la Libertà - anno I - n. 22 - 25 settembre 1927

2 La responsabilità della .Monarchia ... e degli altri Da .41'1nandoZm1ctti, riceviamo": Londra, 28 agosto 1927, Egregi amici della libertà, Prima di tuLto lasciamo slare l'Ulopia : stiamo discutenclo della sostanza della no– ,.~~ crisi nazionale, anzi del suo aspetto ~ 1 ~n.~~;r:t 0 0d~ei~hbfi~~t~ ~ ~ :~~!~?~~ee cost1tuz1onale o rivoluzione : si tratta di ò!lpere se l'Italia può riconquistare la sua h~ertà e I.ornare a dignità di nazione ci– vile facendo leva su quel complesso di isti– tuti (la Monarchia non è soltanto la per– sona d'un Re o di un Principe) che fino a pochi a~ni fa parvero garantirle un nor– male e promett~nte sviluppo di popolo ~~re%~ 0 c~·1 l!ra 5 ~o.n1~11~a~\ 0 sfs1;~~ 1 a:a 0 ~ stituz1onale a cui esso è riuscito, con !a ~j~~a : f~\ 1~~~: 2~1~0, dfo~g~ic~e~~nr;;\i~~; po'itica, a sci.vrapporsi. Voi dito: la Monarchia non ha fun- 2io1alo; mandiamo via il Re. Ma prefe– rite non discorrere di luLle le altre cose e persone che non hanno funzionato. Que– sta discussione invece è fondamentale; non per -spirito di sterile recriminazione, ma per trarne lezione per l'avvenire, è necessario allar-gare la questione, e ve– derla nel suo complesso. Verissimo: un Re, volente o nolente, imperdonabile o con tutle le attenuanti, è venuto meno ai suoi doveri \'Crso la Costnuzione da lui giurata; difficilmente ~t\ifi~~; !~~~;·:l:er:op~ 0 t~ 1 }~ng~ ro~= lerata. D'accordo : ma non solo da lui. In un certo senso, il Re è stato l'ultimo a mancare : come riconosceva pur ieri su La Libertà Francesco Ciccotu - che non è sospetto di tenerezza per la Monarchia - formalmente la Monarchia è fuori da!– Ja Costituzione, in modo indiscutibile, solo dal novembre scorso ; è la mia tesi : Il discorso dei 26 maggio sotlolinea la situa– zione assurda in cui la Monarchia è ve– nuta a trovarsi in Italia dopo i fatti del novembre, e tJa mia l.etle-ra aperta si pro– pone semplicemente di fare quello che prima. di me avrebbero dovulo fare - scusatemi la franchezza - i deputati cac– ciati dal Parlamenlo : meLterc la Monar– chia di fronte alle sue ormai indiscuti– Pili responsabilità. Prima del novembre scorso, la Monar– chia ha certamente dei torli e delle re– sponsabili.là. : la leg~e contro la libertà di stampa e quella gmridicamente assurda e politicamente... messicana (neanche i bolscevichi ci avevano pensato) sulla per– dita della cittadinanza, sarebbero imper– donabili se non si pensasse che c'è stato, prima della firma reale, un Parlamento cn.oace di approvarle. In verità, é colpa del Sovrano (per non risalire troppo lon– tano) se la Camera del 1921 non seppe dare all'Italia alt.ro Governo ch!l quello ~leis!c\!a~:;a c~~~~l~els:i;:ac:ta~~ 1r/!~ moso discorso dell'aula sorda e grigia ? E' colpa del Sovrano se una Camera com- fi~f~e ~n u;~~~~i~f 1 ~~t~s!r~!t~{t~fÌais 0 ci:= ,-ono imporre quasi senza discussione la sfacciata legge elettorale maggioritaria ? E' colpa del Sovrano se, tra l'estate e l'au– tunno 1924, Giolì,tti, Salanùra e Orlando non riuscirono a mettersi d'accordo per un ministero nazionale che allora avrebbe potuto avere con sè non solo Amendola e Turati come minis1Ti, ma (chi fu a Roma in quei mesi sa che non invcnlo) i Martire, i Pedrazzi. i Bottai, i Lanfran·coni come sottosegretari .e galoppini della maggio– .ranza ? E' colpa del Sovrano ,se, dopn la sfida del 3 gennaìo 1925, i dcputaLi aven– tiniani non credettero opportuno portare l'accusa nell'aula di Montecitorio ? Ripeto : non ricordo queste cose per spirito di sterile recriminazione ma per stabilire che fino a un momento relat.i– vamente recente, la responsabilità morale della Corona di fronte alle sopraffazioni JDusso'liniane è attenuala, e quella formale coperta da quelle mollo _più gravi del Parlamentq ; e a questo aggiungo - e credo ne converrei.e anche voi - che mai, in lulte l"e circostanze predette e anche dopo, la Corona si è trovata di fronte a una successione possibile : questa giusti- !:~!od~ ~~~L.n~~ èbifi~n!u~~~~entt:ne~~l~. conto. Ciò premesso, io non dico e non ho eletto mai, nè ne·IJa mia Lelfci·a aperta nè al– trove : atlendiamo fiduciosi che la Mo– narchia ci liberi da questo tiranno. Anzi ho det_to: tutti oggi - anche e special– mente lioi non ancora repubblicani - abbiamo il diritto, e il dovere, di richia– mare la Monarchia alle sue funzioni e di esigere che essa faccia la sua parte di sforzo per ristabilire nel paese almeno un minimo di condizioni del \'ivcre civile; ma a. nostra volta abbiamo il dovere (a meno che non siamo decisi fin d'ora a