Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

SAGGI/MAPFI passato irrecuperabile e forse mai esistito, per un idillio più immaginato che reale; e funziona come antidoto psicologico al veleno della convulsa realtà metropolitana odierna. La "piccola città" è dunque nelle vene d'America. È il serbatoio dei suoi sogni, delle sue illusioni, dei suoi miti e delle sue promesse; e, al tempo stesso, il deposito profondo delle sue angosce, dei suoi incubi e del suo irrazionale: come ben sanno uomini politici, presidenti e candidati presidenziali. Sulla collina, biancheggiano le lapidi della Spoon River di Edgar Lee Masters; nelle strade, s'aggirano straziati e anelanti gli abitanti della Winesburg di Sherwood Anderson; sotto le case, si nascondono le mostruose entità della Arkham di H.P.Lovecraft (o i gremlins o gli zombies ... ). Eppure, oggi, al di fuori del mito e dell'idillio, che cosa resta della "piccola città"? Le "piccole città" - o almeno tante "piccole città" - sono diventate qualcosa di diverso. Si sono gonfiate, si sono allargate, sono diventate suburbs, cittadinesatellite d'una metropoli che non c'è, vuoti contenitori in cui si va a dormire e in cui ci si muove soltanto in automobile. Non esiste più il demone del luogo, ammesso che sia mai esistito (forse, più spesso, sono i demoni ad esser esistiti ... ). "La quotidianità è ovunque, ormai", scriveva Walker Percy nel romanzo The Moviegoer (1960). "È cominciata nelle città e via via ha conquistato anche gli angoli più remoti della campagna, paludi comprese". Ecco perchè non vale tanto il conto di spingersi oltre le luci dello strip, alla scoperta delle cittadine sconosciute. Per quanto simbolo eloquente di precarietà, linea retta che si materializza dal nulla a un'estremità della cittadina e nel nulla torna a perdersi all'altra estremità, la main street era pur sempre un amato/odiato punto di riferimento, un luogo-calamita, fondamentalmente diverso dal nostro "centro cittadino" (non esiste in America questo "mozzo della ruota", il nucleo centrale verso cui convergono le coordinate individuali e collettive) ma non per questo meno importante per la vita degli abitanti. Ora Where have ali the main streets gone? Dove sono finite tutte le main streets? In una splendida mattina di sole e di vento, in cui sarebbe stato dolcissimo camminare per la main street di Sterling Illinois, ne ho scorto invece lo scheletro: i tristi resti d'un passato recente, un malinconico reperto d'archeologia americana. Rari i passanti, chiusi i negozi tranne un paio già in via di smobilitazione, cieche e mute le vetrine, cartoni abbandonati agli angG>lie mossi dal vento, closed scritto un po' ovunque, un cinema sbarrato con le locandine strappate: nient'altro. Ho capito che l'ultimo spettacolo era già stato proiettato, che il gran nulla avanzava come una nebbia bassa. Quel che prima brillava, quel che prima possedeva una vita non importa se e quanto lacerata, era stato strappato e portato altrove: sullo strip qualche chilometro più in là, o nel grande centro commerciale - il mail - in periferia. Ma nel trasporto qualcosa era andato perduto: que1 senso d'identità rappresentato per quanto imperfettamente dalla main street, nel vuoto della smisurata provincia. Ora restano solo le luci, a sfavillare 70 Disegno di Elfo. instancabili nella notte e nel giorno, lontane dalla cittadina muta e sconosciuta. Una sera, i miei ospiti di Sterling - un'affettuosa coppia di senior citizens italo-americani - m'hanno condotto, in automobile, al cimitero e mi hanno mostrato la loro tomba già pronta: la lapide con i nomi, le date di nascita, e accanto, in altezza, l'agghiacciante spazio vuoto. Di lì, sempre in automobile, siamo andati al mail, al centro commerciale: e abbiamo passeggiato a lungo, dentro e fuori i grandi magazzini, i negozi, le tavole-calde, fra coppie anziane che ingannavano le ore della sera e gruppetti di giovani e meno giovani che sembravano aspettare Godot, o sedevano in silenzio sulle panchine dei viali coperti, nella musica diffusa, sotto luci che sembravano irreali, da sogno o da incubo. Quando sono uscito dal mali, e ho guardato oltre l'enorme spiazzo del parcheggio verso i mounds pellerossa - i tumuli sepolcrali che come silenziose sentinelle paiono scrutare giorno dopo giorno dove va a parare la civiltà che ha distrutto e disperso la loro -, quella sera a Sterling, nel nord dell'Illinois, a due passi dalla cittadina natale di Ronald Reagan, ho avuto l'impressione d'esser stato involontariamente condotto lungo un breve viaggio simbolico attraverso la cultura della provincia d'America, dalle lapidi di Spoon River al mali notturno assediato dagli zombies nel film famoso di George Romero. R ock Falls e Sterling sono chiamate "The Twin City": sono in pratica due cittadine-gemelle, e sorgono sulle sponde di un affluente di sinistra del Mississippi (il Rock River), a circa 200 chilometri da Chicago, nell'Illinois settentrionale. Fino a centocinquanta anni fa, il fiume e le colline tutt'intorno, le pianure e le foreste, costituivano i territori di caccia degli indiani Sauk e Fox. Nel 1832, incalzati dall 'esercito americano che premeva verso il nord-ovest (ne faceva parte il giovane Lincoln, alla testa d'una compagnia di volontari), le due tribù presero le armi e, sotto la guida del famoso Falco Nero, per circa un anno tennero testa agli invasori. Ci fu poi un tremendo massacro di donne, vecchi e bambini, e allora venne la resa: i Sauk e i Fox iniziarono una triste odissea che in poco tempo li decimò e disperse. Il documento che Falco Nero scrisse al momento della resa, per narrare le vicissitudini del suo popolo, rimane una delle più commoventi e nobili testimonianze della storia pellerossa. Oggi, a qualche chilometro da Rock Falls/Sterling, su una collina che si leva su un'ansa del fiume, svetta la massiccia statua di pietra che ricorda Falco Nero e la sua guerra, mentre tracce di quel passato americano fanno capolino qua e là nel trionfo di acciaio, plastica, vetro e cemento che sta avanzando nella natura rigogliosa. Prese insieme, Rock Falls e Sterling contano qualcosa come trentamila abitanti, e sono un'importante comunità industriale nel cuore della Whiteside County, regione squisitamente agricola . Vengono infatti considerate la "capitale mondiale dello hardware'' (macchine, apparecchiature, arti-

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