nove e dieci anni, e avevo un'intensa vita familiare - dovevo portarli a scuola, andare a prenderli, tutto quanto, insomma. Scrivevo quei racconti non appena avevo un attimo di tempo libero. E la maggior parte delle altre cose le ho scritte così. Ora mi alzo la mattina e la giornata mi si stende davanti come la pianure del Kansas, senza un puntino all'orizzonte. Che è una gran bella cosa, naturalmente! Mi piace ilf atto che il suo telefono non squilli quasi mai. Non è un caso. Non incoraggio nessuno a telefonare spesso! Altrimenti passerei le giornate a rispondere al telefono. Concentrazione e sublimazione ... Credo che ci sia molta verità in questa frase. Credo che sopravvenga un certo grado di sublimazione. Invecchiando si diventa molto ossessivi - ci si concentra al massimo su qualunque cosa si stia facendo - scrivere un romanzo, dipingere un quadro, o qualunque altra cosa. (L'ossessione del sesso - dio mio, come vorrei averne un po'. Ma devo riandare al passato, per ricordarla!) Questa concentrazione taglia fuori il resto del mondo, e anche il mondo dei sensi, in modo curioso - in un modo che trovereste impossibile credere. Ma succede, e in tutte le circostanze. Ci si può concentrare su un certo paragrafo, per esempio, al punto che quando si esce per fare la spesa non si vede nemmeno la strada, è solo un'immagine indistinta. Biso~na fermarsi e dire a se stessi, Avanti! Goditi la luce del sole! E questo il pericolo, quando si invecchia - di immergersi in qualunque cosa si stia facendo al punto ... Si diventa semplicemente più concentrati, più attenti afare quello che si vuole ... Credo che si cominci a capire che certe cose sono imporINCONTRI/BALLARD J.G. Ballard (Tophan Picture Llbrary). tanti, per se stessi; che danno soddisfazione. "Tutto quello che voglio fare è scrivere un certo tipo di prosa." Ed è da questo che viene il mio particolare senso di soddisfazione. Non ho figli da crescere, una vita familiare che mi coinvolga un giorno dopo l'altro. Non ho nemmeno un cane di cui prendermi cura, e quindi mi concentro sul mio lavoro. E questo può condurre a un tipo particolare di approccio selettivo alla realtà, che presenta dei vantaggi ... e degli svantaggi. Bisogna essere consci di questo stato di concentrazione. Non è un problema, ancora. Potrebbe diventarlo tra cinque, dieci anni. Crede che la sua scrittura potrebbe risentirne? No, non si tratta di una cosa così intensa - non è che mi metta letteralmente a fissarmi la punta del piede per una giornata intera, come Burroughs dice che gli succedeva quando prendeva l'eroina. Non si tratta di questo tipo di ossessività. È più una necessità di incanalare tutte le proprie energie verso l'attività che si sta svolgendo. La vita in senso più ampio - la vita soeiale e tutto il resto - tende ad assumere un aspetto secondario. Si comincia ad applicare i principi della contabilità dei costi alla propria vita sociale: ho davvero voglia di guidare per venti miglia per scambiare quattro chiacchiere mondane alla festa di un editore? Be', la risposta è no - perché dovrei, quando posso invece continuare a lavorare? Da giovani, c'è una tendenza naturale a voler conoscere gente. Interviene (giustamente, secondo me) un chiaro fattore biologico, che suggerisce, all'inferno, basta con la macchina da scriveree facciamoci queste trenta miglia per far quattro chiacchiere mondane - non si sa mai cosa può succedere, chi si può incontrare! Non so se si ottiene lo stesso grado di soddisfazione a dipingere, o a scrivere un romanzo, o chissà cosa - in effetti, non sono affatto sicuro che si ottenga alcuna soddisfazione, da queste attività! Credo che siano semplicemente un modo di rimettere in discussione se stessi. È così intangibile. Perfino i quadri o le sculture sono intangibili, in realtà. Hanno una forma precisa, definita, certo (le sculture si possono perfino toccare), ma si tratta nondimeno di oggetti concettuali - di concetti. È molto strano - io non so quanta soddisfazione si possa trarre dal fatto di essere "creativi". lo provo il più profondo senso di soddisfazione quando faccio qualche lavoretto in casa - quando cambio un vetro, per esempio. È una cosa che mi dà un piacere enorme - stuccare il vetro, o tirar fuori la sega, chiodi e martello. Provo una gran soddisfazione, mi sento profondamente realizzato. E quando finisce un libro? È una specie di incubo che si interrompe per un po'; che ricomincerà di lì a tre giorni circa. Non credo che tornerei a farlo se mi si offrisse un'occasione diversa - credo che preferirei fare il falegname - scegliereiun lavoro artigianale, invece di un lavoro artistico! Difficile dirlo, in realtà ... (traduzione di Marisa Caramella) (Copyright "Re/Search", San Francisco, 1984. L'intervista è stata realizzata il 29-X-1982.) 51
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