riconquistare l'Italia con le armi alla ma– no) di andare incontro a questo sforzo g~J~~a~~s~~1;tt s[i{on~~t~ 1 :e d~~~rirY~~ una piattaforma pohlica per un ulìle in– lervento. Fino a che questa non esista. si può !ragionevolmente chiedere alla Monarchia di non andare troppo oltre nel secondarc le pazzie del Primo Ministro : non si può imporle di cacciare Mussolini senza sa– pere chi mettere al suo posto, e con quale programma, sia pure di massima. E quando dico Monarchia. non intendo sola– mente la persona del Re : ci sono ançora in Italia molti italiani, e sopratutto molti istituti o organi delo Stato, i 9uali ban– no bisogno di essere persuasi che, via il pazzo, verrà al potere della gente rela– tivamcnle savia e non impotente; della gente che abbia imparalo qua'lchccosa da– gli errori del passalo e sappia conservare quel tanto dì buono che in questi ultimi anni pur si è fatto e goYernare in regime di vera libertà, che non deve significare di debolezza. are un bisticcio ma è una pro– fonda realtà : l'Italia ha biso.gno di una ]unga e coras-giosa cura ricost 1tuente, nory di una Costituente. In fondo, l'Italia SI diede a Mussolini perchè aveva bisogno d'ordine e di pace : _\Jussolini Si è incari– cato di insegnarle, a· caro p~ezzo, che or– dine e pace non sono possibili senza la Liebrtà; dirci che l'Italia a:veva bisogno di ~r~~~nt;t~~f~~~\ Je1fe 0 fitlt~zÌ~nsiutirr 0 u811 che possedeva, ma che, nel turbamento del dopo guerra, prima non seppe ndope- ~~l'!~S:;en~~v~e~f;o~~~i~1,~~fé,\ ~\?1ito~fg disseppellirle - pcrchè :O.!ussolini è riu- 6Cilo solta?ilo a scppell1r\e vive - e tor– nare a servirsene tenendo conto della dura C"perienza : pcrchè una re\'isione sarà necessaria in ogni caso. Su questa bas e possibile discutere o accordarsi, per poi agire ed esigere che la Monarchia agisca; ma chi non avesse imparato nulla in questi dieci anni può risparmiarsi di intervenire nella discusione: non dimentichiamo che c'è tutta una generazione la quale ha ini– ziato In sua esperienza politica in questi dieci anni, ed ò proprio questa che deve se– guirci. In sostanza, io credo che l'H?lia ritro– verà. la sua via con la instaurazione di un Tegimc cli vero liberalismo, n~I quale In 1,lonarchia, oppurtunamente ~mnovala e l'i\'cdu!a, rilrovcril la sua funzione; e che a questo si deve mirare come al!a solu– tione migliore. Cbi critica o der.ide questa soluzione ha. I il_ dovcl'c dj proporne un'altra : e chi parla dt repubblica ha a sua volta il dovere di dire s~ il -suo ideale è la repubb!ica dei Soviell, o q"uella portoghese, o putacaso, la repubblica fiorenlìna. Si obbietterà : ci sono delle repubbliche _serie e moderne, ~f~~t; 1 t/r1?i~~~~~ 0 ct~ s~~i~t! ~i~a l~~i 1 !);~ dalla maturità necessaria per un ordina– mento staLalc di questo genere, e suprat– tuLto temo che nello sforzo per imporlo, ;~ai~tb~a:i~~:z~~'. L~c~r;:c~~~?~~1~ ~~~~~~e~ be t.roppo lonluno ed io non voglio abu– sare ancora del vostro spazio. i\li limito per ~~~~s!t ~i~ 1 !:ui~~ 0 c~ l~i~rl~ ~a 1 r~1~ 0 cfl 0 ~!~~~~ bhca ha il dovere di dire come concepisce qursta rcpubblic:.1. e come pensa di arri– varci senza pericolo per l'unità statale ita– liana; mentre noi che ,parliamo ancora di Monarchia, non abbiamo bisogno di la– vorare di fantasia per costruire l'avvenire. L'Italia deve semplicemente. in istituzio– ni che fino a pochi anni fa han fatto buo– na prova, immettere uno spirito nuovo ; più serio e più equilibrato; e secondo df°~~~sifi~~i;, ep1?o~~!~!tr;\\~ 1~~~'l r~~t s1one nella parte in cui si sono ,:iimostratc difettose: il ,difetto, a mio modo di ve– dere, era soprattutlo nel manico: scarsa serietà nazionale, insufficienza di uomini, fa1.iosità dei partili. Se ~li italiani usci– ranno_soUanto un poco piu serii da questa esperienza, essi sapranno, una voilà ricu– perala la libertà, conservarla cd esserne degm: e la Monarchia, se saprà aiutarci a ricuperare la perduta libertà, avrà ri– preso per intero la sua funzione nazio– nale. Se non saprà aiutarci, la fotta sarà più difficile e presenterà pericolì maggio– ri ; ma.noi, i moderati, noi i borghesi con– Sel'vatorì e t.u[.tora monarchici, siamo di– sposti, insieme con la parle migliore del pog~~di~f~!