"Ma cosa avresti voluto fare per non sentirti sprecato? In cosa consisteva quell'utopia radiosa dell'operatore culturale, quel sogno così mo<;terno,capace di unire la nobiltà indiscussa della Cultura alla suggestione tecnologica della parola 'operatore'?" "Be', esprimeva la nostra esigenza de fa' qualcosa de creativo ... noi siamo stati una generazione protagonista, così diversa da quella di oggi,, spenta, esangue. Quello che volevamo era del potere non per noi ... ma per la nostra immaginazione!" "Un'immaginazione un po' fragile, se ha bisogno di essere assistita, garantita dallo stato. Pretendi che si diventi creativi con una legge, sia pure 'speciale'?" "Mah, forse l'errore è stato di puntare subito all'assunzione individuale, di fregarcene delle cooperative, della qualità del lavoro ... allora però eravamo giustamente preoccupati della sicurezza del posto ... " "Ma i contratti triennali?" "No, no, era poco". "E la proposta di contratti decennali?" "Non era abbastanza, un decennio o due non risolvevano ... volevamo la sicurezza per tutta la vita, per sempre ... " Guardo attraverso la finestra il cielo chiaro, pulito. Mi distraggo. Comincio a pensare che tutti aspiravamo segretamente alla sicurezza per l'eternità. Ma Piero incalza ... "Che poi la mia vera natura, a pensarci bene, è sempre stata quella del nomade, del vagabondo, dello sradicato, insofferente verso la routine ... mi ha sempre attratto la trasgressione .. ". "Ne sei proprio sicuro?" "Ma come! Pensa agli autori che abbiamo amato di più in questi anni: Wenders, Handke, e poi Garcia Marquez, Borges... una ricerca su se stessi così radicale, rigorosa ... degli spiriti così inquieti, errabondi ... questa metafora ricorrente del viaggio come dispc'>nibilità al mutamento, come fluidità dell'esperienza ..." "Va bene - tento ora io di andare bruscamente al sodo- ma insomma, quel sogno dell'operatore culturale?" "Ma sì, organizzare cultura, promuovere iniziative ... progettare, progettare ... io ne avevo tanti de' progetti ... " E chi se li ricorda più? Chi in questi anni non ha avuto progetti da fare, da proporre? Anche se il progetto non si realizzava, bastava questa instancabile attività ad assicurare il brivido sottile della Creatività. Piero si affretta a rinfrescare la mia memoria con entusiasmo di adolescente: "Ma come, non ti ricordi? Un ciclo di film on the road, una rassegna di teatro sul tema della morte del teatro, un convegno su romanzo e viaggio, intendendo beninteso anche il viaggio dentro di sé... " Penso che sarebbe ben arduo trovare un solo romanzo che non rientri in questa categoria, ma assecondo Piero. " ...e.poi la musica rock dai bidoni della spazzatura, i video .newyorchesi nelle biblioteche e le mostre di libri nei cinema, la rassegna, estiva di Massenzio_::;ul laghetto dell'EUR con gli ' . . . spettaton s1stemat1 sulle· barchette ..." CARATTERI/LAPORTA Ho un'improvvisa, acuta sensazione di umidità. Il sole fuori se ne è andato. Quando Piero è arrivato al suo ventisettesimo progetto non realizzato, non so più se legato all'effimero o al permanente, sono esausto. Con una scusa qualsiasi lo saluto e vado a distendermi sul letto. Non mi va di pensare più a nessuna vacanza, a nessun viaggio, a nessun progetto. Il telefono squilla di nuovo. È sempre Piero. Stavolta ha un filo di voce. "L'hai saputo?", ansima. "No, cosa?". Immagino eventi catastrofici mondiali. "Mi hanno chiamato proprio ora ... sai, la riunione per delegati di ieri sera? "No, ma dimmi, cosa è successo?" La mia voce si carica di ansia. "È successo quello che nessuno si aspettava più. Non siamo stati assunti! Il sindacato ci ha inspiegabilmente scaricato ... Stiamo fuori. Fuori! capisci?". Mi sento mancare. Il mio fair-play è seriamente minacciato. Costretto però dalla disperazione di Piero a un ruolo "forte", cerco in qualche modo di consolarlo. "Sì, è assurdo, ci coglie tutti di sorpresa, però ... però non era in fondo quello che volevi ... qualcosa che potesse smuovere le nostre esistenze intorpidite". "Ma scusa, non capisci, se non ho un lavoro fisso, un reddito sicuro, io non riesco più a pensare!" "Ma forse in una situazione di necessità potrebbe anche rimettersi in moto la nostra creatività, la nostra immaginazione, la nostra voglia di fare". "Ma no, no, se hai il problema quotidiano della sussistenza, non immagini più nulla, pensi solo a te stesso, perdi ogni curiosità e interesse verso il mondo ... alla fine manco più te innamori". "Ma non avevi perfino pensato di licenziarti, non desideravi una vita più fluida, proteiforme, meno pianificata ... " "Sì, sì, ma se permetti voglio scegliere io il tipo di fluidità". "E il nomadismo?" "Sì, va bene, ma con delle opportune garanzie". "E il sogno dell'operatore culturale?" "Sì, ma ... in fondo anche Kafka era un impiegato!" 83
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