Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

DISCUSSIONE/SOKOLOWICZ parte del popolo con una conduzione marxista, provoca in campo antigovernativo il rifiuto di tutti gli altri, che anzi usano lo spauracchio di uno scontro cruento a fini di persuasione dei sostenitori del dittatore perché favoriscano opzioni moderate finché sono possibili. Gli Stati Uniti, che nei primi anni della presidenza Reagan abbandonarono le remore della precedente politica di Carter per appoggiare senza restrizioni il governo cileno, sono ultimamente preoccupati della possibilità di svolte antiamericane come reazione conseguente al prolungamento della dittatura. "Sono preoccupati più che altro dei rischi di perdere ogni controllo sulla situazione interna del Cile'', dice J acques Chonchol, padre della riforma agraria che fu annullata da Pinochet appena insediatosi al potere ed uno degli esuli a cui il ritorno in patria è tuttora vietato tassativamente. Fino a pochi mesi fa sembravano avere possibilità di successo i contatti dell'ambasciatore americano a Santiago, Barnes, tendenti ad avviare una transizione morbida, cioè a lasdare in vita il regime senza più il suo fondatore per un periodo durante il quale si sarebbe preparata la normalizzazione istituzionale da affidare poi a una guida politica gradita a Washington. Uno a uno, si dichiararono favorevoli alla candidatura di un civile per il prossimo referendum coloro ai quali spettava la designazione, i tre capi delle forze armate che assieme a Pinochet costituiscono la Giunta militare: l'ammiraglio Merino, il generale d'aviazione Matthei e il generale dei Carabineros (forza di polizia) Stange. Quest'ultimo arrivò ad annunciare il ritiro della propria Arma dal CNI, l'organo che gestisce la repressione politica. Da parte sua; la Chiesa cattolica cilena assunse la posizione di quei vescovi che la spingono verso un sostegno alle battaglie per la democrazia e sollecitò in un documento pubblico l'abrogaziop.e delle norme elettorali varate dalle autorità; di solito è piuttosto nella denuncia delle violazioni dei diritti umanj che si ritrova unito l'episcopato, il che è pur sempre un contributo all'opposizione. (Una parola, a questo punto, sulla visita compiuta l'anno scorso in Cile dal Papa. I cattolici di sinistra e in generale gli oppositori al regime in quel paese ne furono entusiasti. Davanti a una. società che vive fsolata dal resto del mondo e viene sistematicamente sollecitata dall'alto a credere che il suo governo sia fra i pochi sani esistenti, davanti a settori convinti che Pinochet sia il paladino della difesa del cattolicesimo, per la prima volta gli schermi televisivi hanno trasmesso la verità sui crimini e soprusi quotidiani nella protesta di cayamperos e disoccupati. Per la prima volta, anche, sono entrate in ogni casa le scene di spari e bastonate contro pacifici spettatori di una cerimonia pubblica - nientemeno che davanti al venerato ospite, nel Parco O'Higgins. Certo, l'astuto dittatore fece trovare al Papa una platea di simpatizzanti governativi predisposta sotto il balcone del Palazzo della Moneda (dove ogni capo di gtato è tenuto dal protocollo a recarsi) e lo condusse a visitare la sua cappella privata, dopo che il Vaticano aveva rifiutato la richiesta di Santiago di un ufficio religioso in quel luogo da parte del visitatore. Tutto, 10 alla presenza di fotografi pronti a scattare. Le critiche al capo della Chiesa alla vista di quelle immagini sono state espresse in Italia più che altrove. Ora, non si tratta di giudicare iniziative o atteggiamenti di Papa Wojtyla ma, semplicemente, di riferire fatti: tali critiche non sono state condivise dall'opposizione cilena.) Falliti i tentativi dell'ambasciatore Barnes, o forse interrotti per le pressioni su Washington di quei gruppi conservatori americani che hanno sempre appoggiato il regime di Santiago, Pinochet è stato anche favorito da diverse circostanze internazionali. A parte i tradizionali buoni rapporti della Gran Bretagna con il Cile, coltivati da Londra anche in questi anni, due govàni democratici hanno paradossalmente dato una mano al dittatore da essi ,ilVVersato:ai confini con il Cile, l'Argentina e il Perù sono preoccupati per la recente scoperta nei loro territori di armi destinate alle organizzazioni clandestine cilene, perché un qualche altro traffico analogo potrebbe anche finire dii:ottato verso gruppi antigovernativi di casa propria; la polizia peruviana collabora adesso con quella cilena nel controllo delle zone di frontiera e, stando a una versione riportata dalla stampa argentina, il presidente Alfonsin a Mosca avrebbe espresso a Gorbaciov la sua inquietudine per l'attività del FPMR, braccio armato del filosovietico PC cileno. A Santiago, Pinochet ha convinto ancora una volta i suoi generali di essere insostituibile. Per dimostrare che la guerra contro il marxismo è tutt'altro che finita e quindi non è il caso di smobilitare, fa insistentemente vedere loro sulla carta geografica del Sudamerica quella che a suo dire sarebbe la minacciata realizzazione della profezia del Che Guevara sulla Cordigliera delle Ande convertita in fulcro di guerriglia continentale: da Nord a Sud, l'Ml9 in Colombia, gruppi armati in Ecuador, Sendero Luminoso e Tupac Amaru in Perù, FPMR e MIR in Cile. I partiti di destra si sono adeguati e hanno ritirato dalla circolazione i diversi nomi di civili che avrebbero potutg aspirare alla candidatura presidenziale. Mentre una campagna martellante pagata con ogni probabilità dalle casse dello Stato esalta le solite cose, "pace" e "stabilità" e "ordine" e via dicendo, il capo del regime ha lasciato la divisa e viaggia in borghese lungo i 5.000 chilometri della striscia territoriale su cui si estende il Cile, stretta fra le Ande e l'Oceano Pacifico. Come ogni governante in cerca di voti, inaugura qualche ponte o un pezzetto di strada, ma soprattutto si esibisce come l'ancora necessario uomo della provvidenza. È perfino riuscito negli ultimi tempi a ricreare un'immagine per sé e per sua moglie agli occhi dei settori più o meno colti: ormai lui non è soltanto il brutale capo militare incapace di sottigliezze, ma un ·presidente con cui i politici devono fare i conti; Dofìa Lucia è a questo punto la prima dama, non più la caricatura sopportata a malincuore dalla destra e l'oggetto di mille barzellette tra gli oppositori. Non è detto che Pinochet sarebbe sconfitto in una consultazione pulita. Pulizia comunque relativa, beninteso: il governo ha pensato nei mesi scorsi a organizzare l'iscrizione

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