Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

STORII/WHARTON scia di uno strano senso d'isolamento, del suo essere tagliata fuori dalla calda corrente dei rapporti umani. "Tu mi giudichi un mostro!" "Non so ... Era l'unica sua lettera che possedessi, e tu dici che non fu lui a scriverla?" "Ah, quanto gli sei ancora attaccata!" "Ero attaccata a quel ricordo", precisò Mrs Ansley. Mrs Slade continuava a guardarla dall'alto. Le appariva come rimpicciolita dal colpo, come se, alzandosi, il vento potesse soffiarla via come un mucchietto di polvere. A quella vista la gelosia insorse di nuovo improvvisa nel suo animo. La donna vicino a lei era vissuta tutti quegli anni nel ricordo di una lettera. Quanto doveva aver amato lui, per serbare intatta persino la memoria di quel foglietto incenerito, la lettera del giovane fidanzato della sua amica! Non era lei allora il mostro? ''Facesti del tuo meglio per allontanarlo da me, non è vero? Ma non ci riuscisti: fui io a vincere. Tutto qui." "Appunto. Tutto qui." "Ora mi pento di avertelo detto. Non supponevo che tu provassi ancora sentimenti del genere; al contrario, pensavo che il racconto ti avrebbe divertita. Tanto tempo è passato ormai, come tu dici; e devi ammettere che io non avevo motivo di credere che tu avessi mai preso le cose sul serio. Come potevo immaginarlo, dal momento che due mesi dopo ti sposavi con Horace Ansley? Appena fosti in grado di lasciare il letto, tua madre ti spedì a Firenze e ti fece sposare. La cosa destò un certo stupore: perché maritarti con tanta premura? lo però credevo di saperlo. Mi ero messa in mente che lo avevi fatto per ripicca, per potervi vantare di aver fatto più in fretta di Delphin e me. Quando si è giovani ci si lascia indurre da futili motivi a commettere azioni gravide di conseguenze. E il fatto che ti sposassi così presto mi persuase che non lo avevi mai veramente amato." "Sì, capisco", assentì Mrs Ansley. 5 opra di loro il cielo chiaro s'era ormai spogliato d'ogni riflesso d'oro; una diffusa luce crepuscolare aveva quasi · di colpo·oscurato i sette colli. Qua e là, tra le fronde sotto di loro, cominciavano ad occhieggiare dei lumi. Sulla terraz- , za deserta andavano e venivano passi: un cameriere occhieg- . giò dalla porta ad arco in cima alle scale per riapparire poco ; dopo, recando vassoi con tovaglioli e bottiglie di vino. Furono spostate delle tavole, riassestate delle seggiole. Un filo ; sottile di lampadine elettriche tremolò nella penombra. I va- ' si con fiori appassiti furono portati via e riportati con fiori · freschi. All'improvviso comparve una signora corpulenta, con •indosso uno spolverino: in un italiano stentato chiese se nessuno avesse visto il nastro di gomma che teneva insieme il suo malconcio Baedeker. Assistita dai camerieri, tastò col bastone sotto la tavola a cui aveva pranzato. Ancora deserto, immerso nella penombra, era l'angolo dove sedevano le due signore, rimaste a lungo in silenzio. 68 Infine Mrs Slade riprese il discorso: "Credo d'averlo fatto come una specie di scherzo ... " "Uno scherzo?" "Be', sai, a volte le ragazze sanno essere feroci. Specialmente quando sono innamorate. Rammento di aver continuato a ridere fra me e me tutta quella sera al pensiero che tu fossi là fuori, al buio, preoccupata di non farti scorgere, con l'orecchio teso ad ogni rumore, tentando di entrare ... Certo, fui molto turbata dopo, quando venni a sapere ch'eri stata così male." Da un pezzo Mrs Ansley era rimasta immobile: adesso però si volse lentamente verso la compagna. "Ma non dovetti aspettare", disse. "Lui era là: aveva combinato tutto. Ci lasciarono entrare subito." Mrs Slade rizzò il busto appoggiato allo schienale. "Delphin era lì? Vi fecero entrare? ... Ah, ma ora stai mentendo!" proruppe con veemenza. Il tono di Mrs Ansley, divenuto più limpido, rivelò stupore. "Ma certo che c'era, certo che era venuto, naturalmente ... '' "Venuto?! Ma come poteva sapere che ti avrebbe trovata? Tu stai farneticando!" Mrs Ansley parve riflettere, esitando. "Avevo risposto alla lettera: gli avevo detto che sarei andata. Così lui venne.'' Mrs Slade si portò le mani al viso. "Oh Dio! Hai risposto! Non avevo mai immaginato che l'avresti fatto!" "È strano che tu non ci abbia pensato, se sei stata tu a scrivere ... " "Sì, ero esasperata dal furore." Mrs Ansley si alzò e si gettò sulle spalle la stola di pelliccia. "Fa freddo qui. È meglio andar via ... Mi dispiace per te", concluse, agganciandosi il boa intorno al collo. Mrs Slade si sentì trafiggere da quelle parole inattese. "Sì, è meglio andar via", e raccolse borsa e mantello. "Ma non capisco", soggiunse a bassa voce, "perché tu debba provar dispiacere per me." Distogliendo lo sguardo dalla sua interlocutrice, Mrs Ansley si volse a contemplare la mole misteriosa del Colosseo in ombra. "Ma perché quella sera non ebbi da aspettare." Mrs Slade diede in una risata inquieta. "Sì, allora fui sconfitta. Ma non c'è da serbartene rancore, penso. Dopo tutti questi anni... In fin dei conti, io ho avuto tutto: ho avuto lui per venticinque anni. E tu non hai avuto nulla, all'infuori di quell'unica lettera non di suo pugno." Mrs Ansley tacque di nuovo. Infine si diresse verso la porta della terrazza. Fece un passo, poi si voltò, affrontando la sua compagna. "Ho avuto Barbara", disse, e precedette Mrs Slade in direzione delle scale. (1911; traduzione di Nini Agosti) Per gentile concessione della casa editrice La Tartaruga.

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