poeti italiani disse Gino del Bianco stiacciando le noci co' denti come faceva per bere carezzandomi le gote furibonda ressa roncole e forconi efferato vantaggio e privilegio de la Repubblica in Guidoriccio cavaliere da Fogliano col battifolle spalca di sassaiole a ritrecine i pertugi e i casseri ombrosi di viole nel mentre che Siena canta in amorosa vita dirrò di Telefo il morente la pietà e la ruggine d'Achille dirrò del nuovo questo celèbre frammento di sinopia e d'ordine le spire del fiero basilisco i commentari proclamo la vertigine e più l'apostasia benchè il polline de' Giusti da le persone a' campi esala il Vero da noi scintilla lontano ma lontano quanto il foco di notte. Scarniti bozzoli progenie illesa gonfia nomadi pel deserto una congrega fitta di zelanti aduna guasta dal bruco la figura tre giavellotti ciondoloni a la querce muglia servi! dio 'un vi dia mai allegrezza more qui Assalonne il vero principe de' ribelli fa lesto Ampelio col roncone difrasca i capelli servi! nemici che il mi' babbo ingrassa e spande a la caccia nel bosco silenzio manco una voce risponde in autunno fabbricano di foglie e seta un nido galle silenzio bruchi trasparenti rodono il parenchima silenzio entro piccolissimi anfratti rosso giacinto Assalonne muglia fradici e spergiuri gonzi! sarò di diaccio un brivido quando primavera schiude le gemme e le figlie de' montanini scendono a la fontana a mezzanotte spolte e la bocca del cielo non avrà per me vogliose e matte e capre festose non vedrò più niente. 'Mpelio amico fedele moviti ora lascia le faccende de' campi abbandona la stalla trotta al vànesio figlio di Davidde ché una morte ridicola lo sbrana. Massimo Lippi - 203
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