italiano? Su questo il segreto viene gelosamente serbato. Si ignora del tutto la questione, pur così attuale, del boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, immaginiamo sempre in attesa di una posizione comune europea alla quale gli italiani non contribuiscono in nessun modo. E così per il Medio Oriente, pure di vitale interesse soprattutto per l'Italia: «due grandi popoli, il popolo d'Israele ed il popolo palestinese, dovranno pur trovare la via di una leale convivenza», dice Cossiga. Ma l'Italia non ha nulla da offrire né all'uno né all'altro popolo, nessuna soluzione da proporre, nessuna mediazione da prospettare. Incerta egualmente, tanto per spigolare nell'ampia esposizione del presidente del Consiglio, la posizione del governo sulla questione energetica: «Per quanto riguarda in particolare l'energia nucleare, si impone la necessità ... di completare gli studi e le indagini per la determinazione delle suscettività dei siti per la localizzazione delle centrali». Mentre il petrolio è aumentato in due anni del 120%, l'Italia, dopo aver approvato anni fa una legge per mettere in cantiere subito almeno sei centrali nucleari, sta ancora studiando le «suscettività». li drammatico problema dell'energia per i prossimi anni, fonte di preoccupazione per tutti i Paesi del mondo, richiede da noi ancora approfonditi studi, che celano l'indecisione di passare alla fase operativa, e partorisce decreti (decaduti) per lo spegnimento del riscaldamento delle case quando fa freddo e per la sua accensione quando fa caldo (ma queste sono pensate del Cossiga I). Penosa, infine, la linea di politica economica, per la quale, per non cadere nel ridicolo, ci si prospetta un approfondito documento organico dopo le elezioni amministrative (ma non c'era già il «piano Pandolfi» sul quale ampi consensi erano stati espressi, per esempio, dai repubblicani?). Per intanto, preso atto che il pericolo maggiore è l'inflazione, che ha superato ormai il 22%, e quindi che compito prioritario è quello di ricondurla ai livelli medi degli altri principali Paesi industriàlizzati, la via d'uscita indicata è, letteralmente, «un appello agli imprenditori affinché, tenendo conto dei rilevanti progressi della produzione e della produttività realizzati negli ultimi mesi di forte espansione della attività economica, usino moderazione nella politica dei prezzi pur in presenza di un andamento dei costi che per cause esterne e per meccanismi interni di propagazione dell'inflazione permane elevato» e un simmetrico «appello ai lavoratori perché, tenendo conto dei meccanismi che sostengono il salario reale e dei consistenti progressi che i recenti contratti nazionali di lavoro hanno permesso, contengano le richieste salariali integrative». Non stiamo a speculare sul profondo impatto che il duplice appello di Cossiga avrà sul mondo del lavoro e sugli imprenditori. Deludente anche quanto viene prospettato, sempre in tema di inflazione, a proposito della spesa pubblica, causa principale della particolarità del «caso italiano». Nessun impegno, naturalmente, per evitare la dilatazione della spesa stessa, ma solo per evitare «ulteriori dilatazioni del disavanzo». Per non aumentare il disavanzo in presenza di una spesa crescente, è evidente che debbono aumentare le entrate. Si preannuncia conseguentemente un'azione «fondata soprattutto sul recupero graduale dell'area delle evasioni». Se non che, poco dopo. si afferma che la riduzione dell"area di evasione «è diretta a creare lo spazio per riequilibrare la distribuzione del prelievo mediante una detassazione simmetrica al recupero del gettito indotto dalla riduzione dell'evasione», il che dovrebbe dunque significare che le entrate del fisco non aumenteranno. Ma allora se le entrate non aumentano e le uscite sì, ne consegue che si dilata il disavanzo, il che è esattamente il contrario di quello che ci si proponeva. Questa coerente linea economica relativa alla spesa pubblica, unita al duplice appello di cui si è detto, ci fa ben sperare che l'inflazione non diminuirà. Ancora una volta ci sembra si confermi la necessità che le forze migliori del Paese ricerchino un incontro per la definizione di un programma serio, in vista di un governo serio, che ponga termine al malgoverno democristiano e avvicini il Paese ai modelli dell'Occidente più evoluto. LETTERE I Oltre le amministrative Caro Savelli, pur succedendo a se stesso il Cossiga qualche novità l"lta pur portata. Una anzitullo e inquietante. con l'esclusione da pdrte della DC dell'ipotesi pentapartito che ha obbligato i socialisti (di maggioranza) a ratificare conseguentemente l'esclusione dal governo di liberali e - fallo senza precedenti - dei socialdemocratici. Il che ha però posto ipiccoli partiti del/"area laica in condizioni a loro modo ideali per la costruzione, liberi finalmente da compromessi snaturanti, dei presupposti necessari alla concreta verifica di quanto il fronte laico, unica raginnevole alternanza al potere DC, la sinistra democratica cioè sia l'unica ipotesi strate11ica praticabile. Qualcuno teme che specie il PSDI non possa e non sappia esser un pesce fuor d'acqua (dal governo) e prevede prossimi ritorni ali' ovile. O perlomeno ciò appare più un timore del/' apparato che non una possibilità che traspare dalle mosse dei dirigenti socialdemocratici. un partito mostra di essere più accorto e politicamente fine della sua base. Insomma siamo in una situazione in cui è ragionevole f?UOrdare un po' oltre la stretta contingenza politica (le prossime elezioni amministrative) aprendo con fermezza e coerenza la ba11agliaper catalizzare e unire su un programma di governo le forze che sole nelle imperfe11a democrazia italiana possono assicurare il ricambio costituzionale al trentennale potere DC. Pietro · Longo, Valerio Zanone gli esponenti socialisti avranno il coraggio per raccogliere questa sfida? Vedremo. Carlo Repaci, Milano Una volta tanto, credo, il vertice di IL LEVIATANO J
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