Il Leviatano - anno II - n. 15 - 29 aprile 1980

r7ier-Meinhof), italiani (il movimento di «Autonomia»); illusioni destinate a incontrarsi regolarmente con le smentite della storia (Sartre ruppe con Castro, rinunciò al «mito» cinese, partecipò alle polemiche campagne in favore di profughi indocinesi), ma incapaci a morire. Da dove nascono queste illusioni? Dal rifiuto della realtà del mondo contemporaneo, dominato da due «campi•, quello occidentale e quello «socialista». guidati rispettivamente dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica. Se di questa realtà non ci si rende conto, ci si illude di indebolire un campo, quello occidentale nella fattispecie, senza, automaticamente, rafforzare il campo avverso, creando delle isole di utopia in cui sia possibile sperimentare, al di fuori della realtà mondiale, la società nuova. Una società nuova che fortissimamente si desidera per incapacità di adattarsi e di comprendere la società presente, con i suoi difetti e le sue contraddizioni, ma anche le sue conquiste di libertà e di benessere sociale diffuso, e contro la quale quindi strenuamente si combatte. Ma combattendo questa società (occidentale), senza consciamente desiderare il prevalere del suo nemico reale, la società del «socialismo reale», si finisce per indebolire proprio ciò che impedisce al totalitarismo di prevalere. Il risultato è il più totale velleitarismo. nella migliore delle ipotesi. o, in caso di successo, il veder prevalere il peggio. Di qui la delusione per le battaglie condotte e la condanna dei risultati conseJ.P. SARTRE IL LEVIATANO guiti, la ricerca di nuovi terreni di battaglia e di sperimentazione, i nuovi errori, le prossime delusioni. Nascono, dunque, queste illusioni da un'esplosiva miscela tra una positiva aspirazione a maggiore giustizia e libertà, non disgiunta da un sano disprezzo per l'onnipotente potere degli apparati statali, e un irriducibile spirito utopistico-rivoluzionario, una miscela alla Rousseau (non a caso Althusser ha in questi giorni commentato la scomparsa di Sartre definendolo «notre Jean-Jacques Rousseau»). Di uomini formati con questa miscela non si sa se apprezzare di più il giovane spirito combattivo, incapace di adattarsi all'ingiustizia e alla meschinità, o compiangere il tragico irrealismo, che li vede non solo sconfitti ma spesso corresponsabili di catastrofi che trascendono la loro persona per coinvolgere inconsapevoli fette di umanità. Certo è che se a favore della stima e dell'onore che va loro tributato milita la loro integrità morale, il loro disinteresse personale, il loro perenne entusiasmo, la loro disponibilità a battersi nonostante le sconfitte subite; non può neppure trascurarsi il danno che irresponsabilmente producono: peggiori dei mali dell'umanità, scrive Voltaire, sono quegli «hommes à enthousiasme, dangereux aux autres et à euxmemes». Di questo tipo di uomini, nel mondo contemporaneo, JeanPaul Sartre fu, più che un esemplare, il portabandiera e il trascinatore. Fu non solo interprete, ma in parte artefice dell'inquiet:l dine che attraversa la civiltà occidentale. Se da questa inquietudine nascerà una società più libera e giusta o, viceversa, come è ragionevole temere, non verrà il prevalere del Medioevo moscovita nessuno. credo, è oggi in grado di prevedere. Che cosa ha significato Sartre sarà dunque, ancora una volta. soprattutto la storia a doverlo stabilire. Giulio Savelli /Questo articolo compare contemporaneamente sul/' .-Opinione») CHIERICI I Gli intellettuali e il Leviatano IL TRADIMENTO DEI CHIERIci consiste non già nel fatto che essi, come qualsiasi altro mortale, scendano nell'arengo a parteggiare per questo o per quello, e quindi, fatalmente, gli uni contro gli altri. Al contrario, quando di fronte a drammatiche scelte il prendere posizione è doveroso, spetta all'intellettuale di farlo, dando semmai l'esempio. Quello da cui però l'intellettuale partitante si deve guardare è dal prostituire al servizio delle cause politiche che sposa di volta in volta il rispetto verso la verità. la bellezza, la giustizia, tutti quei valori insomma che stanno al di sopra delle nazioni, delle classi, dei partiti e delle ideologie. Gli intellettuali naturalmente divergono anche sul modo di intendere quei valori. Tuttavia queste divergenze sono addirittura funzionali al progresso della cultura dell'intera umanità, qualora a nessuno salti in mente di strumc:ntalizzarle ai' fine di riportare la vittoria nei contrasti di carattere politico. Degenerazione inevitabile, quando una scuola di pensiero si arroghi per le proprie posizioni una sorta di validità assoluta a priori, che legittima agli occhi dei suoi seguaci anche il ricorso alla forza per imporne l'egemonia sugli avversari. Esistono dunque due modi radicalmente antitetici di intendere la cultura, e quindi la missio":J JJ

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