Il Leviatano - anno II - n. 15 - 29 aprile 1980

~.-.,a■ ■ ---~IIUI.- ■ ., .., .. ., IYll lliiiii.i. ■ ■ ~.-.,a■ ■ ---~IIUI.- ■ ., .., .. ., IYll lliiiii.i. ■ ■ dipendono dal petrolio. Uno dei principali vantaggi strategici degli Alleati nella seconda guerra mondiale fu il fatto che essi controllavano 1'86% del petrolio mondiale. I cannoni avevano da poco cominciato a tacere dopo quella guerra che già Stalin faceva la prima mossa verso il Golfo Persico. Dopo l'occupazione bellica del Nord dell'Iran, i sovietici impudentemente rifiutarono di ritirare le truppe e, tra l'altro, domandarono la creazione di una società bilaterale per lo sfruttamento delle riserve di petrolio del!' Iran settentrionale, una società di cui l'URSS avrebbe dovuto possedere il 51% delle azioni. Harry Truman. allora presidente degli Stati Uniti, scrisse in seguito: «L'Unione sovietica continuò nella sua occupazione militare fi. no a che personalmente mi preoccupai che Stalin fosse informato che avevo ordinato ai capi militari di preparare la mobilitazione delle nostre forze terrestri, aeree e navali. Solo allora Stalin fece quello che sapevo avrebbe fatto: ritirò le proprie truppe». Oggi il Golfo Persico fornisce il 70% del petrolio al Giappone e il 50% all'Europa. li Giappone dipende da quellb che James Reston ha definito «un ponte di petroliere, una nave ogni 100 mila miglia dal Golfo al Giappone ogni giorno dell'anno». Anche gli Stati Uniti sono diventati sempre più dipendenti dal petrolio come fonte di energia e dalle importazioni per avere il petrolio. Le importazioni, che coprivano un terzo del nostro fabbisogno di petrolio nel 1973, ora ne coprono la metà. L 'OPEC- fondamentalmente i Paesi arabi esportatori di petrolio - forniscono 1'80% di tutte le nostre importazioni; gli Stati Uniti sono diventati il maggiore acquirente dall'OPEC, comprando un quinto di tutto il loro petrolio. Più che mai la questione di chi controlla che cosa nel Golfo Persico è la chiave per capire chi controlla che cosa nel mondo. Gli inglesi si sono resi conto di questa verità da molto tempo. Fin dall'inizio dell'Ottocento la Gran Bretagna mise piede nel Golfo, per impedire ai pirati di disturbare il traffico commerciale. Da allora fino agli inizi degli anni setIL LEVIATANO tanta, la potenza militare inglese ha mantenuto l'ordine, ha offerto protezione, ha risolto i conflitti tra i vari sceiccati che segnano la costa del Golfo. Ma il ritiro degli inglesi «a ovest di Suez» fu annunciato nel 1968 e portato a termine nel 1971. Sfortu'natamente q\]ello era un momento in cui le proteste contro la guerra in Vietnam facevano dubitare che l'opinione pubblica americana avrebbe tollerato un altro impegno americano di grandi proporzioni, in un posto così lontano dal nostro Paese come il Golfo Persico. Gli Stati Uniti scelsero allora di far affidamento sulle potenze locali, l'Iran e l'Arabia saudita soprattutto, per garantire la sicurezza del Golfo, assistite da noi per l'armamento e le altre necessità. Questa politica dei «due pilastri» ha funzionato abbastanza bene finché uno dei pilastri, l'Iran, è crollato nel 1979. La tragedia dell'Iran è un tipico esempio di che cosa accade quando gli Stati Uniti non sanno distinguere tra regimi autoritari e regimi totalitari, tra regimi che garantiscono qualche diritto umano e regimi che li negano tutti, tra regimi che ci sono alleati ed amici e regimi che sono nostri potenziali nemici. In meno di venti anni. lo scià ha portato l'Iran nel ventesimo secolo. La disoccupazione e la sottoccupazione quasi scomparvero. Lo scià. una volta. mi ha raccontato che Harold Wilson, il premier laburista, aveva espresso l'opinione che sotto la guida dello scià, l'Iran aveva fatto, per raggiungere lo scopo del socialismo. prosperità nell'eguaglianza, più di quanto non avesse fatto la stessa Inghilterra. Ma lo scià non garantì. nel campo dei diritti politici, quei progressi che molti americani avrebbero desiderato. Secondo lo scià, l'errore fondamentale degli Stati Uniti non è stato quello di appoggiarlo, oppure di non appoggiarlo: è stato invece l'indecisione. I sovietici, da parte loro, hanno avuto le idee chiare. Hanno usato la radio per trasmettere discorsi infiammati su Teheran e sulle altre maggiori città dell'Iran. Hanno appoggiato il piccolo ma ben organizzato Partito comunista e gli altri gruppi dissidenti. Non si aspettavano, certo, che l'Iran trasmigrasse immediatamente nel loro campo. Ma sapevano che il caos in Iran sarebbe stato un loro alleato, che se avessero potuto creare il caos per un arco di tempo sufficientemente lungo, Teheran avrebbe rotto i legami con l'Occidente e l'Iran sarebbe, almeno, diventato neutrale, forse con qualche simpatia per i sovietici. La loro strategia ha funzionato. Non erano passati neanche due mesi dall'annuncio britannico del ritiro a ovest di Suez nel 1968, che già i sovietici immettevano la loro potenza navale nell'area. Da allora una flotta russa è rimasta permanentemente nell'Oceano Indiano. Oltre a questo. i sovietici, negli ultimi anni, hanno portato avanti una manovra a tenaglia verso il Golfo. Stanno compiendo due vasti movimenti ai fianchi, per prepararsi al colpo decisivo contro la vena giugulare dell'Occidente. La prima tenaglia avanza dall'Africa. su. attraverso il Como, fino alla penisola arabica. È partita dal!' Angola, dove i sovietici hanno impiegato più di 15.000 cubani per in~tallare un regime di loro scelta. E continuata in Etiopia, dove sono stati impiegati quasi 20.000 cubani, proprio. attraverso il Mar Rosso. di fronte ali' Arabia saudita. Nel 1978 il movimento a tenaglia è arrivato fino alla penisola arabica stessa, quando un gruppo filosovietico nello Yemen del Sud, l'antica colonia britannica di Aden, ha eliminato ogni opposizione e subito dopo ha lanciato un attacco contro lo Yemen del Nord, da dove proviene gran parte della forza-lavoro impiegata dai sauditi e una dele maggiori cause di preoccupazione per la sicurezza nazionale. Non avendo incontrato alcuna opposizione al movimento aggirante attraverso l'Africa fino alle spiagge della penisola arabica, l'Unione sovietica ha messo in movimento la seconda tenaglia dal Nord. Nel 1978 un gruppo filosovietico ha preso il potere in Afghanistan. prontamente accettando I' «aiuto» offerto dai sovietici. Henry Kissinger. verso I~ fine del 1978, ha commentato: «E impossibile osservare ciò che è ac7

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