VARIAZIONSI U TEMADI GOETHE Rosalind Be/ben a figlia è scomparsa. Convincono la madre che la bambina amava tanto l'acqua che potrebbe essere caduta e annegata nel rapido torrente disseminato di ciottoli. Il torrente porta il suo fardello al mare. La madre passa ogni pomeriggio sulla spiaggia. Crede che se il mare porterà a riva le ossa della bambina e se le ossa raccolte formeranno un tutto, accadrà un miracolo. La madre passa ogni pomeriggio sulla spiaggia. La gente è troppo gentile. Nessuno riesce a dirle che molte delle fragili ossa che raccoglie appartengono ad animali bambini: ma è vero che il mare offre molte ossa di persone annegate, dopo qualche tempo. La madre mette insieme lo scheletro col filo, riempie i vuoti con ricami e seta, come si fa con le reliquie di un santo. Dopo qualche tempo ha tutte le ossa di sua figlia tranne l'ultimo pezzetto del dito mignolo della mano sinistra. Una tempesta riporta il teschio, un'altra le vertebre. Le onde si abbattono sulla spiaggia in maniera insopportabile. La madre porta in chiesa i resti di sua figlia per la sepoltura, la bambina innocente che il mare ha rapito e poi restituito sulla spiaggia durante tempeste e tempo sereno. Il fardello che la madre porta si fa sempre più pesante; poi sotto il portico della chiesa emette un gemito. La madre giurò di aver visto la bambina, la sua calda figlia, tra le sue braccia; mancava solo l'ultimo pezzetto del dito mignolo della mano sinistra. Il corpo scomparve; ma di lì a poco, l'ossicino scomparso spunta fuori dalle pietre del pavimento della chiesa. La madre seppellisce l'osso, e non si reca più al mare; si trascina per la campagna come impazzita. Il desiderio così intenso le fa vacillare la mente. Pat pat, i piedi della madre impazzita battono la riva del mare, pat pat, pat pat. La madre cammina, corre, con le dita scarne si strappa i lunghi capelli neri. I piedi battono la riva del mare dove riposano, come ansimanti balene arenate, pezzi di legno, relitti sformati; conchiglie; erbacce; monete di regni sconosciuti; cocci; sfilacci di seta. E qua e là in fondo si sollevava e dalla sabbia veniva fuori la lunga mascella di un cavallo. La madre disse: Se Tu mare volessi ridarmi le ossa della mia bambina innocente che Tu hai voluto come vittima annuale ma il cui corpo morto rifiuti di restituire; se Tu facessi la Tua parte, potrei averla tra le braccia e i Tuoi tentacoli potrebbero ritirarsi in pace. Non è la pace quello che desideri? Tu non meno di noi, non meno di me. Tu non sei diverso dal resto di noi, anche se nascondi dietro la maschera di un mostro la Tua terribile insicurezza. La Tua instabilità. Pat pat, battono i piedi della madre, spazzati dalla spuma, la faccia del profondo ristagno. Quanta crudeltà al fondo della terra. Comincio a scavare nella terra; la torba; la ghiaia sottostante: se potessi raggiungere il corpo del mio cane ormai sepolto da tanti anni, così penso, potrei raccogliere gli ossi e avere Io scheletro con me per sempre, legato da fili di seta, e BibliotecaGino Bianco la grande testa potrebbe di nuovo riposare sulle mie ginocchia. La figlia, da lontano, osserva la madre che corre infelice sulla spiaggia e grida: Oh madre cara, non sono morta, né annegata, né ossa; mi hanno portata via i ladri. Non so più il mio nome, la mia lingua, la mia fantasia è molto sconvolta. C'è poca realtà e tanti incubi. Se tu non puoi venire per riportarmi a casa, almeno smettila di esaurirti fissandoti sulla spuma del mare, sul fondo del mare. La madre seppellisce le mascelle di cavalli, e i teschi di cani poiché questi non sono gli oggetti del suo desiderio. È quello che deve fare; è un gesto simbolico: piantare cose nella terra. In un campo vicino casa detto Il Mare della Tranquillità un esile tumulo verde ricopre il cavallo da caccia preferito di mio nonno. È stata una grossa fatica interrare un cavallo, un lavoro di zappe, forconi e pale. Un'epidemia compisce gli animali della fattoria, carcasse rigonfie devono essere poste nella terra riluttante; si deve ricorrere ad una scavatrice meccanica. I cavalli preferiti della madre vengono portati al riparo. Madre e figlia insieme, sebbene siano lontane e non si rivedranno mai più pensano senza posa: Mia madre, mia figlia; mia madre, mia figlia, il mare, la spiaggia, i teschi, le ossa del marinaio, le conchiglie, la schiuma, la torba, il pietrisco, il peso della mascella del fedele cane che affonda nel mio grembo. Troppo. Fa vacillare la mente. Troppo. Troppo. I campi di acqua verde pallido, le lacrime di sale, il desiderio; la follia del desiderio. Il freddo, plumbeo, lento pomeriggio. Ero così abituata a tornare a casa, abbracciare il suo grande corpo caldo; come è stato possibile che la tensione mi abbia abbandonato; tutta la tensione: il costo del flusso e riflusso, un costo troppo alto. Dopo tanto tempo ancora emette un gemito. (traduzione di Paola Splendore)
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