~fé a,~o~t~ont.arla ugualmente. Armando ZANETU Ecco una polemfra che divc,ila ttna serpe. L'amico Zanetli 110nribatte mai ad alcuno dei nostri aruomenti e propone sem71re delle nuove lesi. Così si può an– dare all:infìnito. L'ultima volta ali ave– vamo provalo _che se tm pe1·ieolo per la unità 1talia11aesiste, è proprio nella abo– lizione dello Statuto, consentita dalla Mo– narchia, pel1chè le annessioni unitarie degli Stati italiani si fecero sopra il patto costitnzionale. Zanctli ripropone la sua a{ferma:;ione, come se noi non l'avessimo contraddetto ... Ma il pezzo forte della sua replica è questo : E gli o.lti·i 'l Ma il Parlamento - sopratutto il Parlamento - che ha fatto 'l La risposta è ovvia. Gli altri e il Parla– mento han110 piegato il groppone al Go– verno che la Corona gli. ha regala.lo con Mussolini. Checckè si ~ica, questo. è il primo e il più. grave atto anticostilu::io– nal.e della Monw·chia, perche anliparla– mentare. Gli o.Uri non ne sono stati che la conscquenza. E' risibile l'appunto di Za– nctli, che trova costituzionale la scelta di Mussolini a cavo del Governo sen.:cale indica.:ioni della Camera e poi trova co– slil.uzionale che il re ve l'abbia lasciato, pcrchè aveva la ·maggioran.:caparlanienta- 1·e.O Zanelli ritiene il potere della Corona di scegliere i ministri e di sciogliere la Carnera, e ciò va per l'assun::ione di Mus– solini e non -va più per assolvere la Mo- 1iarchia1 ca1·icando il Parlamento, o non lo ritiene; rilienè. cioè che la Mona'rchia deve seg1tirc le indiéa~ioni del Parlamento e non poteva allora ass,rtmerc Mitssolini portato a Roma dalle camicie nere. O la tesi del potere del re o qttella del potere del Pai·lamento. Tutte e due fanno vera– mente troppo comodo. Ad ogni modo quando ·tiitti i capi del partito liberale - G·iol-ilti, Orlando, Sa– andra - 'si staccarono dalla maggioranza, il re aveva il diritto e dovere di inle1·vento M~!~~oti~ir~o!tr~i /n1:;t~:t· p~~1:ii, lib:: ralc. quando Mussolini assunse la respon– sabilità poUJ{ca dell'assassinio Matteotti. Dopo ciò, la Monarchia è scomparsa. J~i~~u~:;tri gg;:;·:a-:ia~crgz;)e:cec·~ Tc/ 1 ;~;;~ ~~~tf:,~;;~~ :: ~er;/,!~t, f:{ /:/:~~a,Mi:t st1·0. Se la Monarchia è ttna larva, com– p1•e11diamoche i Monarchici, come Za– netti, se 11e disperino. Non comprendiamo come con questa larva invecchita, essi possano 1Jc11sarea ricreare lo Stato i_ta– lia110. Ci te11iamo appositamente al concreto dei falli fuori di ogni dottl"i11arismo a priori. mo1w1•ckico o 1·cp1ibblica1.10.Za– nctti devo ver l'onore della sua tesi dimo– st,.arc le possibilità di a;;ione della Monar– eMa; a ciò lo provocammo fin dal priv10 1wstro ar_ticolo a proposito della sua Let– tera aperta al Principe Ereditario. Ma appunto su çiò tace. Ed ecco verchè si rad'ica in noi l'opinione del suo utopismo - del suo creare astratto, per desiderio, se11:afOlldamcnti. <li 1·caltà. O la realtà è la Mo11archiaspoaliata, im– p1·i(Jio1wta. succhiala, assorbila dot fa– scismo; il ,·csto v~e11cda si:. Cioè, il ,topo fascismo implica la 1·estaurazionc ab imis dello Staio italiano, secoiulo la volontà delta na:ionc costituente. A ciò certa– mente bisoyna prcpw·arsi. Du1·0 lavoro, ma 11eccssario. P: come la Monai"J;hfofta fallo la sua cs7Jericn;;acd abiamo visto come es– sa ha sel'vito proprio in quei casi gravi e sh·aol'di11ari, in vista dei quo.li - secondo la dotll·ina monarchica - era stabilita, flLlogica eo11seg1te11::a 110npuò essel'e q1tel– la di fasciarla nel wo nulla; non quella ~t:~~sih{t~~~:e!:rc~~{'~~r~ai~:. bocca il Onestamclltc, cioè <iialetticame11te, l'ot– timo Zanelli, pe1· poter p1·oporre uclle presenti cfrcostan::c il suo pu11to di vista monarchico deve dare la ilimostrazionc cke la Mo11al'ch-ia c'è ancora, che ha i suoi pote1•i i-ntcgri, le sue possibilità di agire contro il fascismo ... e che agisca. Fuori d'i ciò Zanetli non ha diritto a pal'lai·e perchè fuori dell'argomento. Al loro specchio Quando Si guarda110allo specchio si fo.11- 1w sckifo. Leggiamo ancora in Roma Fascista: « Noi comballiamo il corridoio e il "servo e-ncomio " per un motivo elle supera ogni interesse co11tingentc e som1J1e,.ye le ·va- 11i1àlac1·imevo/i di tabtno; per ht cdtt– co::io,ie fascista delle giovani gcnerationi le quali se dovesse1·0 c1·escere ad imagi11e e somiylù:m::a di qw1U;hr.ambic11lc 111cu·– ginale dove alligna Ja diffamazione e re– gnano sovrane l'ipocrisia e la lettera ano– nima sai·ebbero corrotte prima di avere ùtle1·0 l'uso della 1·a{lio11e ». « Bisog11ache si cori-cggo.110 i foyli yra11di e 7iiccoli so{– fiato,•i e i11concl11de11ti; è Ul'{fCitfesia com– hattuto il pcrpeluarsi dei sistemi subdoli di corridoi, D'l~SIOJA IRRESPO:'>S,\B!LE, DI J:'>TERP.SSA1'O SP!Oti"AGGJO che si so,w 1)1tr– troppo trasfaili sui 1nargi11idelle nostre salde(?) 01·(!ai1i:.:.a::ioni "· R il foglio eon.lin11acosì 1rn altro poco. P, noi non commc11tiomo. ()Mediamo soltanto che qttando spatis- ;;~~o~i°s~bft~~i~~~\~t;·;e~~:';~d°s1{o:i,;tii:a e 1 ; che cosa resterebbe del fascismo? LA L!BERTA ALLA BERLINA! 