Il Leviatano - anno II - n. 15 - 29 aprile 1980

■.a-.r .. .a■ - ■.a-.r .. .a■ .... ■iiiiiilll' ... - .... ■iiiiiilll' ... LIBERALI Un calo di entusiasmo UNo DEGLI ASPEITI nù sconcertanti della crisi di governo appena conclusa è stato costituito dalla pesantezza della azione democristiana. che scavalcando a sinistra i socialisti non ha potuto non trovarli consenzienti alresclusione di socialdemocratici e liberali. Tale azione è andata di fallo a ostacolare. condizionare e deformare rauuazione delle delibere congressuali. tanto democri-- stiane che socialiste. e radempimento degli impegni assunti verso il corpo elellorale. che a giugno si era espressa chiaramente contro ogni ulteriore dilatazione del potere PCI. E il tulio è avvenuto sotto rombrello della formula di solidarietà nazionale. sulla cui interpretazione autentica vanno sviluppandosi dispute cavillose e deprimenti. Pur balluto dalr elellorato e costretto ali' opposizione. il PCI continua tuttavia a determinare le coalizioni governative e i loro indirizzi politici. Ma che la sua pressione politica e psicologica riesca a stravolgere le regole del gioco democratico lo si deve anche al grado desolante di disunione dei piccoli partiti intermedi. Non parliamo della dirigenza repubblicana. virtuosamente ritrosa di fronte a ogni approccio liberale o socialdemocratico e che vede inoltre da sempre nell'elettorato liberale e socialdemocratico rarea naturale della sua espansione. considerando del tutto inammissibile ogni politica volta a ridimensionare Dc e PCI. Non è sfuggito a nessuno il volenteroso contributo del PRI alla esclusione dei socialdemocratici e dei liberali dal nuovo governo, e la sua lungimirante finalizzazione al loro ridimensionamento elettorale nelle prossime amministrative. Lo ~lancio clicosì audace strategia è stato tale, che. dimenticandosi di anni ed anni di sw.. ,i\!gthn parlare sui contenuti e sulla loro doverosa primarietà. non si è avuto nulla da obiellare alla definizione_ della 4 formula prima e indipendentemente dalla confezione del programma. Non sembra più entusiasmante, da qualche mese a questa parte la politica del PLI. La proposta di collegamenti ed alleanze ripetuta in vario modo alle forze più affini per ideologia e cultura, che aveva contribuito non poco a ridare ossigeno al PLI dopo la dura sconfilla del 1976. è stata messa in sordina dopo la notevole affermazione elellorale del 10 giugno dello scorso anno. Cosa tanto più sconcertante in quanto finalmente un serio riscontro positivo è venuto dal PSDI, coinvolto dalla VALERIO ZANONE sua segreteria in un impegnativo rinnovamento politico ed organizzativo. Ci auguriamo che la dirigenza del PLI, che dal ·74 ad oggi ha saputo dare prova di lungimiranza. di coraggio e di devozione agli interessi del Paese, sappia affrontare con energia le vischiosità e le resistenze che provengono da pur legittime ambizioni ed idiosincrasie di certi settori dell'apparato e degli esponenti locali. Un motivo centrale della adesione dell'elettorato al PLI non può essere lasciato cadere proprio ora, quando, rispetto alle elezioni precedenti, si sono verificate due condizioni nuove di grande rilevanza: il regresso elettorale contemporaneo della DC, del PCI e dell'estre.ma destra, che attenua la morsa dei ricatti incrociati e dello sfruttamento delle opposte paure, e l'adesione politica piena (e non, come nel '76, strumentale e piena di riserve) di uno dei partiti destinatari delle avances liberali degli ultimi anni. Sarebbe grave che il partito liberale, bersaglio insieme al PSDI dei veti e delle prevaricazioni delle sinistre socialista e democristiana, non sapesse cogliere l'occasione per opporre al variegato estab/ishment filocomunista una risposta politica ed elettorale unitaria, che oltretutto può avere una presa notevole su quei settori dell'elettorato che votano DC per comprensibili motivi dimensionali e per la legittima preoccupazione di influire col loro voto sulla composizione delle assemblee elettive. Nonché su coloro, spesso né incolti né disimpegnati, che ripiegano in numero sempre crescente sulla astensione o sulla scheda bianca. Sellori sempre più vasti della opinione pubblica e dell'elettorato intuiscono d'altronde il nesso fra la permanenza di divisioni artificiose e sterili nell'arco delle forze intermedie e rattuale immobilismo demagogico. Quali speranze di imporre, o almeno di preparare. una politica nuova può dare chi non cominci subito, con alti politici significativi e su scala nazionale, a ridurre quella disgregazione operativa e organizzativa delle forze intermedie che le condanna ad essere marginali e subalterne, e quindi in ultima analisi oggettivamente complici, delle politiche altrui? Né il dialogo ideologico-culturale con gli autonomisti del PSI, per quanto positivo e suscettibile di sviluppi a medio termine, può avere un ruolo sostitutivo o alternativo rispetto a quello che si può, e quindi si deve, fare subito. Tanto più che una azione politica ed elettorale congiunta del PLI e del PSDI, oltre a mostrare al Paese una decisiva volontà di cambiamento, offrirebbe un punto di riferimento consistente proprio agli autonomisti del PSI, e penalizzerebbe le ambiguità e la demagogia comuni. sia pure in diverso grado. a tutti i ,,ttori della DC. Paolo Demartis 29 APRILE /980

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