Jean Philippe &offey in No Man's Land (1985). BibliotecaGino Bianco che, invece, conoscevo un tipo che suonava il sax e gli ho chiesto di farmi delle piccole frasi, e poi è da queste incisioni che siamo partiti. Ci raccontavi prima dell'intervista che la sceneggiatura della Salamandre era di più di cento pagine. Il tuo modo di affrontare la fase di scrittura è ancora lo stesso di allora? No. Per Dans la ville bianche avevo tre pagine che descrivevano la traiettoria del personaggio. Non c'erano assolutamente dialoghi e non c'era la fine, perché non sapevo ancora come sarebbe finito. Per No Man's Land c'erano una quarantina di pagine, ma il dialogo non era definitivo, c'erano piuttosto delle indicazioni di dialoghi, e poi anche qui c'erano le traiettorie dei personaggi. Spesso scrivevo i dialoghi alla sera quando sentivo gli attori dal vivo avendo una situazione e un'ambientazione ben precise. A volte, se sono dei dialoghi semplici, scrivo mentre gli elettricisti preparano la scena, scrivo su un pezzo di carta dei dialoghi che poi do agli attori. Ma dipende dai film. Per il prossimo non so ancora bene cosa farò. La sceneggiatura è già pronta, è di quaranta pagine; ma è una storia letteraria, non è per niente la sceneggiatura di un film. C'è scritto cosa succede, ma soprattutto cosa pensano i personaggi: cose, quindi, che non entreranno per forza nel film. In genere le sceneggiature, a partire dalla loro forma tipografica, sono assolutamente illeggibili, e si sa benissimo che nelle commissioni per esempio non le leggono. La mia è semplicemente una storia assolutamente letteraria formata da trenta brevi capitoli. E si legge in venti minuti. A partire da qui farò dei sopralluoghi seri per sviluppare anche la concezione visiva del film: idee di inquadrature, di piani, di colori, ecc. È questa la mia sceneggiatura. Non faccio lo story-board; in tutti i casi se non si gira in studio si dovrebbe cambiare comunque tutto, a seconda del momento in cui si gira, della luce, della scenografia, ecc. Ma una concezione abbastanza precisa di ripresa, di inquadrature, a partire dalla scenografia e da una "visione" del film, è fondamentale. Con una sceneggiatura così elastica ti capiterà di girare un'inquadratura senza sapere da cosa sarà seguita o preceduta. Sì, molto spesso. Ma siccome in generale faccio dei piani lunghi, dei piani-sequenza, questo non mi preoccupa eccessivamente. È molto raro che vi sia un découpage al31
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