Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

LOVEWILL TEARUSAPART Pia Fontana La fotografia mostra una figura femminile abbandonata in un'estasi angelica o forse erotica. Il braccio sinistro è sollevato a proteggere gli occhi mentre il destro ripiegato all'indietro si distende . mollemente sopra una grande ala bianca ripiegata. Il corpo è classicamente pieno, un drappeggio leggero vela il seno rotondo e si infossa in un'ombra scura nella cavità dell'ombelico. LOVE WILL TEAR US APART. L'immagine e la scritta sono delimitate da un quadrato nero profilato da una sottile linea bianca, a sua volta compresa dentro il più vasto rettangolo - anch'esso nero - della cartolina. Sul retro si legge: POSTCARD. Adress to be written on this side. Sotto: Printed in England. Enrica ha comprato questa cartolina la scorsa estate a Londra. Aveva intenzione di spedirla a qualcuno, ma poi, per una qualche .ragione ché ignora, non è riuscita a separarsene. Questa cartolina, finita successivamente nella valigia fra le guide turistiche e i souvenirs, è riemersa più tardi, al ritorno. Riguardandola, quando da tempo l'aveva dimenticata, Enrica si è accorta che la foto ritrae una statua di marmo, non una donna vera. Ma il volto e le braccia sono così realistiche che si potrebbe pensare a una persona: infatti le ricorda qualcuno. Guardandola meglio, si è accorta che il fondo - il riquadro nero - non è così nero come le era sembrato: è tutto costellato - a ben guardare - da un'infinità di minuscoli punti bianchi, come un pulviscolo stellare in una notte senza luna. Sicché sembra che quel corpo estatico si libri in uno spazio siderale e tutto viene a assumere un significato misterioso e profondo. Enrica ha riposto la cartolina sul comodino, in attesa di sistemarla da qualche parte e intanto pensa che ha fatto bene a non spedirla a nessuno. Sarebbe già finita, come è destino delle cartoline, in un immondezzaio. - Enrica ... Enrica - la chiama una voce da sotto. Enrica non risponde. - Enrica ... finirai per perdere il treno! - La voce della madre la raggiunge con l'intensità metafisica dell'ammonimento. Finirai per perdere il treno. Inappellabile saggezza materna. Enrica si solleva pigramente dal letto sul quale è seduta. I muscoli delle gambe si tendono elegantemente e tutto il corpo, immobile, è pervaso da una tensione di movimento. - Enrica ... - Ferma al centro della stanza Enrica immagina che le sue gambe siano piantate come perni nel pavimento. Fa oscillare il busto in avanti e all'indietro. I piedi, saldamente ancorati a terra, mantengono l'equilibrio. Il gioco consiste nel far oscillare il corpo sempre più rischiosamente. Le dita dei piedi, contratte nello sforzo, sono trasparenti come la cera. Anche il collo e le orecchie, in qualche modo, partectpano della tensione. Il corpo di Enrica ondeggia cir-• colarmente delimitando uno spazio a forma di imbuto. Il capo eretto, le braccia rigidamente incollate ai fianchi, non c'è nessuna verosimiglianza nei suoi movimenti, non c'è neanche eleganza o senso. Eppure Enrica si sente abbastanza felice, quasi felice, mentre ancorata ai suoi perni-pitdi oscilla rischiosamente. - Qualunque cosa dica o faccia, ci deve pur essere un senso. - -Mm ... - - Non è possibile andare avanti alla cieca, così senza nessuna ... programmazione. Programmazione. - -Mm ... - Dalla cucina arriva fin sulle scale un parlottio, la voce della madre. Lineare, monocorde, si inceppa come casualmente qua e là. - Programmazione. Perché le cose non andrebbero avanti senza programmazione. Cosa sarebbe della mia giornata se io non programmassi fin dal ~attino, minuziosamente, la mia giornata e fin nei minimi particolari. Dalle pulizie alle spese, al pranzo, non dico altro ... E tu? - lo? - - Sì, tu. - - lo cosa? - - Cosa programmi? .....,. - Ma cosa vuoi che programmi! Luigi, innervosito, si alza in piedi dimenticando di essere in mutande. È così ridicolo, con le sue lunghe gambe pelose, mentre cammina avanti e indietro lungo il tavolo della cucina. Enrica lo osserva con un'espressione velata di scherno, mentre scende le scale. - Antiestetico - ha commentato un'amica, insieme alla quale ha assistito di recente al cinema a una scena di nudo maschile - il maschio è antiestetico. - Non si potrebbe darle torto in questo momento, a vedere Luigi con quelle sue gambe troppo pelose e nessuna grazia nella nudità. - Cosa fai in mutande? - Luigi le risponde con un cenno indirizzato alla madre. È nervoso e irritato. Non gli piace, a diciotto anni, di dover restare in mutande in cucina. Gli ricorda troppe cose di quando era bambino. Non pensa di essere antiestetico, ma ridicolo sì, ridicolo in modo imbarazzante. La madre alza gli occhi verso Enrica. Sta attaccando un bottone a un paio di jeans, gli occhiali da presbite le penzolano sulla punta del naso. Con un solo sguardo dei suoi occhi chiari ha fatto il punto circa l'abbigliamento di Enrica - che non condivide. Nessun commento. - A che ora ce l'hai il treno? - - Ho tutto il tempo. - La madre solleva vicino alla faccia i calzoni come volesse fiutarli, tende il filo fra i denti, uno strappo deciso, un rumore appena percettibile. - Fatto. - Enrica siede vicino alla finestra, così vicino che dal vetro arriva un'aria ghiacciata a freddarle la pelle del viso. C'è ancora tempo. Il treno arriverà solo fra un'ora e non le piace essere in anticipo. Osserva dalla finestra la campagna gelata. Tutto è grigio, c'è forse già un po' di nebbia. Le viti spoglie hanno un aspetto desolato e le montagne - la cosa più bella del suo paese - non si vedono in questa stagione. II grigio sfuma all'orizzonte in un altro tono di grigio e neanche sforzando la vista si riesce a individuare il profilo delle montagne. Enrica le disegna idealmente: là la cima più alta, là l'avvallamento, là in fondo le cave. Che tristezza. Forse le montagne non ci sono. Forse la pianura si stende anche da questa parte piatta e uniforme, senza riferimenti. Enrica è colta da un senso di vertigine. Si allontana dalla finestra. Fa un giro intorno al tavolo, passa il palmo della mano sul ripiano, si sofferma in un punto dove un'intaccatura annerita ricorda un antico litigio col fratello. La sacca con le sue cose da viaggio - pochi indumenti, qualche libro - giace afflosciata vicino alla porta, a ricordarle che sta per partire. Programmare significa avere i piedi per terra, significa sapere cosa si fa, significa avere le carte in regola, significa non avere paura, significa avere paura, significa un sacco di cose.

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