Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

STORIE/MAKANIN - Discorre? - Sì. - È chiaro che deve stare ancora un po' in solitudine. - Stai attenta, Dasen'ka, a non tirare troppo la corda. - Sono io la prima a essere preoccupata. Ma sta così male? - Ce la fa a malapena a muoversi ... - Ce la fa a malapena a muoversi, eppure continua a parlare: oh questi uomini!. .. Che ne pensi, quanto può resistere ancora? - Due, tre giorni, non di più. • - Bene. Domani prendo l'aereo. Credo che abbia comunque imparato a stare zitto ... Ti ringrazio, Galja. - Non c'è di che. - Grazie. Sei una vera amica. Dasen'ka si fece per l'ultima volta una bella nuotata e poi·uscì dall'acqua. Aveva una cuffia azzurra e un costume azzurro tenue, i capelli biondi si arricciavano appena alle tempie. Uscì dal mare come se nascesse dalla schiuma marina. L'acqua arrivava già alle ginocchia: una secca. Dasen'ka uscì sorridendo. Aveva passato un'estate fantastica. E anche Andrej aveva imparato a stare zitto, tutto andava per il meglio sarebbero stati una vera famiglia. L'acqua arrivava già alla caviglia, Dasen'ka arrivò sulla sabbia asciutta senza smettere di sorridere. Aveva venticinque anni. "È tempo di mettere in cantiere un bambino", pensò. E puntualizzò: "Uno. Non più di uno. Vivere non è affatto semplice ... " e Dasen'ka sorrise di nuovo. (traduzione di Daniela Di Sora) Tratto dalla raccolta Reka Sbystrym tecenem, 1976. Copyright Edizioni E/O. INVERNOEPRIMAVERA INCONTROCONVLADIMIRMAKANIN a cura di Bruno Ventavoli Lei ha esordito nel '65. Come ricorda quegli anni? Questo periodo corrisponde agli anni del disgelo kruscioviano. Purtroppo per me, sono approdato troppo tardi al mondo della letteratura, perché è iniziato subito il lungo inverno brezneviano. Il mio primo libro è del '67, e in quel momento iniziarono a perseguitare la rivista "Novvji Mir" diretta da Tardovskij, che venne poi chiusa. Questo gesto significò proprio l'inizio dell'inverno. Le forze della reazione trionfavano sempre. I bravi scrittori partivano per l'estero. Oppure cessavano semplicemente di esistere come artisti. 44 Che difficoltà ha incontrato lei in quegli anni "invernali"? Non riuscivo a farmi pubblicare dalle riviste. Ma la nostra letteratura si fa proprio attraverso le riviste. Se uno di noi viene emarginato da questi·canali, non riceve né interesse né pubblico. Per scherzare, djciamo che, quando pubblica un libro, va a finire in una fossa comune. Ho fatto uscire otto libri in questa fossa comune. Quando le riviste si sono di nuovo accorte di me, avevo già attraversato troppe malattie. I critici spesso mi hanno accusato di essere molto triste. Spesso i personaggi dei suoi racconti sembrano abdicare di fronte alle incursioni corsare del destino. Crede che questo atteggiamento di rinuncia filtri in qualche modo dal grigiore di quegli anni difficili? . La critica mette in relazione la tristezza dei miei racconti con l'inverno brezneviano. Ma io sono scettico verso questi giudizi. Ogni scrittore è come un albero che produce frutti. Alcuni, poi, i frutti di questo albero se li mangiano crudi, altri cotti, altri ancora ne fanno dei frullati. Insomma, al di là di questa immagine, voglio dire che ognuno può trarre le conseguenze che vuole dal testo letterario che ha sotto gli occhi. Nei miei racconti io ho voluto semplicemente analizzare l'universo della fortuna e della sfortuna. Perché esplora continuamente i temi del destino, del problema della felicità, dell'identità dell'uomo? Voglio indagare le possibilità di reazione della persona. Destino, fortuna, calamità, sono puri nomi. Io ho voluto entrare nella profondità contenutistica di questi termini. La nostra vita è un grande enigma. Se capita una disgrazia, essa non arriva mai da sola. Il destino può provocare nell'esistenza di un uomo degli eventi tragici che impediscono la reazione, o addirittura la semplice azione. Talvolta la disgrazia ci afferra per la cintura e da quel momento non ci moli'a più; ci prende anche il vestito e poi penetra in profondità fino alle radici del nostro animo. Naturalmente la persona non è sot- . toposta interamente al destino. Noi viviamo come in un grande alveare. Solo quando ci accorgiamo di perdere la vita, capiamo di essere individui. · In questo momento si sta annunciando con grande risonanza internazionale lafine dell'inverno brezneviano e l'inizio della primavera di Gorbaciov. In questa nuova stagione, cambierà il registro n.arrativo dei suoi racconti? Ho scritto e scriverò sempre le stesse cose. Sono d'accordo con Calvino che diceva che uno scrittore immagina per tutta la vita lo stesso libro. Si può parlare di "perestrojka" in letteratura? Sono un grande ammiratore di Gorbaciov e sono contento dei mutamenti che stanno avvenendo, di questa primavera. Avere dei sentimenti politici è però completamente diverso dall'occuparsi di politica. Sàrebbe difficile per me, uno scrittore, dare giudizi concreti di politica o di economia. La politica è una scienza a sé: come la letteratura. Per osservare i cambiamenti bisognerebbe mettersi da parte. Io invece mi trovo al centro di questo processo. Lo_scrittore si può solo ri-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==