1Yel (liorno rlrlla cclr>bra:.io11em«lfcot– lìana a llruXf'lfcs i qiwttro galli che rap– prcse11ta110,1cll(i ca1Ji/11lebelya il 1·eginw fascista italiano vollc,.o dar prova del loro senso rnoralc disll·ibuendo - oh, pc,· non 1Jiùdi dicci mi111t1i - imo sconcio libello in citi si allaccavm10. 1wn solo alcuni no– stri o.miei (e ehi se ne f..,), ma la memori(, di Malicolii. Lo sconcio librllo, twl1u·al– me11te 011011iino,era anche lal1ne11tcsce– mo che il nostro .llodigliani non dnri>fatico. a fanir: gi1tstizia sommaria nel comizio della sercL stessa. Gli mionimi si decise/'O acl uscire alla liicc. Ed uno _d~loro scrisse et .lladigli!l11i, assnmendo cnucamc11te la responsabilità dello scrittore c... ch'iedemio un controddi– torio. Dopo l'anonimo cd il cinismo, l'i11co– scie11::o. Ma l'occasione era troppo bella e J.llodi– (!liani 110n se l'è lasciata scapporc, i11di– l'i:::.a11dol yercntc respOllsabile d'Jlln sco11- ce:;:;a fascislu la lettera che l'ÌJ,rod11ciamo: Giuseppe 'l'orre - Bruxelles Un contraddilorio con voi che aveW ton– lato (oh. senza riuscirvi !) di diffamare, d1 calunniare un morto ? Anzi : Colui che fu assassinalo dai vostri ? :\"o. :\lai. Noi vivi possiamo disprezzare, pur sen– tendone lo schifo, le vostre manifestazio– ni sgrammaticate e bugial'de. Ma quando voi tentale assalire con le vostre menzo– gne ciniche !a memoria di un morto (e di quale morto !) voi vi melLele fuori dal novero delle persone con cui si discute. Le persone che agiscono come ,•oi avete agito, non meritano altro tra!lamc1'1o che quello usatovi da mc : esser mcs~i alla berlina, Per riabilitarvi non vi è ohe un mezzo : ritrattare i vostri falsi. cafo) 1 d~i iia~~i~tr~a<l~fr i~ 0 Ii~fi~ 0 n~&e,ib~';: gantesche spedi;;io11i prmilivc pel'J)I'etate con la complicilà dei governi del'epoca, e quasi sempre conlro popolazioni p1cven– tivamc11tc disarmale dalle complici auto– rità. Falsa la rcsponsabililà di Matteotti - e degli allri che rammentale - nella oc– cupazione delle fabbriche, della. guale a– vete evocato una delle pochissime vittime. mentre la meno 1·iescita delle vostre bri– gantesche spedizioni punitive ne ha sem– pre lasciato a terra un numero maggiore. (E perohè non ricordare che Mussolini inaugurò proprio lui, a Dalmine, il me- lodo della occupazione delle f<1bbriche ed avrebbe poi voluto che la si rendesse più « rivoluzwnat'ia » e quindi più sangui– nosa?). Falso - iniquamente falso - che i\Iat– teolli, o qualsiasi altro socialista italiano. abbia mai pensalo di proporre qualsiasi barat1o di tcrrl1orio (flgurai-3i poi quello del Belgio!) a favore o contro qualsiasi nazione. B voi sapete, che durante la guer– ra Giacomo Matteotti, il gran morto c!~e voi calunniate, era sotto le armi - arti- ~~~~i~ttn i~~~sftWW[l~ p~ ~os1u~f~~R:i 1 ~: di partecipare a proposte ba!orcie come quelln che avete inventato cli sana pianta. Falso - stl.ipidamente falso - addebi– tare a Matteotti ed ai socialisti l'uccisione dei vostri, caduti vittime delle loro im– prese di morte, e perfino (a questo siete giunto!) l'uccisione del fascista caduto a ~o~~~i~i!~ un conflitto (1rnus casus I) con J'alsa - pazzol icamenlc falso - adde– bilare a ~lnlteo1ti l'omicidio dc! deputato fascista Cnsalini, ad opera di un pazzo solitario (come hanno riconosciuto i vo– stri tribunali), mentre allora :\1alteolti era già stato assassinato e martoriato. ed il cadavere giaceva contorto e calpestalo nel– la fossa della Quartarella. Falso - impnulwfissimamente falso - addebitare a i\latteoLti, od a qualsiasi a!Lro socialista, una qualsiasi responsabi– lità nell'assassinio di Bonscrvizi, a Parigi. Che tasto avete toccato! E che servizio aveLc reso a! vostro duce, dandomi l'occasione di ricordare : ·1 ° che nei fascicoli del processo per l'assassinio di Giacomo MatteolLi esistono rapporti di Dumini (quegli che !llussolini volle capo degli esecutori fidati) denuncianti il trop– po mite Bonsei·vizi alle sanzio11i fasciste; 2° che i giornali di tulio il mondo hanno riprodollo teslè le fotografie di un tele– gramma dal quale risulta che la poli:ia fascista italia11a era fo rapporti con chi {reqiumtava (e certo spinse al delitto) l'au– tore dcU'assassfoio di JJon.scroi:.i. (E quante mai allre ignorate complicità. delle vostre altissime gerarchie, in delitti atrocissimi, finiranno pure coll'essere ac– cerlate ap·pcna il terrore si allenti in Ita– lia e la rete delle complicità interessate si rompa!). Per tutli questi vostri falsi vi ho posto alla berlina