chiamo all'impegno è più esplicito: "Tanto amano i giusti la loro verità / da preferire la morte. Spietata illusione. / Solo vivendo fino in fondo la disperazione / si può liberare l'umanità. /Perla costanza di una paziente ragione / forse non è troppo tardi" (In memoria dei giovani violenli conlro se s1ess1). Il discorso si fa più difficile se si cerca di risalire ai modelli poetici a cui Muscetta si è ispirato. Le sue letture sono talmente vaste da rendere insufficiente qualsiasi tentativo di parziale esegesi. La struttura metrica e retorica (versi sciolti, con prevalenza dell'endecasillabo; rime interne; frequenti allitterazioni) risente principalmente della lezione leopardiana, non senza echi più moderni filtrati da Saba e Gatto. Il Muscetta critico letterario si impone con prepotenza sul Muscetta poeta: la stessa ispirazione, talvolta, è dominata direttamente dalla suggestione di una precedente lettura, come testimoniano Dopo la le11uradi Hopkins e Primavera elnea (quest'ultima accompagnata dal sottotitolo: "leggendo Pasternak"). Alla fine si può dire con certezza che i "versi" devono molto anche alle "versioni". Gli esercizi di traduzione, infatti, si presentano come un ottimo laboratorio poetico. Basta scorrere l'indice della seconda sezione per cogliere la versatilità del traduttore: Virgilio e Petronio figurano accanto a cele- .bri poeti provenzali (Guillaume de Poiters, Bernard de Ventadorn, Arnaut Daniel), mentre Shakespeare e Hugo sono seguiti da Eliot ed Èluard. L'eterogeneità del corpus rivela un elemento significativo: la pura occasionalità dell'incontro col testo da tradurre. La "versione" scaturisce dal fascino emanato dalla poesia, dalla necessità di appropriarsene una volta per tutte. Ma Muscetta non si presenta nelle vesti di traduttoretraditore. Nell'introduzione alle F/eurs du Mal egli spiega il principio su cui basa la sua tecnica di traduttore: bisogna cercare di raggiungere un'equivalenza fono-semantica tra i due linguaggi. E non a caso Stefano Agosti, parlando delle traduzioni di Muscetta, per esemplificarne la tendenza, ha citato un pensiero di Leopardi: "La perfezione della traduzione consiste in questo, che l'autore tradotto non sia, per esempio, greco o francese in italiano, ma tale in italiano o in tedesco, quale egli è in greco o in francese." Il discorso si fa più chiaro nel confronto POESIA/ORDINE diretto tra il testo originale e la sua traduzione (purtroppo non figurano nella plaque/- te i testi originali: il lettore dovrà cercarseli da sé). Questo epigramma di Sannazzaro esemplifica perfettamente la tecnica di Muscetta: "Arsisti; et miseras consumsit fiamma medullas; / Aridaque in cineres ossa abiere leves: / Flevisti; roremque oculi fudere perennem; / Sebethus lacrimis crevit et ipse tuis. / Ardendi, flendique igitur quae tanta cupido est?" (" Ardesti, e ti consunse I ogni fibra l'amore. Inaridite/ vedi in labile cenere le ossa. / Piangesti, e per le lagrime I come un rivo perenne / versate, crebbe l'onda al tuo Sebeto. / Ancora non sei pago/ di tanta voluttà d'ardore e pianto?", A se stesso). Molti spunti interessanti offre, dunque, questa raccolta di "versi" e "versioni". Ma soprattutto per i primi, Muscetta ci tiene a sgombrare il campo da possibili equivoci. Pubblicare versi non significa vestire i panni del poeta. E nell'ultima poesia della prima sezione, intitolata Ai miei amici poeli, l'autore ne spiega con chiarezza il perché: "Si leggono versi per poter vivere. / Si scrivono versi per tentare di vivere. / Solo i poeti vivono I per scrivere versi". DUE LIBRI CHE SCUOTONO LE COSCIENZE DELLA GERMANIA E DELL'EUROPA CHRISTA WOLF GUASTO UN NUOVO BELLISStMORACCONTO DELL'AUTRICE DI CASSANDRA CHE E' ANCHE LA PRIMA RIFLESSIONEDI UNO SCRITTORESUL DOPO-CERNOBYL CHRISTOPH HEIN L'AMICO ESTRANEO UN BESTSELLERNELLE DUE GERMANIE. IL QUADRO IMPIETOSO DI UNA GENERAZIONE CHE HA PAURA DEI PROPRI SENTIMENTI edizioni e I o· 93
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