, come i cerchi nell'acqua quando vi si scaglia una pietra. - Bambola-a, - diceva intanto lo zio, per tranquillizzarla e farle sapere che vedeva tutto quel che stava succedendo. Il secondo ferro, levigato dall'erba e dalle pietre, Mustafa chissà perché lo tolse e lo sostituì con uno nuovo ma arrugginito, preso dalla cassetta dello zio. Mentre si affaccendava, Bambola lo frustò diverse volte con la punta della coda. Dopo ogni colpo lui levava il capo e, senza lasciar cadere i chiodi che aveva in bocca, mugolava arrabbiato, come se non si aspettasse da lei una bambinata del genere. . - E adesso galoppa pure fino all'inferno! - disse e, gettato il martello nella cassetta, si raddrizzò. Lo zio prese la cassetta con una mano e come controvoglia la riportò in casa. Perfino dalla schiena si vedeva quanto stava male. Legarono Bambola vicino al cavallo di Mustafa. Il ferro di cavallo scartato scintillava come fosse d'argento, io lo nascosi col mio corpo per poi raccoglierlo di nascosto, ma il nonno mi scostò e lo raccolse lui. E subito l'inchiodò sulla soglia: come portafortuna. Là c'era già un altro ferro di cavallo, ma discretamente consumato, mentre questo perfino all'ombra scintillava come fosse d'argento. Forse il nonno aveva deciso che era giunto il momento di rinnovare la fortuna.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==