e vi ci lascio. Nè vi aiuterò a scendere concedendovi l'onore di un con– (radillorio da cui attendete, certamente, soltanto un po' di reclame da far valere appo' i vostri superiori. Alla berlina sie.le , alla berlina dovete restare. G. E. MODIGLIA."'1, depull\to. SULLA SOGLIA DELLA MORTE l'ultimo abbraccio di Vanzetti a sua sorella Sacco e Vanzctt-i kanno trovato, per se– pal'arsi dai loro famigliari. e dai loro amici, delle parole che ci bastano perchè si raf– for;i in noi la coscienza della loro inno– cenza.. Le pttbblickiamo come un omayyio al loro eroismo, come un niwvo e s1t1n·e– mo atto di accusa contro i loro as:;assini: Ai miei cari compagni, alla mia carissima Rosina. e ai miei cari bimbi. Non c'è giusl izia per i poveri in Ame– rica. Dopo aver torturato per selle anni -gli esseri che tanto mi sono cari. si pre– parano ad assassinarmi. Oh ! compagni ! continuale !a vostra grando battaglia ! Lottate per la santa e subliplc causa della giustizia e della libertà per tutti ! Biso– gna '"!"letteretermine agli orrori dei.quali noi siamo i testimoni ! La mia morle ser– virà alla grande causa cicll'umanitil. 1o muoio come morirono tutti i miei compa– gni : fieramente, serenamente, protestando sino al!'ultimo momento contro !'ingiu– stizia. i\lia cara Rosina, quesla terribile prova ha distrutto !a tua vìla, ha alleralo la flso– nomia del tuo volto che tanto mi è caro. Pertanto tu sei stata forle e coraggios11. faj~~ 1 To 1 ~o~~i sl~t; 0 i~~~pi~ 1 da1/gs;~/fiic~ mn tu vi occupi il mio poslo. Sii forlc ! Sii tu la mamma e i! babbo dei nosli•i ·cari figli: Ines· e Dante. Que6lo sarà dm·o, lo so, ma la vita cl.clpovero è sempre pcnosn. ed è pci· questo che cs5a è così importante e cosi sublime! J\'on piangere, mio caro figlio, 1roppe la– grimc sono state sparse invano senza riu– scire a scongiurare l'nrcano fatale! Sii forte, tu potrai in questo modo confor– tare la tua cara mamma. Fa' quello che io facevo in giorni ormni tanto lontani, quando ella era infelice. Conducila in una campagna tranquilla a cercr.rvi la calnw fn mezzo ai fiori ed all'ombra dei grandi boschi. Procura alla sua anima torturata tutta la gioia, tutto il riposo che ti sarà. possibile. RicordaCi sopraLutlo, mio caro Dante. la causa per la quale io sono morto. Consacra la tua vita a! nobile fino della giustizia. Io conto Sll di te per occupare il mio po– sto e fare l~1tto.qucl!o ch_e io non hp po– tuto fare. A1ula I perseguitati e 'le v1lt1me ri~\a !~~i sti :~~icl)1!C8te1?~e~l~ni 01 io;~t~~n: che lottano e cadono come tuo pacir-elottò o cadde per la conquista della libertà e per i diritti di tutli i lavoratori. Con que– st.a lotta Lu contribuirai a diffondere sem– pre più amore e dolcezza e per que~to tu sarai amato, Ricordali sempre di quello che i nostri ~gG1~~:~~ i 1 :1~ n ~~ c!fJ' ~a R~~ri g~ iE~ 1 s~ r~:~ \;n lavorato senza tregua e se non sono 1•iu– scili nella lol'O nobile imprc,:.n non è per loro colpa. La macchina th'cssi avevano di fronte era troppo potente. Per questi uomini, conserva sempre la più grande ammirazione e la più profonda ricono– scenza, Mia cara Ines, mia piccola figlia, gran tempo è trnscorso da quando io li vidi per l'u!!,ima volla, da quando vidi il tuo viso radioso, pieno di sorl'iso e d'inno– centa, 'ru sci troppo 1>icco!aper compren– dere i sentimenti che agitano il mio cuore, per comprcndcl'c i sogni che sono nati in questo cuore col quale io li porto lontano, mol!o lonlano, .. Un g-iorno tu comp1·en<lerai. R nl!ora anche tu prcn(lcrai posto in questa !olla. allora saprai che io sono morto per qual- 6re'ti,c~s~1i1 s~ia:i°t~a ie1k:~~i~~~-~s~~clli, del 1 Per questo io muoio e ne sono fiero. Vado alla morte con una canzone sulle labbra e con una speranza net cuore che nulla riuscirà. a cancellare. E senza alcun timore che io affronto la morte. Il vostro NICOLA. Cari amici, sorella carissima, Io sono innocente ! Io posso tener alta la fronte I La mia coscienza è netta! :O.luo– io come ho vis?