EDITORIALE L'aria fritta di Cossiga SuL SIGNIFICATO POLITICO DELLA FORmazione di un governo tripartito, con I' esclusione di socialdemocratici e liberali, abbiamo già espresso il nostro giudizio. La divisione introdotta tra i partiti dell'area laico-socialista serve a confermare l'egemonia democristiana. consente al partito di maggioranza. relativa di mantenersi al potere giocando di volta in volta su questo o quell'altro alleato senza rischiare alcun serio condizionamento e lasciandosi aperte tutte le strade e tutte le scelte. Che questo sia vero lo dimostra lo stesso svolgimento della crisi. Abbiamo notato, anche da parte di commentatori laici, un tentativo di addossare principalmente al Partito socialista, e per esso alla sua maggioranza, la responsabilità dell'esclusione dal governo di PSDI e PLI. Eppure, a ripercorrere gli avvenimenti, dovrebbe essere chiaro a tutti che le cose sono andate diversamente. Al segretario socialista, nel momento in cui poneva in votazione nel Comitato centrale del suo partito la disponibilità di un'assunzione per il PSI di responsabilità governative, fu chiesto dalla sinistra di escludere dal novero delle possibili formazioni la formula del «pentapartito». Questa richiesta Craxi non accettò, e fu esattamente per questo rifiuto che la sinistra si astenne sul documento finalmente approvato dai seguaci di Craxi, Manca e De Michelis. Vi era dunque, anche nelle intenzioni della maggioranza socialista, una disponibilità a tentare un accordo di governo a cinque, che avrebbe potuto partire dalla definizione di una linea comune da parte dei partiti dell'area laico-socialista, seguita da una successiva contrattazione con la Democrazia cristiana. Ma la DC, temendo il condizionamento dei laici e forse la richiesta della presidenza del Consiglio per i socialisti, mise le mani avanti. La Direzione della Democrazia cristiana, prendendo atto della disponibilità socialista a partecipare al governo, si pronunciò subito per un governo a due o tutt'al più a tre. con la partecipazione repubblicana, interpretando il deliberato del Comitato centrale socialista esattamente come Craxi aveva cercato di evitare che fosse interpretato. A quel punto. certo, Craxi avrebbe potuto insistere per il pentapartito, ma si sarebbe esposto a una forte pressione interna, argomentata dallo scavalcamento a sinistra operato nei suoi confronti non solo dagli zaccagniniani, ma da tutta la Democrazia cri2 stiana. Fu quindi un atto quasi obbligato, per Craxi, quello di accontentarsi, per il momento, di aver ottenuto il successo di riportare il PSI, nonostante la forte opposizione interna, alla pai:tecipazione al governo. E dunque la Democrazia cristiana principalmente responsabile dell'esito della crisi e della struttura del nuovo governo. Lo scopo di non subire condizionamenti da parte dei partiti laici e socialisti e di rinviare ancora le scelte politiche di fondo, senza le quali è impossibile che il Paese esca dalla crisi, è stato ottenuto. Leggendo il discorso programmatico con il quale Francesco Cossiga si è presentato al parlamento è facile constatare infatti come, appunto, si eluda ogni scelta politica significativa. Il discorso, pure straordinariamente lungo e non privo, qua e là, di abbozzi e di indicazioni per il lavoro governativo, brilla per l'assenza totale di una strategia, per la mancanza di ogni prospettiva di linea politica generale e per l'insistenza, di stile moroteo, sulla necessità di confronti, dialogo, colloqui, convergenze, consensi da parte di tutti. Consensi che si possono sperare solo se non si indicano scelte contro le quali possa esprimersi, invece, il dissenso. In politica estera il nuovo governo, per esempio, dichiara, lodevolmente, il proprio proposito di contribuire alla distensione, ma che cosa a questo proposito si debba fare non viene spiegato. L'Italia deve agire congiuntamente con gli altri Paesi europei e tutti questi, a loro volta, debbono riaffermare la solidarietà atlantica. Tutti insieme, dunque, siamo d'accordo. Ma per fare che cosa? Occorre elaborare e realizza, re «una strategia globale di sicurezza,di sviluppo e di pace». Ma l'Italia non ha nessuna proposta da avanzare, nessun contributo di idee da offrire, nessuna analisi della situazione mondiale del momento. Di fronte all'aggressività dei sovietici, è necessario aumentare le quote di reddito nazionale che i Paesi occidentali destinano alle spese militari? Cossiga non si pronuncia. Sono opportune le misure restrittive del commercio internazionale messe in opera da Carter? L'Europa, sia pure congiuntamente, deve seguire il presidente americano su questa strada? Il governo non lo sa. Sulla crisi iraniana, stesso atteggiamento. Ogni passo deve essere compiuto in collegamento con gli altri Paesi europei, dice Cossiga e noi concordiamo: ma quale atteggiamento europeq auspica il governo 29 APRILE 1980
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