I NUMERI . LETTERA FRATELLOMOZART Giorgio Strehler (dal "Corriere della Sera", 61 Xll //987). Caro Signore ... No. Illustre e Stimatissimo Cavaliere .... nemmeno. Caro ed Illustre Maestro ... nemmeno. Nessuna di queste denominazioni mi sembrano possibili per iniziare questa lettera che da molto tempo desideravo inviàrVi. Ecco, forse o certamente: caro Fratello e Maestro, certo che voi saprete dare il significato giusto alla parola fratello e non l'ascriverete ad un atto di superbia da parte mia. Oggi, per un caso (o un segno?) ho incominciato a provare il Vostro DG, al Teatro alla Scala di Milano. È il 29 ottobre del 1987. Duecento anni fa, esattamente, aveva luogo a Praga la prima rappresentazione della Vostra opera. Da allora ad oggi, molte cose sono avvenute e un infinità di volte, nel male e nel bene, il Vostro Don Giovanni è stato portato sulle scene dei vari teatri del mondo, migliaia di spettatori l'hanno ascoltato ed hanno ricevuto il Vostro messaggio. L'avete scritto per questo: per commuovere, divertire, esaltare esseri umani che da Voi hanno ricevuto luce, amore e bellezza. (... ) Noi faremo tutto il possibile - e forse non è molto, certo mai abbastanza - perché attraverso gli abissi del tempo il Vostro Don Giovanni risuoni ancora una volta, con la speranza che esso non sia troppo lontano dalla sua verità. L'augurio più alto che noi ci facciamo è che, se per caso vi avvenisse di gettare un'occhiata al nostro lavoro, non Vi allontaniate scuotendo la testa, molto insoddisfatto ed addolorato per non essere stato - una volta di più - capito. So che siete sempre stato un uomo buono ma un giudice severo. Non possiamo non temere il Vostro giudizio. Ma - credetemi - è un compito quasi impossibile il nostro - e lo sappiamo - tanto il Vostro Don Giovanni ci appare carico di mistero e di complessità, formali e sostanziali, pur nella sua solare chiarezza. Ma il sole, appena fissato, abbacina. Ci può rendere ciechi. Tutto è scritto nella Vostra partitura che ci è giunta, salvata dalle acque, note e parole, ma ciononostante, leggere nelle parole e nelle note è qualcosa di così difficile, di così profondo da costituire un compito che sorpassa qualsiasi forza di qualsiasi interprete. Noi cercheremo di farci portar per mano da Voi con animo netto, con disponibilità e persino con ingenuità e nuova fre~chezza. Forse è questo, l'unico modo che ci potrà consentire di capire qualcosa del Vostro segreto ... .. .Caro Fratello, perdonatemi per tutte le domande che Vi ho rivolto. Cosa posso chiedervi d'altro? Di aiutarci? Ma Voi, più che scrivere il Don Giovanni, nelle sua interezza grandissima cosa potevate fare? Sta a noi di tentare di capirVi e di rappresentarvi il più poeticamente, il più totalmente possibile! Solo questo allora oso dirVi, in questa sera d'autunno del 1987: il vostro calore ancora ci riscalda. La Vostra pena ancora ci fa male, la Vostra visione del Mondo ci dà ancora speranza. (... ) Teneramente e'devotamente vostro Giorgio Strehler IL CONTESTO AUGURIA CELENTANO Rina Gagliardi (da "Il Manifesto", 241XIII /987) Il già vasto fronte anti-Celentano ha finalmente trovato la sua leadership spirituale, anzi, Pastorale. Beniamino Placido e Valter Veltroni hanno adesso il conforto, nientemeno, della benedizione vescovile: così l'unità nazionale prodotta dallo "scandalo" di Fantastico celebra i suoi fasti. Sì, Celentano ha proprio fatto l"'en-plein" dei dissensi istituzionali, i politici lo invidiano perché ha più audience di loro, gli intellettuali lo snobbano per necessità di autoconservazione, il Pci lo attacca per quel mai sopito riflesso d'ordine, i socialisti lo detestano perché non è uno di loro, i democristiani sono imbarazzati perché è uno di loro. Sotto tanto fuoco, la Rai non riesce neppure a gustare l'impennata degli indici d'ascolto, e indietreggia - il suo presidente socialista corre a genuflettersi davanti alla Cei ("Quella dei vescovi è una presa di posizione che induce a riflettere sull'evoluzione della televisione italiana" ha detto Enrico Manca). Riflettiamo, riflettete su tanto scandalo. La pièce di Dario Fo? Un classico del teatro "popolare" del nostro, tenero, divertente e anche educativo: i vescovi non devono proprio averlo visto. Il dialogo sull'ateismo che ne è seguito, tra Fo e Celentano? Ma anch'esso si è risolto in un sostanziale trionfo di quello spirito religioso che circola - sfacciatamente - nello show del sabato sera. In realtà, quel che i prelati, i partiti, gli opinion makers avvertono come blasfemo è proprio questa straordinaria, sofisticatissima semplicità - non la pornografia, ma il sentimento è l'osceno del nostro tempo, diceva Barthes. Chiamato a confezionare uno spettacolo pornografico, Celentano ne ha rovesciato le strutture e ha prodotto uno spettacolo sentimentale - dove la parola (i silenzi, i messaggi, i valori, gli ospiti scomodi) è diventata protagonista, e tutto il resto (il prevedibile spettacolare) si è ridotto a contorno. Uno che viola, flagrantemente, i "patti" costitutivi della filosofia Rai, e l'ordinata sequenza di regole che la presiede. In definitiva: un irriducibile in un mondo di pentiti. Ecco quel che ci piace di Celentano e del suo Fantastico. Tanti auguri, non solo di Buon Natale. 31
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