~lo, lo1tando per la Liberlà e per la Giusllzia. Oh che io possa dire a lutti la verità ! che io possa dire a tutti gli uomini che non è per quel delitto mo– struoso che io sono condannalo! Nessun vcrdeL!o di morte; nessun giudice Thayer; nessun governatore Fuller; nessuno Stato reazionario come quello del i\lassachus– setls possono trasformare un innocente in un assassino. Il mio cuore è traboccante d'am0re per !ulLi quelli che mi sono cari ! In che modo dir loro: addio? Cari i miei amici ; cari i miei valenti difensori ! A voi, tutto 'l'af– felto del mio povero cuore, a ,•oi tutta la gratitudine di un soldato caduto per la Li– bertà. Voi nvete lolla!o con fede e con co- 1·aggio. Ii fal!imento non vi è impuLabile. Non disperate, Continuale la bai.taglia in– trapresa 'Per la Libertà e rindiper\denza delPuomo. Mia cara sorel!a, che gioia il rh·edcrti e intendere le tue dolci parole d'amore e di incoraggiamento. ~T:l io credo che sia stato uno sbaglio terribile quello di averli fatto attraver– sai'e l'Oceano per vedermi qui. Tu non puoi capire quanL'io soffra di vederti as– sislere alla mia agonia e di averti co– siretta a vi\'ere le soffcrcaze che io su- 1.lis.::o. Quando tu ti sarai riposata e quando aHai l'ilrovata la forza necessaria, ritorna in llalia presso i nos!ri cari, A questi cari, come ai nosti·i buoni e fedeli amici, t.u parlerai i! mio messaggio cii amore e di 1·iconoscenw. Che importa se nessun raggio di sole, se ,nessun lembo di cielo, penetra mai nelle prigioni costruite dagli uomini per gli uomini? Io s.o che non ho sotrcrlo invano. Ecco pcrchè porto !a inia croce senza cadere. Preslo i fratelli non si ba!leranno più con i loro fratelli; i bimbi non saranno più privati del sole e allontan:1ti dai campi verdeggianti ; non è più lontano il giorno nel quale vi sarà. un pane -per ogni bocca. un tetto per ogni lesta, de!a felicilà per ogni cuore. E questo sarà. il trionfo della Yoslra azi?n_e e della mia , o miei compagni e am1c1. Affetluosamenlc BARTOLO.\IEO VA:\'ZETTI. L'H abisso n di Mussolini C'era "cinta" .llussolini .. 4dcsso to :elo :,·lupi°(lodei fascisti veronesi, ci regala un e, abisso» Mnssolini. Ce lo regala ? Ahinoi ! L'i, abisso» .lfossoli11i,ce l'abbiomo dal– l'ottobre '22. E ce 11cricorderemo ver un pe::::o. « Continuando di <1ucsto passo noi andremmo a perdere i frutti più belli della hattnglia ingaggia!a per Fngl'i• coltura nazjonale )l. "Popolo d'Italia,., (18 seltcmbre), Il terrore a Ravenna Oltre 400 operai arrestati A seguito dell'episodio nel quale resta– rono ~ravementc ferili i! console .\!uty cci il sernore .\forigi e fu assassinato l'ope– raio Leopoldo -'lassardi, il fascismo ha scatenato a llavenna ed in tutta la provin– cia un'ondala di terrore. Per un raggio di tren!~ chilometri sono slate eseguile rappre~ag!1e senza numer<?· Ollrc 400 cittadini sono slali arrestat1. Squadre montale su camians .si portano nei paesi, li circondano, perquisi;cono le case e bastonano e arrestano secondo iJ loro capriccio. Il comm. Pol!~i. socio di Giulietti arrestato a Milano MILANO. - Su indicazione di un uffi– ciale della mili_zia. la polizia ha arrestalo il comm. Poggi, che fu con J'on. Giulielti alla direzione della Federazione marina!'a e della Garibaldi, ed era stato, come il Giulietti, condannato al confino. Arresti della Milizia cli frontiera op'!:?aRd~iaMifi~if~~~ig~~~iiide~lan1~a E~~ g1one " Subalpina » il giorno 8, alla fra– zione Preit. del Comune di Cannosio, ven– nero fermati certi Antonio Gon:arino, di lloccabruna, Costanzo Acchiardi, di Rocca– bruna, Pietro Acchiardi, di Hoccabruna, Giuseppe Gertosio dì S. Damiano Macra, assieme a cerlo Antonio Martina che dietro compenso faceva loro da guida. Il giorno 9, nella Valle Gro (S. Dalmazzo di Tenda). venne fermato oerto Giuseppe Ferrero, di Fossano, ed a! Col!e Maurin certi Giuseppe Margaria e Giuseppe nebuITo da Roccabru– na. Il giorno-10 venne arrestato. quale fa- ;fl~~g9[a~~r~~;oe~ii!~~ir{[e,c:~l~1L~1/g~~of:i al Colle del Ferro venivano fermali certi Giuseppe lsoardi e Antonio Pessione en– trambi di Castelmagno. 'l'utti, emigranti e favoreggiatori, vennero denunciati al– l'Autorità. di P. S. La Concentrazione ed un ordine del giorno repubblicano In un conve{fno rep1ibbUcano, che ti è tenuto a Parigi aomenica scorsa, è stato votato il seguente 01·dine del giorno, cii cui abbiamo avuto conoscen::a dal bollet– .tino del partito 1·eprtbblicano : ,< La F.R.I.E. riunita a Congresso a Pa- [~~~fe~u~:ft~~~r:~e~t[rifiop~:~i~~ ~t ferma che il problema che il P.R.I. deve r~l~tJ:~e è i~u~fis~~ foa;ttf6~~~~ :O~mt~1t~ fe forze ad una soluzione integrale di tutti i problemi politici e sociali rimessi in di- ;~uf~~nfas~i~~-i f~\;~~i~o?:~ ~~~~roil di: n.f. deve preoccuparsi che sia mantenuta viva l'esigenza dell'autoemancipazione po– polare e -proletaria su un terreno di lotta aperta e decisa contro le forze capitali– stiche finanziatrici del fascismo e contro la monarchia sedicente plebiscitaria, indif– ferentemente reazionaria o paternalista o pseudo democratica o addirittura sociali– sta a secondo delle diverse circostanze sto-· ricbe. "La F.R.I.E. pensa che per raggiunge– re questo scopo sia opportuno in questo momento, senza uscire dalla Concentra– zione e senza rompere cosi una unità sen– timentale fortemente sentila da tutti i la– voratori, rivendicare altamente e pubbli– camente la necessità di uoa impostazio"ne r 1 voluzionaria della lotta antifascista, e, nello stesso tempo, di una illustrazione delle deficienze e delle contradizioni del- {~~\1i:t~ aina~fJ!