Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

118 SCHEDE/STORIE enormi difficoltà (ancora nel 1870 c'era in tutta Anguillara un solo liberale, e in un testo del 1882 così veniva descritta la situazione di un paese definito in preda alla "lue clericale": "la mancanza di lotte, l'incombere della setta toglie ad Anguillara quell'aspetto di gaiezza e di vita che osserviamo in tanti altri paesi. Quindi non società di mutuo soccorso né politiche, non clubs, non ritrovi, non ridotti, ma caffè ed osterie dove il fermarsi è impedito dal poco spazio e dal disagio: solo luogo di riunione la chiesa e la confraternita"). Le elezioni dell'aprile I924, col fascismo già bene insediato, videro ad Anguillara la vittoria della lista "Falce e martello" (143 voti contro i 136 di "Fascio Littorio"). Ultimo segnale di una speranza tenace: talmente radicale è la trasformazione prodotta dalla guerra mondiale che la terra sembra ormai davvero a portata di mano. Ma la promessa fatta balenare sui campi di battaglia non verrà mantenuta e invece arriverà il fascismo. Dal punto di vista della distribuzione delle terre sarà più che una dilazione: quando trent'anni dopo arriverà la riforma agraria troverà tutt'altra situazione, con aspettative e rapporti di forza profondamente mutati. Eppure l'effetto sarà ugualmente radicale. Questo è il paradosso che chiude la storia di Anguillara: l'ide_ntità della comunità è stata data soprattutto da questa tenace lotta per la terra. Quando la terra arriverà -nel modo ambiguo e limitato che sappiamo - significherà la fine della grande fame ma insieme la fine, la diaspora della comunità. Il fatto che il libro termini con un accenno alla riforma agraria, sfiorando il termine temporale che si era preposto, è dunque assai significativo. Questo approdo finale è in grado di illuminare retrospettivamente l'intera sto(ia del paese. Come se questa dimensione collettiva e comunitaria non fosse stata in realtà che una forma di autodifesa dalla fame e dalla povertà. E diventi superflua, o addirittura ingombrante, quando la fame finisce. UNOPPOSITORE ALNAZISMO Roberto De/era Helmuth James von Moltke era il nome del famoso feldmaresciallo prussiano stratega vittorioso a Sédan, il generale artefice con Bismarck dell'unità germanica, l'uomo che dopo aver sconfitto Francesco Giuseppe e Napoleone II I permise la nascita dell'impero di Guglielmo di Hohenzollern. Ma Helmuth James von Moltke è anche il nome del pronipote dell'uomo chiamato, come ricorda Thomas Mann, "il pensatore di battaglia". E il pronipote aveva ereditato dal feldmaresciallo non solo un nome glorioso nella storia tedesca ma anche una tenuta, la tenuta di Kreisau. Questa tenuta e il suo nome divennero famose per un'altra pagina di storia, altrettanto gloriosa ma forse meno nota di quelle scritte dal mitico antenato; divennero infatti il simbolo e il fulcro organizzativo di un gruppo di resistenza antinazista che, attivo negli anni bui hitleriani, fu alla fine scoperto e mandato a morte. Quando si parla di "resistenza" è immediato il richiamo a situazioni più o meno simili a quella italiana. Ma in Germania non vi furono, probabilmente non avrebbero mai potuto esserci, gruppi di combattenti armati, attestati sulle montagne grazie all'appoggio e all'aiuto logistico della popolazione. Chi, in qualche modo, cercava di opporsi all'ondata montante del nazionalsocialismo e al suo imperio non poteva fare altro che compiere singole, forse minuscole azioni contro il regime. La storia ci ha poi raccontato che questi minuscoli atti di sabotaggio, effettuati spesso dall'interno delle strutture di potere nazista, ebbero l'effetto di salvare un alto numero di vite umane. A fronte di queste minuscole azioni il rischio per chi le compiva era forse molto più grande di quello a cui andavano incontro i membri della resistenza nei paesi occupati dai nazisti. Di tutto ciò raccontano le lettere che Helmuth James von Moltke, il pronipote, scrive alla moglie nel periodo che lo vede richiamato nell'ufficio legale della "Abwehr", l'organizzazione generale di controspionaggio dell'esercito tedesco. Queste lettere sono state ora raccolte, insieme ad altre. precedenti, nel volume Futuro e resistenza. Dalle lettere degli anni 1926-/945 (Morcelliana, pp. 262, lire 20.000). La raccolta ricostruisce il consolidarsi di un sentimento profondamente cristiano e liberale, sensibile alle istanze democratiche e sociali delle classi proletarie, che portò l'ariIl processo a von Moltke (foto dal libro). invece di farsi avversari decisi e lucidi di una parte della propria cultura e della propria stocratico von Moltke a dichiararsi socialista. La scelta di pubblicare soltanto gli stralci più interessanti di ogni lettera, collegandoli tra loro con brevi commenti informativi, è probabilmente la migliore per offrire al lettore la possibilità di valutare con serenità ciò che in quegli anni avveniva sotterraneamente in Germania, e per comprendere fino in fondo le contraddizioni, le speranze, le sconfitte del movimento di_resistenza antinazista nel Reich, con tutte le peculiarità che lo distinsero. Peculiarità che è facile riconoscere. In Italia, Grecia, Francia, erano infatti in gioco non solo l'indipendenza politica del paese ma anche i valori fondamentali della cultura autoctona, contro altri che erano a essa del tutto estranei, imposti con la violenza. Per von Moltke e i suoi si trattava tradizione. Come gli altri membri del "Kreisauer Kreis", il gruppo di opposizione che si consolidò attorno a lui, von Moltke era profondamente segnato da una formazione cosmopolita, che lo portava a una visione sovranazionale dei problemi politici, alla fede in valori umani universali, ma egli e i suoi amici nutrivano anche un intenso amore per la Germania, e per la sua "Kultur", per la sua autorità e per la sua tradizione. Una lettura gretta di questi vaiòri aveva portato molti intellettuali ad aderire alla scorciatoia violenta del nazionalsocialismo. Per questo è importante comprendere la differenza di von Moltke e dei suoi amici, la loro lettura dei valori tedeschi compiuta secondo elementi morali assoluti, religiosi o quasi religiosi, non intaccabili da ideologie superficiali e aggressive. Solo così si può spiegare la forma originale e difficile di resistenza alla violenza da loro attuata all'interno di un sistema che aveva fatto della violenza il suo credo. Dal ventre stesso della balena, von Moltke sa riconoscere\dove sta il male e chi lo serve perché sa soprattutto identificarsi con chi questa violenza subisce, a cominciare dagli ebrei. E anche questo è molto "tedesco": la tensione verso un assoluto filosofico, e verso la ricerca di un equilibrio tra etica e for:?a che alla fine gli impedisce qualsiasi forma di ·resistenza armata al nazismo, consolidando'il rigore etico del rifiuto ma forse indebolendo la sua efficacia politica. La fede nella sconfitta finale e strategica del nazionalsocialismo è il sintomo di una fedeltà al fondo della cultura tedesca migliore, alle sue aspirazioni di libertà e equità. Nel pieno turbinio dell'arroganza nazista egli e tutto il "Kreisauer Kreis" già pensavano a uno stato futuro basato sulla democrazia

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