Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

80 LEERBE GregorioSéalise Le erbe si sciolgono fra tramonti di esseri odiosi: ciò che appare fra cianfrusaglie e alberi ridenti non è un residuo di sole ma è il luogo dove il muso della solitudine appare contratto nei versi del cinquecento: le erbe ricordano la loro proiezione con contraddizioni che non sono profonde: le piogge che le riguardano sono più leggere quando lambiscono un terreno pensato all'origine. Su rozze colline, dove una volta c'era il vento, le erbe si abbandonano con molta animazione: l'erba di quelle parole è aspra di linguaggio, semina la densità su bianche bilance che non hanno né merito né colpa: ciò che tutti cercano forse è inscritto nel corpo delle api (una linea di un frammento inadatto): deliberatamente bruciata la sensazione di una macchia sdolcinata raccoglie le ore destinate ad un rumore di fondo. Le erbe, con la scusa della mitteleuropa, hanno spine trasversali nella lorq coerenza cantano la grandezza dell'abbondanza: è la mente che respinge il veleno: al gusto facoltativo del vento segue una serenità cupa (solo i sassi fanno riferimento a punti costanti): le erbe, colme di vita per tutto ciò che è spaventoso, sono guarite da ogni ferita e ammalate di nuovo di immortalità. .. Il suo naso segreto (segregato) scambia questa vita per un'altra: c'erano le erbe a esaltare la preghiera del soldato mentre si arrampicavano sul tetto: non si possono far ballare gli animali su quella coincidenza, forse un errore spiega quelle forme assimilandole a mille domande: ora le favole del nord chiudono un bambino in una bisaccia; adoperando un linguaggio medievale il furore sceglie la pioggia meridiana con le foglie su quelle incontrollate conseguenze: il suo cuore, come la sezione di un classico, lavora incessantemente per la dimostrazione di quei colpi di spada: dice che il profumo della terra inverte la forza degli angoli: ma gli uomini, coperti di vento, hanno il vizio di raccontare favole a sorpresa. Nessuno sa che il linguaggio non cambia con i fiumi dominati dall'inquisizione, appaiono cittadini, ricordi superflui, e oltre quella degradazione si raccolgono vestiti, stringendoli al sole. Si può prendere per il naso il linguaggio rivoltandolo in ciò che lo precede come una giacca da soldato che ha soltanto un buco di mitraglia: è proprio in quel silenzio che si stempera ciò che costringe gli uomini fra stanze stipate, stempiate, e formalmente esatte: un fiume rosso, frammento rispettoso, ricorda un paradosso: i suoi occhi, intagliati nel legno, sono ancora nauseanti (anche se c'è stata la guerra) e acquistano nostalgie e cataloghi su cui c'è scritto · · '' quando si raggiunge una linea:

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