~1j ~;/i:ri c:;rc:n~tJf}zifo~ce politica e di scetticismo ideale. - Schia– vetti. Lo s"lessobolleai110 aggiunge alcuni ac– cenni alla discussione svoltasi al Conve– gno, che concorrono alla esatta interpre– la;;io11edell'ordine del giorno : . . . • . . . • « Volterra si dichiara favorevole all'or– dine del giorno Schiavetti sempre che esso abbia significato di recisa ed operante op– posi:.ione all'attuale indirizzo politico del– la Concentrazione. « Schiavetti si dichiara perfettamente ~~~~~~r~~l f 01 ~r~~o~ledraaìv::ai ~iii~~~~e~f~ espressi nell'ordine del giorno presentato. « pcrga_mo non si oppone alla proposta Sch~ave_lL1 perchè - dopo .le precisazioni dcli amico Volterra - precisazioni che so– n~ natura!menle parte integranle dell'or– dmc del g1or!10- cssn mantiene perfetta, quale necessità pratica e ideale richiede l'autonomia del Partito"· ' . Se _ci dicessimo sorpresi di qiies't'ordinc "del(!Wrno diremmo CQS<t i11csalla.Fin dalla fonda=ionc della Co11ce11lra::io11e n lla <fi– reiio11e del Parlito Repubblicano si erano nrlatc due tendrn::e, fa tc11de11zache ha pcrfellamentc inteso il valo1·e morale e pQUlico della Concentrazione, è venula a troval'si in mi11ora11:.a. nell'ultima 1·iimio11c di dirar.ione. fofi11e i: avvcmlfo nella N. Jt 1. J:.'. che si votasse l'ordine del giomo sur- 1·ifcrilo. Onesto lo stato di fatto. 1 lettori com– p1·e11dcramwperchfJ uoi ci aslc11iamo ver Ol'a da ogni a11prc::zamc1Jlo in attesa che Si promm::ino {Ili organi competenti. ~ist.eri A un numero grandissimo dì aderent,i alla Concenlrazione e di altri antifascisti un signor H. Coen - non meglio .identifi– calo, per ora - si è presa la nota e... la spesa di fare arrivare una lettera datala da Bruxelles, 30-8-2ì, in cui « dato le idee comuni che noi abbiamo e le forti sim– paCie che io - cioè lili, i! signor li. Coen --:-J?Utroper la causa antifascista u, crede d1 rnformare che « :\"itti ha scritto una lettera al signor Schiff, rcélallorc del Vor– wa:rts, che gode le simpatie del!"ex J)l'CSi– ~ente per av_e1_'gli procurato e curalo, trn i allro, le edizioni tedesche di alcune sue pubblicazioni. (< In questa sua le!tera, che porta la d~lD;d~I -'I co1:1·.,il l\'itlì prega lo Schifi" d1ncl~iamare I attenzione dei dirigenti del– la socrnlciemocrazia su quelrinscnsalo do– cumento che è il recente manifesto della Conccntratione antrfascista "· èi~ Jf f1;~~°:~11~ 0 i}i~lI~i r:~~c/ee;ic 0 r~sgi~i quel documento e poi conclude : . "Qucsla .Jcl tera che lo Schiff ha comu– nicato a dt\·rrse personalità tlel Partito g~ct{~tto unn enorme imprcsione "· f 0 H'. Abbiamo credulo di sottoporre tale lcl- ~et;ri. 8 ~~1f cf\~!ic~~\1 1 ~ :del Consiglio, on. - Qn_cstalettera è nn F.\.l..SO.1\'011ho mai s~r1/lo a V. Schifi nè acl alll•i di cose che r1a1wrrfano fo Concc11tro;ione. tYon so- ~1fo111;wJct~,~[:;° t?bi~~hiff per la p11/.iblica- . :\"on si., potrebbe essere più categorici d1 cosl. E allora spella a noi di conclu– dere che la pretesa lettera ciel ~illi ripro– dotta 1:clla _cii-cola!'c dc! si"nor H. t:ocn Dove s~ ~nnidano? Chi li 1n1~a? E a quali (ma cl11e ?) è oper<1di agenti pt·ovocatorì fini ? Ecco ciò che bisognorà uccerlare. · 25 SETTEMBRE 1927 = A vanti, m linea L'amico nostro, on. Dino Rondani, in– vitalo dal nuovo settimanale cli Ni~la la AcLion Socia·liste, ha dettato questo umano articolo che sarà letto con compiacimento da ti,tli i fedeli de La Libertà; I compagni francesi hanno mosfrato il desiderio che qu?lcuno di noi rivol~esse ai la\'oralori italiani una parola di inco– raggiamento. Lo faccio subito e con piacere, se que– sto vocabolo ha senso ancora per noi, nella oscura ora che attraversiamo. Siamo un milione in Francia, siamo mi– ~liaia nelle Alpi Marittime. Si tratta, nella immensa muggioranza, di buoni e sobri lavoratori, per cui la pace, la fraternità fra le nozioni sono sola condizione possi– bile perchè la loro dura fatica po~sa svol– gersi a sostet)'TIO loro e della loro famiglia. t.a situazione anormale de! loro paese tende a spin-S'erli sempre più sul suolo della Repub'bl1ca. La recente legge eletto- 1·ale francese tiene perfino calcolo della loro presenza nel determinar.e la popo– lazione elettorale. Nella loro grande maggioranza questi nostri connazionali simpatizzano colle idee di progresso e di liberlà che i lavoratori animano delle loro rivendicazioni di clas– se ; ma se ne stanno lontani da ogni par– tecipazione attiva. La loro condizione di st.ranieri, la non perfetta regolarità. spesso, dei loro docu– menti : la possibilità della espulsion~ per sola decisione amminislrativa, tutto ciò rin~~~fei~~e ~e1~~~bl~~r:i!