Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

FEBBREROMANA Edith Wharton L asciata la tavola a cui avevano finito di pranzare, due signore americane ben conservate nonostante la matura mezza età, attraversarono l'alta terrazza del ristorante romano e, appoggiate al parapetto, si scambiarono dapprima uno sguardo; poi volsero gli occhi sulle glorie del Palatino e del Foro dispiegate dinnanzi a loro, sempre con la stessa espressione di vago anche se benevolo apprezzamento. Mentre erano così affacciate, dalle scale che portavano all'atrio sottostante risuonò gaia la voce di una giovane. "Avanti, vieni," gridò, non a una di loro, ma ad un'invisibile compagna, "lasciamo le ragazze a far la maglia!" Una voce altrettanto fresca rispose ridendo: "Via, Babs, non è che proprio facciano la maglia ... " "Be', intendevo dire in senso figurato," replicò la prima. "Dopo tutto, non abbiamo lasciato molto altro da fare alle nostre povere mamme ... " e a quel punto la tromba delle scale inghiottì il resto del dialogo. Le due signore si scambiarono un'altra occhiata, questa volta con una punta d'imbarazzo divertito: la più piccola e pallida scosse il capo, arrossendo leggermente. "Barbara!" mormorò in tono di rimprovero all'indirizzo della voce canzonatoria proveniente dalle scale. L'altra signora, piu forte, di carnagione più colorita, con un nasetto deciso sormontato da un paio di sopracciglia nere ben marcate, uscì in un'allegra risata. "Ecco quel che pensano di noi le nostre figlie!" "Non di noi prese individualmente," le rispose la compagna con un gesto di protesta. "Di ciò dobbiamo tener conto. È il giudizio collettivo che si dà delle madri al giorno d'oggi. E poi, vedi... " Con un mezzo senso di colpa tolse dalla sua belle borsetta di raso nero una matassa di seta color cremisi, trapassata da due sottili ferri da calza. "Non si sa mai ... " mormorò. "Il nuovo sistema di vita ci ha concesso senza dubbio una buona dose di tempo da ammazzare, e talvolta mi annoia stare a guardare ... persino questo." E il suo gesto indicava lo stupendo scenario sottostante. La signora bruna rise di nuovo, ed entrambe si abbandonarono alla contemplazione del panorama con un senso di diffusa serenità, forse derivante dal fulgore primaverile del cielo romano. L'ora del pranzo era trascorsa da un pezzo: a disposizione delle due amiche rimaneva tutta un'estremità dell'ampia terrazza. Al lato opposto, pochi gruppi che indugiavano per un ultimo sguardo alla città distesa ai loro piedi, stavano radunando le guide o frugandosi in tasca in cerca di una mancia. Quando anche gli ultimi ospiti se ne furono andati, le due signore rimasero sole sull'alta spianata, nell'aria limpida. "Non vedo davvero perché non dovremmo restare qui," disse Mrs Slade, quella dal colorito acceso e .dalle sopracciglia energiche. C'erano lì vicino due derelitte poltrone di vimini: le sospinse nell'angolo formato dalla balaustra e prese posto in una di esse, lo sguardo rivolto al Palatino. "Dopo tutto, è ancor sempre lo spettacolo più bello del mondo." "Per me lo sarà sempre," asserì la sua amica, Mrs Ansley, ponendo un leggero accento su quel me, tanto che l'altra, pur rilevandolo, si domandò se non fosse puramente casuale, come le sottolineature sparse qua e là nelle lettere dei corrispondenti d'un tempo. 'Grace Ansley è sempre stata un tipo antiquato', pensò, e soggiunse ad alta voce, sorridendo al passato: "È un'opinione che abbiamo condiviso per molti anni. Quando ci siamo incontrate qui la prima volta, eravamo più giovani delle nostre figliole adesso. Ricordi?" "Oh sì, ricordo," mormorò Mrs Ansley, con la stessa indefinibile enfasi. "C'è quel capo-cameriere che ci guarda perplesso,'' soggiunseper inciso. Evidentemente, era molto meno sicura di sé e dei suoi diritti di cittadina del mondo che non la sua compagna. "Lo guarirò io della sua perplessità", disse Mrs Slade allungano la mano su una borsetta d'aspetto discretamente ben fornito, come quella di Mrs Ansley. Fece un cenno al cameriere e gli spiegò come lei e la sua amica fossero due vecchie entusiaste di Roma; avrebbero voluto passare lì il resto del pomeriggio in contemplazione del panorama - sempre, beninteso, che ciò non fosse d'intralcio al servizio. Il capocamierere, con un inchino sopra la mancia, assicurò che le signore erano le benvenute, e ancora più lo sarebbero state se avessero consentito a fermarsi per la cena. C'era la luna piena, come forse sapevano ... Mrs Slade corrugò le brune sopracciglia, quasi che il riferimento alla luna fosse fuori luogo, anzi addirittura sgradito. Ma il suo cipiglio si spianò in un sorriso quando il cameriere si ritirò. "Ebbene, perché no? Che fare di meglio? Non ci è consentito, temo, pronosticare a che ora le ragazze saranno di ritorno. Di ritorno da dove, del resto? Tu ne hai un'idea? lo no!" Di nuovo il viso di Mrs Ansley si colorò leggermente. "Mi pare siano state invitate da quei giovani aviatori italiani a fare un volo a Tarquinia per l'ora del tè. Forse aspetteranno un poco, immagino, per fare il volo di ritorno al chiaro di luna." '' Al chiaro di luna ... Quanta importanza continua ad avere il chiaro di luna! Ti pare che siano sentimentali come lo eravamo noi?" "lo sono arrivata alla conclusione che non ho la più pallida idea di quello che sono," dichiarò Mrs Ansley. "E forse anche noi non ne sapevamo mica di più una dell'altra." "No, forse no." L'amica le rivolse una timida occhiata. "Non avrei mai immaginato che tu fossi romantica, Alida." "Mah, forse non lo ero." Mrs Slade corrugò un'altra volta la fronte ripensando al passato. Per qualche istante le due donne, amiche intime sin dall'infanzia, si soffermarono a pensare quanto poco si conoscessero. Ciascuna naturalmente aveva un'etichetta pronta da appiccicare al nome dell'altra. La consorte di Delphin Slade, per esempio, avrebbe detto a se stessa o a chiunque gliel'avesse chiesto che, venticinque anni prima, la moglie di Horace Ansley era stata di una bellezza squisita - non lo si direbbe, vero? ... benché, certo, conser63

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==