~ff1i:~ aci~a~i ~tf[~i!iti~,fninerI~~f{a,ina g;;e~~~DdeC:e ~;~i; elementi molto più vivaci della emiga– zione politica, grandemente aumentati, questi, dal f922 ad oggi. ch~a founer~:~~:a:ia,,~;~~~ind!f' ~i~~ 0 afo~~ e~~~~\i ~h~a~~~a~~ f~ 0 f:rom;f~~~al~j~l gJ: qua e al di là del Colle di 'l'enda. di!~~;f~~a!1~~~iita~1~iaFefl:1~a~~ ~~~ i paesi del centro europeo ritornava a casa ~on abitudini, alteggia~enti, pensieri - m una parola con caratteri sociali - che mai avrebbe assunto chiusa e stipata in Italia. In Francia deve avvenire lo stesso fortunato _fenomeno. Perciò bisogna che i cento e mille nostri compagni, che in Ita– lia e-b~ero funz_ioni di. r~sponsabHilà, di educazwne e dt organizzazione sui foro fratelli di classe, ritrovino la loro antica passione, riprendano· la loro missione e fare~r~~o sltu::suiez~~~f1a m;~,,t!~a°~e dt classe. a Wiz~~1n;~~a~~tt!!~f 0 si!i:l~~tt-Sl°tu1Y! le scuole, uomini li'beri di tutte le fl.-Joso– fle, si so.no racc.olti ed operano insieme, per la. ricostruzione èel loro paese e la ascensione deHa classe lavoratrice. Non_han~o pill: tempo per recriminare, r.er rimasticare 1I passato. TI presente è 11.danno e la vergogna. Bisogna uscirne il più presto possibile. Non si diffamino i lavoratori italiani e non si accaniscano r.:~b~u~~~o c:;rt~~ltl 1r~g~~. v~f~~o cpQi~t1~= ~lo .fieri del fatto che se il proletariato 1tahano, pur sconvolto dal turbine delle coltellate domenicali di Peretola di Sotto o Perelola di Sopra, alle risse elettorali o alla sagra del Santo Patrono o ai paCemi del lotto clandestino e regio, il fascismo non sarebbe venuto ad incendiare Case del Popolo e Cooperative, armate delle de– bolezze comuni, implacabile coc.tro tutto ciò che conduceva e conduce e condurrà 11 popolo italiano a liberansene.. DINO RONDANL A. BALABANOFF I SASSONIA vo~ 11 ~; 1 1~:a B;~!~~.Z -~ fir!~tisiao~~;~f! dcli.a Germama. A Dresda, a Chemnitz a z,~1cb~u,, davanti a migliaia e mi~liaia' di ct::~~~\ l!~~:rL~vee)~~J~a rf~~nhlnz;i!dlt natura del fascismo e il pericolo di guerra pe.rmanente ehe esso rappresenta. Il fa– s.c1smo-. essa dimost.rò - non è soitanto un ~perìc?lo laterite d.i guerra, è la guerra stc,ssa. Non è una dittatura di classe. E' un avyentura di bande, a cui induslriali, agrari, go".erno e monarchia hanno spia– nata la. via, nel timore della conquista proletaria. e che ora domina senza altra idea_che di tenere il potere. Di qui la ne– cess1t-Qdei suoi mezzi di oppressione i suoi delitt.i. ' mC;1 1 lf~ 1 1~~Ii1~~las:r 0 ,f{arff:i1~:io v\f~1i~;:o~ le cond1_z1on1miserevoli in cui versa il p_rolel~rrn!o, la truffa della rivalorizza– z1one, _m cui i safari si abbassano e; prezzi n~n s1 muovono. L'Il.alia diventa un ci– mitero: dond~ la morte, l'esilio o la de– p~rtaz1one disperdono le mi~liori ener– gie. L'atmosfera del dispotismo è tale éhc molti considerano elle la oucrra sa– rebbe un sollie,·o. Ma Ang:elica Balabanoff non dispera. li pr~Jelal'1.a1 o_inlerna.ziona·le lottando con_ tro _il. capitalismo lotta allresl contro il fascismo. l'iulla può strnppare dal cuore d~i proletari d'Italia e dei mondo la fidu– cia nel socialismo liberatore. Le ardent.i parole della Balaba.noIT ani...– mano le folle. A Dresda, la nostra valente com_pagna, in _uncomizio per la pace ebbe ad 111co~trai·s1col comI_JagnoArturo' Pon– S?nl.y, già sotlosegretal'!O di Stato nel Ga– bmc~to :'ilacDonald ed ebbe con lui un·in– terv1sta ollremodo interessante circa la n~tur~ dc_! fasoism~ e del suo capo. La Balab,11:ioflspera d1 potere presto conti– nuai-e !I suo apostolato, parlando la sua propaganda in allri paesi. L'interessante 1n que_sle to1m1èes è la difesa strenua che l'oratri_ce ~a.<\cl popolo. italiano di fronto a tanti spml1 ~upcrflcrnli che, nulla sa– p~ndo de! fascismo, accusano quello di viltà o di connivenza. Essa dimostra che nelle stesse circo– stai!::c tutt.i i partiti sal'cbbel'O slali in Obn1 p_aesc ugu_almenle sconfitti. E' una oper~. 1nst,:ncab1le di riabilitazione cui si è d_eoicata la Balabanoff per cui non sarà ma1 abbastanza adeguala la nostra rico– noscenza. Ma non sonorinnegati ?

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